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Ma non si parla di matrimonio per tutti

di Fabio Regazzi, consigliere nazionale PPD

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Molto centrata la considerazione introduttiva. La riformuliamo a nostro modo così: poiché si prevede un chiaro sì… perché esporsi sul lato perdente, chi me lo fa fare?

Per fortuna non tutti la pensano così.

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Probabilmente vi sono temi più facili su cui esprimersi – soprattutto in forma scettica – rispetto alla votazione sul “matrimonio per tutti” del prossimo 26 settembre. Sarà anche questa una delle ragioni che ha indotto molti oppositori a tenere un profilo piuttosto basso su una tematica che, come spesso accade, non va limitata al titolo-slogan della votazione ma ai suoi contenuti. Infatti, sotto molti aspetti, con l’introduzione dell’unione domestica registrata, oggi è già garantito un quadro legale per le coppie omosessuali. Il progetto in votazione riguarda però altro e non si limita alla parificazione dell’atto di matrimonio. Esso ridefinisce completamente il contenuto e il concetto del matrimonio stesso, permettendo alle coppie lesbiche sposate (solo a quelle) di ricorrere alla banca del seme. Questo passo mi sembra discutibile per diversi aspetti.

Innanzitutto, oggi la Costituzione federale permette la procreazione assistita alle coppie eterosessuali solo in caso di infertilità o rischio di gravi malattie. Con il cambiamento proposto si va decisamente oltre (troppo!), interpretando frettolosamente l’omosessualità come problema di fertilità.

In secondo luogo, il matrimonio civile – sia esso tra etero o omosessuali – ha lo scopo di proteggere i figli nati da un’unione coniugale. In questo caso, però, si integra nel progetto un diritto ad avere bambini, cosa assolutamente deplorevole. Piuttosto vi sono i diritti dei bambini stessi: coloro che saranno nati dalle moderne tecniche mediche che permettono alle coppie di lesbiche di diventare genitori saranno però privati di genitori biologicamente complementari. Insomma, non disporranno di una figura maschile di riferimento.

Il progetto, inoltre, proprio sotto il decantato motto della parità, crea una disparità importante. Alle tecniche mediche per avere figli potranno infatti ricorrere solo le coppie di lesbiche, ma non quelle di gay. Premesso che il sottoscritto sarebbe comunque contrario al progetto, difficilmente si comprende questa disparità, che sottintende di fatto che crescere con due genitori di sesso femminile sia più “normale” rispetto a due genitori maschili.

C’è un equivoco di fondo che va chiarito: chi si oppone al progetto in votazione e invita a votare NO al matrimonio per tutti non è in alcun modo mosso da uno spirito omofobo o mira ad escludere dalla società persone con orientamenti sessuali diversi. Ma non può che riconoscere che per la procreazione la natura biologica ha definito – anche nel mondo animale – una logica che si scontra con quella di una coppia omosessuale. Questo era stato messo in primo piano anche dagli allora favorevoli all’unione registrata una quindicina di anni fa. Nel frattempo, pare diventato impopolare opporsi a questi temi. E il futuro? Si apriranno le porte a pratiche come quelle dell’utero in affitto? Vogliamo scommettere che quello che oggi può sembrare un’assurdità a breve sarà nuovamente così “mainstream” da non permettere più – un po’ come mi sembra il caso oggi – un confronto aperto nella società?

Relatore

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