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Biden ritira le truppe e in Afghanistan entrano i Talebani

Ma la decisione era già stata presa da Donald Trump nel gennaio 2020

Giovedì il 46esimo presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha confermato la sua decisione, annunciata ad aprile, di ritirare le truppe americane dall’Afghanistan dopo vent’anni di guerra. Entro l’11 settembre, tutte le truppe statunitensi lasceranno il Paese. E lo lasceranno, questo è certo, in balia del gruppo islamista estremista dei talebani.

Venerdì, le forze dei talebani, gruppo estremista islamista afghano, sono entrate a Kandahar, la seconda città più grande dell’Afghanistan dopo Kabul (la capitale).

Kandahar è un importante centro operativo statunitense, nel quale le truppe americane lavorano sin dal 2001. Lo scenario è apocalittico. Mentre le basi statunitensi vengono evacuate, i talebani stanno riconducendo tutta l’Afghanistan sotto il giogo islamista. Contro le forze estremiste dei talebani, l’esercito afghano, ora privo del sostegno dei soldati americani, può solo soccombere.

Secondo alcuni portavoce degli estremisti, i talebani “ormai controllerebbero l’85 per cento del territorio dell’Afghanistan”. Non si sa se sia vero. Contemporaneamente, il ritiro americano è talmente a buon punto che le basi militari americane saranno tutte evacuate già a fine agosto. Questo è per certo vero.

L’elettorato americano è favorevole – circa i due terzi dei votanti – alla decisione di Biden di lasciare l’Afghanistan. Assolutamente contrari, invece, sono i Repubblicani e gli esperti militari che con una certa lungimiranza vedono nell’abbandono dell’Afghanistan da parte degli USA, una condanna del Paese orientale all’Islam più integralista.

Alle critiche, Biden risponde che le perdite in termini di vite umane sono state troppo alte per lo sforzo militare di controllo del Paese a maggioranza islamica. “Non manderò” ha dichiarato “un’altra generazione di americani in guerra in Afghanistan senza la possibilità concreta di un esito diverso”.

Mentre Biden parla di rischi che non superano benefici, l’invasione dei talebani procede. Secondo Biden trasformare l’Afghanistan in una democrazia solida è ormai un’utopia. In fondo, ha detto, l’obiettivo era quello di ucciderne il leader del gruppo terroristico al Qaida in Afghanistan, Osama bin Laden, ora, ha concluso, l’Afghanistan ha il diritto di prendersi la responsabilità di decidere per il proprio futuro.

Colonialismo 2.0, insomma: una nuova ritirata. Gli USA lasciano un vuoto, ma Mosca e Pechino, secondo l’ultima ora dell’ANSA, si dicono pronte a riempirlo.

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Nel 1919 l’Afghanistan si liberò dall’influenza coloniale del Regno Unito con re Amānullāh Khān, il quale dopo aver cercato di mettere in contatto l’isolato e antichissimo Paese con Europa e Turchia, fu costretto ad abdicare nel gennaio 1929 dopo che una insurrezione armata guidata da Habibullah Kalakānī prese Kabul. Habibullah Kalakānī fu però ucciso da un cugino di Amānullāh, e con l’appoggio delle tribù Pashtun, fu dichiarato Re un altro sovrano, Nadir Shah. Moderato e moderno, fu però assassinato da uno studente di Kabul nel 1933. Gli successe il figlio diciannovenne Mohammed Zahir Shah, che regnò sino al 1973. Sotto il suo regno l’Afghanistan visse uno dei periodi più lunghi di stabilità. Durante questo periodo l’Afghanistan rimase neutrale. Non partecipò alla seconda guerra mondiale, né si allineò con i blocchi di potere durante la Guerra fredda. Detronizzato da un cugino che lo tradì, morì nel 2007.

Sotto il regno del cugino, Mohammed Daud Khan, nacque la prima Repubblica afghana, ma il suo Governo non durò molto. Infatti il Partito Democratico Popolare dell’Afghanistan (PDPA), d’ispirazione marxista-leninista, rovesciò il Governo di costui il 27 aprile 1978 con un colpo di Stato (la cosiddetta Rivoluzione di Saur) e diede vita alla Repubblica Democratica dell’Afghanistan governata dal leader del partito, Nur Mohammad Taraki. Nei mesi successivi al colpo di Stato, furono attuate riforme modernizzanti e di stampo socialista: il governo fece distribuire le terre a 20.000 contadini, abrogò l’ushur (ovvero la decima dovuta ai latifondisti dai braccianti) e bandì l’usura, regolò i prezzi dei beni primari, statalizzò i servizi sociali garantendoli a tutti, diede il riconoscimento al diritto di voto alle donne, legalizzò i sindacati, vietò i matrimoni forzati e lo scambio di bambine a scopo economico, sostituì leggi tradizionali e religiose con altre laiche, mise al bando i tribunali tribali e rese pubblica a tutti l’istruzione, anche alle bambine che in precedenza non potevano andare a scuola. Queste riforme si scontrarono fortemente con le autorità religiose locali e tribali che si opposero alle politiche di Taraki.

Nel mese di settembre 1979 Taraki venne assassinato, su ordine del suo Vice Primo Ministro Hafizullah Amin, il quale lo sostituì alla guida del Paese. L’URSS non si fidò di Amin, sospettato di legami con la CIA, e decise di invadere il Paese, anche a seguito di un aumento delle rivolte e del conseguente rischio di destabilizzazione della zona. L’Armata rossa entrò a Kabul il 27 dicembre 1979 e mise al potere Babrak Karmal. La guerra con i Mujaheddin, finanziati anche dagli Stati Uniti, fu lunga e cruenta e terminò con l’abbandono del Paese da parte dei Sovietici nel febbraio 1989.

Il 17 aprile 1992, fu proclamato lo Stato islamico dell’Afghanistan. Poiché dal 1996 al 2001 fronte dei Mujaheddin si dimostrò disunito, in quegli anni salirono al potere i talebani, che proclamarono l’Emirato islamico dell’Afghanistan e applicarono al Paese una versione estrema della shari’a. si salvarono dal loro dominio solo alcuni territori settentrionali controllati dall’Alleanza del Nord dei restanti mujahidin anti-talebani, guidati dal comandante Ahmad Shah Massoud. I Talebani catturarono l’ultimo Presidente della Repubblica Democratica afghana Mohammad Najibullah, il quale venne torturato, mutilato e trascinato con una jeep prima di essere giustiziato con un colpo alla testa ed esposto nei pressi del palazzo dell’ONU.

Nel 2001 i talebani distrussero inoltre i Buddha di Bamiyan. Dopo l’attentato terroristico dell’11 settembre 2001 gli Stati Uniti comandati da Bush, invasero il Paese, per porre fine del regime dei talebani e alla rete di al-Qāʿida. Vent’anni dopo, nel gennaio 2020, il Presidente degli USA Donald Trump annuncia il ritiro di tutte le truppe statunitensi, azione ora attuata dal suo successore Biden.  Il provvedimento americano comporterà inevitabilmente una potente riconquista del territorio da parte delle milizie talebane.

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