Svizzera

Il fallimento dell’accordo quadro. La forte delusione del PLR

Il Consiglio federale deve agire rapidamente per assicurare la prosperità della Svizzera

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Questa presa di posizione, che non sorprende affatto, suscita in noi soprattutto amarezza. Tra le tante parole e le abbondanti recriminazioni non si trova un pensiero per l’indipendenza del nostro Paese e la tutela delle sue istituzioni sovrane.

Forse queste cose non interessano più. Forse riguardano solo l’UDC e il suo deprecato miliardario, che oggi festeggia ben più di Gössi. Forse intralciano gli affari.

Eppure i liberali sono stati una forza determinante per la costruzione della Svizzera.

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La decisione del Consiglio federale di porre fine ai negoziati con l’Unione Europea (UE) è diventata evidente in questi ultimi giorni. Il PLR ne prende atto e si rammarica. Il Consiglio federale nel suo insieme non è stato in grado di gestire questo dossier prioritario per il nostro Paese. L’UE non è riuscita, per questioni ideologiche, a tenere in considerazione gli interessi della Svizzera. Il Consiglio federale al completo ha ora l’obbligo di assumersi la responsabilità e chiarire rapidamente come portare avanti le relazioni bilaterali con l’UE.

Il PLR accoglie con rammarico la fine dei negoziati. Troppi attori coinvolti hanno voluto mantenere troppo a lungo le massime richieste e sono dunque responsabili del fallimento dei negoziati. I sindacati, in particolare, non erano disposti a mettere da parte i propri interessi per il bene della Svizzera e quindi hanno reso impossibile il raggiungimento di una buona soluzione, a scapito della sicurezza del lavoro in Svizzera. Considerata l’importanza delle relazioni bilaterali, l’intero Consiglio federale è ora chiamato a presentare al più presto proposte serie per assicurare la prosperità della Svizzera e assicurare la via bilaterale. Per il PLR la possibilità di mantenere artificialmente in vita l’accordo istituzionale attraverso un dibattito in parlamento non è un’opzione. Ora dobbiamo guardare avanti

Le conseguenze per la popolazione saranno tangibili
Con l’interruzione dei negoziati senza soluzioni alternative, la Svizzera si trova ora minacciata da conseguenze negative. Anche se non tutti ne sentiremo subito gli effetti, se non si trovano soluzioni concrete, le imprese svizzere saranno gradualmente svantaggiate nell’accesso al mercato europeo e la Svizzera perderà a medio e lungo termine gran parte della sua attrattiva come piazza economica e centro di ricerca.
A rischio, ad esempio, c’è la partecipazione al programma quadro di ricerca «Horizon Europe». Questo programma permette ai ricercatori svizzeri di lavorare su progetti di ricerca all’avanguardia in tutto il mondo. Ma anche per i settori fortemente interconnessi, come ad esempio quelli della tecnologia medica o dell’industria farmaceutica, l’eventuale non aggiornamento dell’Accordo sul reciproco riconoscimento (ARR) causerà già a breve termine grande incertezza e notevoli svantaggi economici.

Un programma di semplificazione per la Svizzera
In questo momento, occorre fare ogni sforzo per limitare le conseguenze negative della fine dell’accordo quadro. Ecco perché il PLR ha anticipato il 16 aprile e già adottato un piano d’azione che si basa su tre pilastri, dove ha delineato vari scenari. La via bilaterale rimane la soluzione ideale e ora bisogna trovare nuove soluzioni. Ciononostante, è necessario trovare soluzioni multilaterali anche con i paesi al di fuori dell’UE. Un altro pilastro è la realizzazione di un programma nazionale a sostegno dell’economia. Questi sforzi di riforma globale sono tanto più urgenti a causa dell’incertezza e delle perdite già causate dalla crisi pendemica legata al Covid-19.

PLR

Relatore

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  • Sarà assai difficile (anche) per la Svizzera potersi sottrarre all’obbligo di una relativa libera circolazione continentale. La “libertà di circolazione delle persone” è l’inderogabile condizione messa lì anche per …“confinare” ogni eventuale critica rivolta al famigerato “Great Reset”: ovvero “l’implementazione” di quella “nuova” società (…post-coloniale?) basata sull’intimazione, indirizzata alle sole fasce popolari, di doversi attenere a un comportamento di totale ...condivisione. Sono aspetti che (anche) il liberalismo economico elvetico ben conosce.

    L’ideologico presupposto secondo il quale le differenze sociali geopolitiche (originate anche dal passato coloniale) debbano essere sanate per mezzo della sistematica ridistribuzione planetaria della povertà, è uno dei capisaldi della politica socioeconomica (anche) europea. Probabilmente condivisa (la politica socioeconomica) da molti liberal-progressisti. È manifesta abitudine (pessima) che dalle proprie “comfort zone” vi siano affollati comitati assai “esclusivi” pronti a convincere gli “altri” a dover essere sempre e comunque …“inclusivi”.

    La “sinistra economica” (liberal/new left) ha così dato il via al poderoso fenomeno in atto, centrato su continui richiami a una prioritaria attenzione verso le discriminazioni di genere, di credo, di culture (ex colonie) e via elencando intese su una scala “internazionalistica”, proprio per non dover mettere il dito nella devastante piaga, in rapida crescita, di un neo-sfruttamento mercantile delle masse: effetti collaterali del neo-liberismo.

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