Che il Gran Consiglio discuta per ore attorno a un avverbio infastidisce il Mattino ma non disturba me. Gli avverbi sono importanti e quel magico “prioritariamente” ha permesso ai liberali di votare il decreto legislativo. Ottimo dunque. Detto questo, non mi aspetto miracoli. Lo vedo sì come una enunciazione di saggezza politica, ma anche come una “legge” che sarà aggirata in vari modi. Per Morisoli e Pamini è stata una bella soddisfazione e mi congratulo vivamente con loro.
Per i socialisti il decreto è un rospo da inghiottire e i paventati “tagli” li rendono inquieti. Sui tagli una parola bisogna pur dirla. La spesa dello Stato negli ultimi decenni ha continuato a crescere. Lo sanno anche loro, ma si guardano bene dal dirlo. Se una spesa di 100 viene sospinta, per l’anno successivo, a un ipotetico 120 e poi – per non rischiare la bancarotta – viene limitata a 110, ecco che tutti si mettono a strillare: hanno tagliato 10 (poniamo milioni). È un’astuzia psicologica che può (forse) funzionare.
Lo Stato tende a dilatarsi – cioè ad ampliare le sue competenze e le sue strutture – quasi per una “legge di natura” ed ambisce a gestire i denari dei suoi cittadini in misura sempre crescente. Morisoli e Pamini, nemmeno se fossero i giganti del XXXI canto dell’Inferno potrebbero bloccare questa tendenza dominante. Ma la loro battaglia l’hanno combattuta, e vinta, molto bene.
Risposta alla domanda di Lorenzo Quadri, nel Mattino odierno (fdm)
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