“La democrazia per funzionare necessita di regole (a proposito delle quali possiamo contendere per le vie istituzionali) indispensabili per il suo funzionamento. In relazione ai recenti fatti di Lugano ma non solo, mi limito a ricordare che nel nostro sistema la violenza privata non è tollerata né tollerabile.
Anche a livello del puerile imbrattamento di muri di case e a maggior ragione di rottura di vetrine o intimidazioni a giornalisti che fanno il loro lavoro. Al proposito spendiamo una parola a favore dei poliziotti, che faranno come tutti errori, ma che ci garantiscono da ben peggiori fatti di delinquenza e criminalità. Se non ci fossero la violenza sarebbe privata e noi saremmo in balia dei più forti fisicamente o per ragioni di potere (le mafie)”
TITO TETTAMANTI
dal Corriere odierno
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È ben raro che Tito Tettamanti scriva di vicende locali. Abitualmente i suoi temi sono federali, istituzionali, geo-politici, geo-economici. Oggi fa un’eccezione, proprio perché si tratta di un “casus belli”.
Negli scorsi giorni migliaia di parole sono state versate senza che affiorassero elementi decisivi. Il Municipio 5/7 è stato provocato (e si è lasciato provocare) – noi pensiamo a una provocazione deliberata e premeditata – e ora si trova nella sempre scomoda posizione di chi si deve difendere. I Molinari sono divenuti il simbolo dell’opposizione a una maggioranza politica.
Tutti, ad ogni piè sospinto, invocano un Mediatore, figura carismatica che dovrebbe salvare capra e cavoli. Il rettore si è proposto ma (a nostro avviso) lo ha fatto in modo maldestro. Come se dicesse: voglio farlo ma non posso perché non sto nel mezzo.
Dovessi scegliere tra il rettore e l’avvocato (ipotesi fantapolitica), il dado per me sarebbe tratto.
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