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“Hanno distrutto un luogo che condensava 20 anni di storia” – Pino Sergi intervistato da Francesco De Maria

Giornata ricca quella odierna: ben due interviste. Al leader dell’MPS avevo mandato le domande al mattino, e all’ora di cena… Così mi piace! C’è gente che vi fa aspettare una intera settimana.

Ho tentato – com’era mio dovere – di metterlo in difficoltä ma non credo di esserci riuscito: lui ha una risposta per tutto. Dalle sue parole i molinari escono come buoni e creativi, addirittura perseguitati. La mia visione è più disincantata e non è troppo lontana da quella della “maggioranza silenziosa”.

Una nota. La mia osservazione sui vincitori del 18 aprile si riferiva all’Esecutivo, dove l’alleanza Lega-UDC ha inquivocabilmente sconfitto il PLR guidato da Guido Tognola, che si è poi rapidamente dimesso.

Un’intervista di Francesco De Maria.

*****

Francesco De Maria Il municipio di Lugano (municipio 5/7) è caduto in una trappola?

Pino Sergi È un po’ una visione di un mondo all’incontrario. Chi gli avrebbe teso la trappola? I Molinari? Di solito si tende una trappola prendendo una o più iniziative e non vi sono dubbi che le iniziative sono partite sempre (come era già avvenuto nei mesi precedenti le elezioni comunali del 2016) da esponenti del Municipio (anche allora era stato Bertini…). Direi piuttosto che le contraddizioni e i “bisogni elettorali” hanno innescato una dinamica le cui conseguenze appaiono sempre più difficilmente controllabili…

Come valuta la situazione sotto il profilo strettamente legale?

Non sono un giurista. Ma so che per procedere ad uno sfratto (e lo sgombero del Molino è l’esecuzione di uno sfratto) è necessario passare attraverso la via giudiziale, cioè un’istanza al Pretore che emette una decisione. Non mi pare che questa procedura di base sia stata rispettata. Ritengo qui del tutto privi di senso gli appelli al rispetto della legalità provenienti da coloro che questa procedura legale di base non l’hanno rispettata. Aggiungerei, per ragioni ormai evidenti a tutti, che quel che è seguito (la demolizione) approfondisce il grado di illegalità dell’azione del Municipio (e di chi ha eseguito – se le cose sono andate così – i suoi ordini).

Quale evoluzione prevede a breve termine?

Non lo so, ma mi pare che l’atteggiamento del Municipio di Lugano sia oggi il vero ostacolo a qualsiasi soluzione. Fare appello al dialogo e amenità di questo genere non ha alcun senso. È come chiedere a qualcuno di discutere con calma, di dialogare, dopo averlo riempito di botte…È comprensibile che il Molino non voglia parlare con l’aggressore, con colui che ha distrutto un luogo che condensava 20 anni di storia e di esperienze culturali, sociali e politiche. È stato un vero e proprio atto di guerra: chiedere a chi è stato aggredito di “dialogare” mi sembra ridicolo.
È anche vero che la domanda di fondo del Molino, cioè di poter contare su uno spazio pubblico nel quale organizzare le proprie attività, che loro considerano – giustamente – un contributo politico alla vita culturale e sociale della città, resta inevasa dopo l’abbattimento del Macello.
Per questo penso che l’unico modo per smuovere le acque potrebbe essere la presentazione, pubblica e senza condizioni, di tre o quattro luoghi, inseriti nello spazio sociale cittadino, che potrebbero prendere il posto del Macello. Solo così si potrebbe avviare un dialogo, che altro non è che una trattativa, che a questo punto avrebbe un oggetto concreto sul qual svilupparsi e non sarebbe una specie di “dialogo” sui massimi sistemi e su questioni sulle quali, per definizione, non potrà mai esserci accordo tra il Municipio e il Molino.

foto Ticinolive

Tutti sanno che esisteva una convenzione (tra macello, comune e cantone) firmata nel 2002. I molinari l’hanno sempre rispettata? Il municipio aveva il diritto di disdirla a causa dell’inadempienza – e più in generale del comportamento illegale – dei molinari?

So che hanno sempre rispettato i loro dovere di inquilini (pagando luce e acqua) e che all’interno del Molino non si sono mai commessi atti illegali che invece si commettono allegramente in luoghi di Lugano considerati “perbene”. Detto questo, è assurdo collegare eventuali comportamenti illegali (ammesso e non concesso che lo siano) come la partecipazione a una manifestazione non autorizzata o reagire alle provocazioni della polizia, e la disdetta di un contratto di locazione (la convenzione di fatto è questo). Ad esempio, è concepibile che io riceva la disdetta come inquilino perché coinvolto in un omicidio colposo (ad esempio ho investito, perché disattento alla guida, qualcuno)? Oppure perché il mio tasso alcolemico superava i limiti? O perché mi sono accapigliato, perdendo le staffe, con il mio capo sul lavoro? Sarebbero ragioni che nulla hanno a che vedere con il mio comportamento di inquilino.
Ma, al di là di queste considerazioni giuridiche, la realtà e le motivazioni della disdetta della convenzione sono state un atto politico. Tutto il resto sono chiacchiere.

Con riferimento particolare agli ultimi mesi (disordini di piazza Molino Nuovo, della stazione l’8 marzo) c’è stata provocazione da parte del Molino?

Vedo le cose in un modo esattamente opposto. In particolare, alla manifestazione dell’8 marzo la provocazione è stata tutta poliziesca. Senza la presenza della polizia in tenuta antisommossa non sarebbe successo proprio nulla. Faccio notare, ad esempio, che quella stessa sera – più o meno alla stessa ora – un numero superiore di persone – quasi tutte donne – partecipava a una manifestazione (non autorizzata!!!) davanti al palazzo del governo a Bellinzona. Non si è visto nessun agente e le cose sono andate lisce come l’olio. Molto probabilmente, un arrivo massiccio della polizia in tenuta antisommossa avrebbe, anche qui, scatenato delle reazioni…

Perché il 29 maggio i molinari hanno occupato lo stabile Vanoni? Molti si domandano (anch’io): chi li ha condotti lì?

Mi pare che lo abbiano spiegato chiaramente e non capisco (in realtà lo capisco!) per quale ragione si continua a ignorare la loro risposta. Hanno concepito (e lo hanno affermato subito) quella occupazione come un atto simbolico per dimostrare che in città vi sono spazi inutilizzati, lasciati decadere in attesa che la speculazione edilizia se ne interessi, che potrebbero diventare sede di una o più esperimenti di autogestione. Evidentemente Municipio e Polizia ne hanno approfittato interpretando quell’azione simbolica in modo diverso, utilizzandola come pretesto per scatenare quello a cui poi abbiamo assistito.

È una domanda molto delicata, ne sono consapevole. Come si immagina la sera e la notte 29-30 maggio dalla parte del Municipio 5/7 e delle due Polizie? Mi tracci il suo scenario ragionato (eventualmente in termini di probabilità).

Le ultime rivelazioni (in particolare sull’allerta delle imprese di demolizione molte ore prima dell’occupazione dello stabile Vanoni) suggeriscono che vi era una chiara volontà di andare nella direzione nella quale si è andati. E che qualsiasi pretesto sarebbe stato utilizzato per fare quello che si è fatto.

La maggioranza municipale ha vinto chiarissimamente le elezioni del 18 aprile. Fino a che punto può uscire danneggiata da questa storia?

Cominciamo con quella che lei chiama la vittoria della maggioranza municipale. Vediamo i dati (quelli del Consiglio comunale). La Lega di Borradori è passata dalle 4’615 schede del 2016 alle 3’386 schede del 2021, pari a una perdita di 1’226 schede, ovvero il 26% del proprio elettorato. Il PLRT ha fatto leggermente meglio, si fa per dire, perdendo “solo” il 25%, passando da 4’613 schede a 3’451 (-1162); se PLRT e Lega hanno perso circa un quarto del proprio elettorato, il PS “limita” le proprie perdite ad un quinto (-20%) passando dalle 2’117 schede del 2016 alle attuali 1’683; lo stesso destino per il PPD che contiene le sue perdite al 10% (-219) schede. Direi che tutte le forze municipali hanno “chiarissimamente” perso le elezioni comunali.

Non so in che misura usciranno danneggiati da questa vicenda; penso che saranno altri i dossier (e sono molti e vedono coinvolti – d’amore e d’accordo – tutti i partiti municipali: a cominciare dal PSE) che avranno, verosimilmente, ancora maggiore influenza sull’immagine di un esecutivo inadeguato, inconcludente, pasticcione e insensibile alla crisi sociale che vive la città di Lugano, testimoniata dai risultati di una ricerca commissionata dallo stesso Municipio e i cui risultati sono stati pubblicati (e ignorati quasi da tutti) poche settimane prima delle elezioni.

Ho scritto (ma ciò che scrivo io non conta): questa è la prima volta in 8 anni che gli avversari della maggioranza municipale hanno una reale chance. È di tipo legale ma diventa politica. Lei concorda?

Ripeto quello che ho già detto prima: il Municipio di Lugano e i suoi partiti (tutti) hanno subito una scoppola senza precedenti alle elezioni comunali. La popolazione di Lugano ha già in qualche modo sfiduciato il Municipio e i suoi partiti. Quanto sta succedendo con il Molino non è che la conferma di questa inadeguatezza politica. E non fa che aggravare la situazione.

Lei pensa che a Lugano esista una “maggioranza silenziosa” avversa ai molinari? Si manifesterà? O meglio: si organizzerà?

Non lo so. So che esiste una maggioranza silenziosa che ha parecchi problemi di lavoro, di salario, di alloggio, di esistenza quotidiana. E che il Municipio di Lugano da mesi appare concentrato nella lotta al Molino, mentre la crisi sociale si approfondisce (e si approfondirà sempre di più). Penso che la maggioranza silenziosa, come la chiama lei, vorrebbe risposte su questi temi essenziali. E ai quali, in un certo senso, il Molino cerca, in modo generoso e alternativo, di dare una risposta.

Un municipio indebolito potrà più facilmente perdere la cruciale votazione sul Polo Sportivo? Da questo punto di vista la demolizione del macello non è arrivata come il cacio sui maccheroni?

Veramente noi avevamo pensato ad una manifestazione, con sassaiola, sotto la casa di Renzetti…A parte gli scherzi, non credo che la vicenda del Molino possa influenzare direttamente il voto sul PSE; forse indirettamente, poiché la gestione della vicenda Molino è un ulteriore fallimento da addebitare al Municipio (precedente e attuale), unitamente ad altri che sono ancora lì (basti pensare alla vicenda dell’aeroporto).

Ai miei occhi il leader dell’operazione anti-PSE non è l’MPS bensì Fulvio Pelli, mostro sacro del PLR, oggi semplice consigliere comunale. Che cosa sta cercando di fare Fulvio? Qual è il suo ruolo all’interno della sezione? (se mi dice che non ne ha idea, ritiro la domanda).

Mi scusi, ma senza l’MPS, il suo ruolo, il suo impegno e la sua decisione non avremmo avuto nessun referendum. A tutt’oggi, persino i Verdi, a referendum riuscito, non sono ancora formalmente tra i sostenitori (di fatto, a livello pubblico, siamo ancora rimasti alla dichiarazione “referendum casotto” di Schönenberger nei giorni in cui si decideva il lancio). Dico questo perché, pur riconoscendo che molte persone di diversi orientamenti politici hanno contribuito al successo del referendum, il motore dell’operazione è stato l’MPS.

Mi interessa la posizione di Roberto Badaracco: 1) Assolutamente contrario allo sgombero 2) appassionatamente favorevole (l’ho sentito parlare) al Polo Sportivo. In un certo senso lui è… sia di là che di qua.

È in buona compagnia (la Municipale Zanini si è pronunciata contro lo sgombero ed è ancora più appassionata nella difesa del PSE…). Questo conferma che non esiste una “maggioranza municipale”, ma che, sostanzialmente e sui grandi temi, vi è una politica di concertazione e di collegialità alla quale tutti si attengono, abbiano essi l’etichetta di “destra” o di “sinistra”. D’altronde al momento della scelta degli orientamenti da seguire e dei consuntivi su questi orientamenti (e parlo dei preventivi e consuntivi della città) questi partiti dimostrano grande convergenza. La loro prospettiva è il “bene della città” che, socialmente parlando, è un soggetto che non esiste. Esistono, per contro, dei cittadini e delle cittadine in carne ed ossa, delle classi sociali come diciamo noi: e il bene di alcuni non necessariamente è il bene di altri; spesso il bene di pochi si oppone al bene di molti. È questa la nostra prospettiva che ci rende diversi da tutti gli altri.

Per concludere, c’è una (importante, bella) domanda che non le ho fatto?

Va bene così.

Esclusiva di Ticinolive

Relatore

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