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Se Saman non avesse dato retta a quel messaggio…

Per aver salva la vita, Saman era scappata e si era rifugiata in una comunità protetta. Poi, quell’sms della mamma l’aveva riportata a casa. “Ti prego fatti sentire, torna a casa. Stiamo morendo. Torna, faremo come ci dirai tu”. Aveva scritto Nazia Shaheen la madre della 18enne pakistana Saman Abbas.

Era il 22 aprile, la ragazza aveva da poco denunciato i genitori che volevano obbligarla a un matrimonio combinato. Ingannata, la giovane sarebbe tornata.

Otto giorni dopo, è scomparsa nel nulla. La notte tra il 29 e il 30 aprile, si vede dalle telecamere lo zio e due cugini passare con una pala un secchio e un sacchetto.

Gli indagati al momento sono la madre, Nazia Shaheen, il padre Shabbar e lo zio Danish Hasnain e i cugini Nomanulhaq e IkramIjaz. I due coniugi sono latitanti, in fuga in Pakistan, il cugino IkramIjaz è l’unico in carcere a Reggio Emilia, unico arrestato dopo essere stato fermato in Francia il 28 maggio scorso mentre tentava di raggiungere la Spagna. Lo zio, ritenuto l’esecutore materiale del delitto, è in fuga, assieme ai cugini e ai genitori, in Pakistan.

Secondo le fonti, la madre Nazia, 48 anni, piangeva preoccupata per le reazioni possibili di amici e parenti lontani per il “no” al matrimonio combinato della figlia. “Non sappiamo più cosa fare con lei” le faceva eco il marito, il 44enne Shabbar Abbas. I due sono stati incastrati da un video mentre fuggono dall’Italia, lasciando l’aeroporto di Malpensa il 3 maggio scorso.

I genitori avevano programmato ogni cosa: la data delle nozze combinate, il 22 dicembre prossimo, i biglietti, per tornare in Pakistan.

E Saman che si rivolge agli assistenti sociali che la collocano in una struttura protetta. La vengono a prendere, per condurla al centro protetto, ma i genitori reagiscono così: la madre, che non conosce una parola d’italiano, piange e si dispera.  Non certo perché non vedrà più la figlia, ma perché non sa, dice l’interprete, come spiegare in Pakistan che quelle nozze combinate non si celebreranno più.

Saman esce di casa, il 22 aprile, verso la salvezza. Poi, neanche otto giorni dopo, l’inganno dell’affetto: e la morte.

Il fratello minore di 16 anni, fermato a Imperia il 9 maggio mentre provava ad andare in Francia e ora sotto protezione, ha confessato che, la sera del presunto delitto, è rimasto a casa, dove Saman era stata trattenuta con la forza. Poi, la ragazza era stata costretta a seguire lo zio fuori. Lo zio era rientrato in serata, senza di lei. Il padre piangeva, e Saman non c’era più.

Relatore

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