Il prossimo 26 settembre i cittadini dovranno votare, per la seconda volta, sull’iniziativa popolare « Le vittime di un’aggressione non devono pagare i costi di una legittima difesa ».
La richiesta dell’iniziativa è questa: alla vittima di un’aggressione che si è difesa (o che ha difeso una terza persona), e che per questo è stata accusata di eccesso di legittima difesa, ma poi pienamente assolta, lo Stato deve rimborsare non solo i costi dell’avvocato d’ufficio, come accade oggi, bensì quelli dell’avvocato di fiducia (che in genere fattura di più). Inoltre, l’iniziativa prevede il rimborso anche per i casi cosiddetti “bagattellari”, che poi tanto “bagattelle” non sono, visto che comportano una pena detentiva fino a 4 mesi.
Qualcuno potrebbe obiettare che si tratta di questioni minori. Ma il margine a disposizione a livello cantonale è questo.
Una delle più grosse fanfaluche utilizzate dai contrari per combattere l’iniziativa popolare a sostegno della legittima difesa è che essa fomenterebbe il Far West (corbezzoli!) e la giustizia “fai da te”. Niente di più falso: infatti, a beneficiare della “copertura spese accresciuta” sarebbero persone assolte dall’accusa di eccesso di legittima difesa. Quindi, persone innocenti. Chi invece ha effettivamente ecceduto nella legittima difesa non trarrebbe alcun vantaggio dall’iniziativa.
Nemmeno l’obiezione sulla presunta disparità di trattamento porta lontano. A chi è stato ingiustamente accusato di eccesso di legittima difesa si riconoscerebbero i costi dell’avvocato di fiducia, mentre chi è stato accusato a torto di altri reati beneficerebbe solo della copertura dei costi dell’avvocato d’ufficio. E’ vero che c’è una differenza. Ma c’è anche un motivo. La persona riconosciuta innocente di eccesso di legittima difesa non è stata “soltanto” accusata ingiustamente; prima è stata anche aggredita. Ha quindi subito due torti, non uno solo.
Approvare l’iniziativa pro-legittima difesa è un gesto politico importante. Significa schierarsi dalla parte delle vittime di un’aggressione, che si sono difese. Queste persone meritano di venire sostenute dallo Stato. Non criminalizzate, come invece accade ora.
Lo Stato non può e non deve, in nome dell’ideologia buonista, costringere l’onesto cittadino vittima di un’aggressione, magari in casa propria, a farsi pecora, evocando lo spauracchio di processi e di condanne a suo carico. Perché significa fare il gioco dei criminali, sempre più iperprotetti da un garantismo autolesionista. Il quale, oltretutto, compromette la fiducia della collettività nella giustizia.
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