Primo piano

Vi spiego il Nuovo Ordine Mondiale – di Gianfranco Soldati

NWO: Neue Welt Ordnung, o, vista la moda imperante di adoperare termini inglesi anche se non compresi, New World Order: in italiano, ma noi non abbiamo diritto all’acronimo di moda, Nuovo Ordine Mondiale, un banale NOM che nessun intellettuale (o intellettualoide) si sognerebbe mai di adoperare quando scrive in italiano.

Il concetto teorico si è sviluppato subito dopo la prima guerra mondiale nell’”entourage” di Woodrow Wilson, presidente USA, che fallì però nel tentativo di creare un’organizzazione internazionale dotata di un “diritto dei popoli” messo nero su bianco. Si creò invece una convenzione di nazioni, la Società delle Nazioni, che risultò efficace negli anni attorno al 1930 nel risolvere forti attriti tra stati, in particolare quello tra Giappone e Cina a proposito di Manciuria, ma si perse poi nei meandri della realtà finendo miseramente per successivi abbandoni degli stati membri nel corso della seconda guerra mondiale. Il Ticino può vantarsi di aver avuto in Giuseppe Motta un politico autorevole che in questa organizzazione ebbe influenza internazionale mai raggiunta da altri nostri concittadini nel passato e quasi certamente anche nel futuro.

Il concetto di NWO non fu però abbandonato: un unico governo mondiale, retto in pratica da uomini della razza bianca “superiore” (non la razza bianca in quanto tale, ma quella componente della razza bianca che da sempre si è distinta per le superiori qualità intellettuali e brama di predominio, con quel minimo di rappresentanti gialli o neri richiesti da un minimo di correttezza politica). È, e non poteva essere diversamente, il vero progetto politico dell’ONU, che, con tare incredibili (avevano messo Gheddafi a presiedere la commissione dei diritti dell’Uomo; 5 stati hanno un diritto di veto che può bloccare e blocca qualsiasi decisione del Consiglio di Sicurezza), era e rimane il solo organismo con qualche potere planetario, in grado (forse, ho qualche dubbio di cui dirò) di finalmente realizzare, dopo un secolo di faticoso cammino in quella direzione, la “GLOBAL GOVERNANCE”.

George H.W. Bush, padre di quello che portò la guerra in Irak, presidente dal 1989 al 1993, pronunciò davanti al Congresso, l’11 settembre (decisamente, una data fatidica: bisognerà, sempre nel quadro della “global governance”, eliminare quello stupido 2 novembre che sa di cattolico, per sostituirlo con questa data) 1990, un discorso che rimarrà nella storia come sola sua opera degna di ricordo. Disse testualmente: “Abbiamo dinnanzi a noi la possibilità, per noi stessi e per la generazione futura, di creare un Nuovo Ordine Mondiale. Un Ordine nel quale un’ONU credibile potrà realizzare il suo ruolo di custode della pace per realizzare la promessa e la visione dei suoi fondatori”.

Già il presidente Woodrow Wilson (1856-1924) aveva espresso lo stesso auspicio, ma ingenuamente aveva dichiarato che, naturalmente, la global governance era concepibile solo sotto la guida degli Stati Uniti (cosa che pensava e pensa ancora Bush padre, anche se non lo ha detto). Anche gli sforzi nella stessa direzione di Franklin D. Roosevelt non dettero risultati tangibili, annullati dallo scoppio della seconda guerra mondiale.

In un editoriale del “Financial Times” dell’8.12.2008 Gideon Rachman rapporta l’agenda per un governo mondiale dittatoriale: global governance è un eufemismo per “governo mondiale antidemocratico”. Prevede che l’introduzione di questa forma di governo si farà prima di quanto si pensi. E ha, a mio modesto parere, ragione: l’Europa, sempre più in stato di vassallaggio, ha già un governo di questo tipo, con fidatissimi sudditi USA (in maggioranza uomini con precedenti in casa Goldman Sachs) nella sala dei bottoni.

Il 2.4.13 i G20 (ministri delle finanze dei 20 stati membri si sono incontrati a Londra, con rappresentanti dell’ FMI (fondo monetario internazionale, cui la Svizzera versa decine di miliardi, più o meno ricorrenti) e della BRI (banca dei regolamenti internazionali, con sede a Basilea, in teoria la suprema potestà bancaria). Nel discorso programmatico introduttivo Gordon Brown, vassallo USA come sono purtroppo diventati tutti gli uomini di governo inglesi nel dopo Churchill, che era un uomo fiero e libero, è stato chiaro. Nel 1990, un anno dopo la caduta del muro di Berlino, un nuovo ordine mondiale, con la fine della guerra fredda, ha sostituito quello precedente, durato 200 anni. Meravigliandosi dell’incredibile velocità con cui la “globalizzazione” viene portata avanti, disse che ci si sta rendendo conto che la stessa non è sostenuta dalla forza militare, ma da quella economica.

I G20 si trovarono concordi su 3 argomenti: 1. Nuove regole del mercato finanziario, 2. La messa a disposizione di mezzi finanziari giganteschi (in realtà dollari e euro fasulli, stampati secondo le convenienze. Moneta falsa!) per gli istituti finanziari centrali sul piano globale. 3. Una lista nera delle cosiddette oasi fiscali (un’idiozia totale, perché gli averi sottratti al fisco saranno anche decine o centinaia di miliardi, per di più da parte di cittadini di stati che non sono in grado di far applicare le loro leggi fiscali, ma di fronte “ai mezzi finanziari ingenti” messi a disposizione sono pur sempre quisquiglie, bazzecole, spudorati tentativi di deviare l’attenzione da problemi reali).

Adesso, a Littuno sono arrivati, finalmente, i funghi, alla cui presenza anche la “globale governance” dilegua e trascolora. Ma fuori, da più di un’ora, un bellissimo scoiattolo, di colore bruno scuro, quelli che noi chiamiamo “cuse”, distinguendoli dagli scoiattoli rosso-arancio, corre instancabile su e giù a ramassar noci, che non raccolgo proprio per lasciarle a queste gentili (non è vero, lo scoiattolo può essere molto aggressivo, ma è ugualmente simpatico) bestiole. Erano 3 anni che non ne vedevo uno. Non oso uscir di casa per non disturbarlo. Quando avrà finito il suo raccolto potrò uscire per i miei funghi. Tutto va per il meglio!

Riprendero però “immantinente” il discorso.

Gianfranco Soldati, presidente onorario UDC

Relatore

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  • Sempre "leggibile" e interessante il discorso del dottor Soldati... Però, mi viene in mente, di primo acchito, una obiezione al suo discorso sulla potenza sovrannazionale (leggi: in realtà: statunitense) e naturalmente occulta e perfida......

    L'obiezione è questa: ma caro dottore, si tranquillizzi pure se la (stra)potenza USA le causa inguaribile sofferenza, tanto la potenza USA è agli sgoccioli, come si è penosamente osservato in questi ultimi mesi negli avvenimenti del Vicino Oriente! La diplomazia americana ha fatto tante di quelle gaffes e ha incassato tante di quelle sconfitte politiche, anche e soprattutto per una debolezza interna e per la natura amletica di Sua Nientità il presidente Barack Obama, che c'è da chiedersi come mai di ciò non si siano ancora accorti e non abbiano ancora tentato di approfittarne tutti i nemici degli Stati Uniti d'America e dell'Occidente! Tanto per fare qualche accenno: Obama ha tuonato che sarebbe intervenuto contro Assad in Siria, ma poi ha fatto maldestramente "macchina indietro" (e deve ancora ringraziare Putin che gli ha offerto il destro, con la mediazione del suo ministro degli esteri, di salvare la faccia, ma non la credibilità....); una ritirata così ignominiosa e una sconfitta così evidente della politica USA bisogna riandare agli anni '70 o agli anni '80 per trovarne una uguale: la fuga dal Vietnam del Sud nel 1975 o l'inerzia del presidente Carter di fronte all'occupazione dell'ambasciata americana a Teheran nel 1979-'80 oppure ancora la ritirata ignominiosa - con la coda tra le gambe - dal Libano nel 1984 (e sì che a quel momento c'era al timone l' "energico" Reagan, ma le cose vanno dette come stanno....e, tra l'altro, è proprio da quel momento che il governo degli Assad in Siria esercita uno strapotere regionale odioso e senza limiti; gli Occidentali abbandonarono al loro destino i tradizionali alleati cristiani libanesi, lasciandoli alla merce' dei siriani e dei palestinesi hezbollah e bande varie, dando la priorità al consolidamento degli affari economici con le monarchie del Golfo petrolifero.....).

    E che dire del declino USA nell'area asiatica del Pacifico? Proprio sull'ultimo numero della "Weltwoche" il notista di politica internazionale Hansrudolf Kamer sotto il titolo "China wächst, Russland schrumpft", mette in evidenza che nel recente vertice APEC dei Paesi del Pacifico a Giacarta (Indonesia) gli USA forse per la prima volta sono diventati una presenza marginale, già per il fatto che il presidente Obama era vistosamente assente, occupato in casa a sventare - mercanteggiando con il Congresso - il fallimento dello Stato americano! La "Weltwoche" riporta una foto che illustra plasticamente questa marginalità: il rappresentante americano (il buon segretario di Stato John Kerry) vi è ritratto all'inizio della seconda fila a destra; mentre il presidente cinese e Putin sono in prima fila e al centro, ciò che illustra l'influenza crescente di Pechino. Influenza che peraltro non si limita all'area del Pacifico: chi legge le cronache sa cosa sta avvenendo in parecchi paesi africani: l'influenza cinese fa impallidire il ricordo delle pagine più bieche del colonialismo e forse anche del neocolonialismo occidentali! ("E intant nüm a pàgum", potrebbe dire il Nano Bignasca di turno: ovvero: l'Africa è squassata e, ma guarda un po', tocca all'Europa farsi carico degli Africani in fuga!)

    Già, il dottor Soldati non ha mai sentito parlare della potenza emergente della Cina? Potenza per ora principalmente economica, è vero, ma quale potenza! Laddove va detto che la potenza economica è spesso la pre-condizione della supremazia pure politica; la Storia, a tal riguardo, insegna!

    Lungi da me voler suscitare spauracchi, per carità. Vedo le cose da un osservatorio distaccato, perché effettivamente la politica dei Paesi occidentali (e in primis quella americana) ha talmente deluso - ma la parola esatta che si dovrebbe usare è: ha talmente schifato - per le sue incoerenze, la sua superficialità e ignoranza della storia dei popoli, la sua avventatezza alternata alla pusillanimità (a proposito di pusillanimità un esempio da manuale è stato l'abbandono dell'amico e alleato Mubarak da parte di Obama!), che è difficile ormai difendere con convinzione la causa della politica americana.....

    Eppure, questo declino a me - differentemente dal dottor Soldati - causa tristezza e malinconia. Temo che fare sarcasmi contro la potenza e l'arroganza americane, sia come irridere un morente, se non proprio irridere una salma.......La tristezza e la malinconia va al di là degli aspetti politici immediati: siamo forse a un momento di svolta epocale, di declino epocale dell'Occidente, dopo 5 secoli di leadership spirituale-culturale-scientifica-tecnica-politico-militare e dopo parecchi decenni di decadenza strisciante, di decolonizzazioni e di dimissione, di ignavia e di universalismo senza più rivendicazione di una leadership culturale (di "Leitkultur"), di autoflagellazione per il passato coloniale e di imbelle buonismo. La decadenza dell'Occidente è confermata dalla demografia; voglio dire dalle curve demografiche raffrontate dei Paesi occidentali da un lato e da quelli del resto del mondo (Cina, America latina, mondo islamico e Maghreb, Africa) dall'altra.

    Questo spettacolo è penoso, insopportabile: come assistere alla marcescenza di un
    cadavere. Insopportabile è il conformismo "politically correct" dei nostri massmedia, intrisi di un terzomondismo stupido e offensivo dei fatti storici. Penose certe lettere ai giornali che si debbono leggere (del tipo: "gli sbarchi a Lampedusa sono il logico risultato dello sfruttamento coloniale dell'Africa"), che fanno dubitare dell'intelligenza dei nostri consimili ma che sono forse anche il frutto di quanto si è seminato e lasciato seminare nella scuola (dove l'indottrinamento terzomondista semplicistico - oppure semplicemente il vuoto e l'ignoranza - hanno sostituito geografia e storia). Ma l'esempio viene purtroppo dall'alto: quando Papa Francesco va a Lampedusa a proclamare dinnanzi al mondo, praticamente, che dobbiamo accoglierli tutti in Europa e ci colpevolizza accusandoci non solo per i morti annegati nel Meditarraneo ma attribuendo all'Europa e all'Occidente tutti i mali dell'Africa e del Terzo Mondo, ebbeh.....è come se i cappellani sul fronte del Carso o sulla Somme avessero esortato a deporre i fucili difronte al fratello Tedesco e esortato a lasciarlo avanzare......
    Il Papa, si sa, viene dall'Argentina, uno dei paesi più scassati, corrotti e mal gestiti del mondo (o almeno del mondo di "souche" europea e perciò quel degrado fa più male); un paese privo di civismo e senso dello Stato, vittima della demagogia peronista e della prevalenza anarchica degli interessi privati. Un Paese "da schifo" e così forse il Papa argentino vuol fare diventare la nostra povera Europa. L'Italia, davanti alle pietose (nel senso che fanno pietà, non che inducono alla pietà) esternazioni papali e catto-pretesche, ormai sta calando definitivamente le brache: addio al reato di immigrazione clandestina, addio al filtro (sia pure blando) all'entrata incontrollata di "oves et boves" alle frontiere, addio al quadro di ordine e di identità rassicuranti dei nostri paesi. Stiamo per essere sommersi a causa dell'incapacità criminale e della deficienza mentale di una intera classe politica e di una intera "élite" culturale.......

    Scusate se ho fatto una divagazione sul tema (di indubbia attualità) degli sbarchi africani in Sicilia. Torniamo al discorso di Soldati e concludo facendogli una domanda (una domanda che già feci un giorno, e restò senza risposta, al povero G. Montù: quale alternativa indica egli al presunto - in realtà: decadente se non morente - dominio americano? Oppure quale sarebbe la sua alternativa per una diversa politica americana o dei Paesi europei? Quali valori e quali progetti politici egli proporrebbe? Lo chiedo senza polemica, per cercare di capire, perchè non mi pare che delle alternative o dei progetti emergano dalla sua prosa....Ma, alla fin fine, occorrerebbe che ognuno di noi postulasse una sua "linea"; non basta criticare infatti quella attuata finora dalla invisa grande potenza. Non basta fare dei bei sarcasmi con lingua elegante e forbita.....Mi fermo qui, perché non voglio fare processi alle intenzioni....

    Per terminare voglio esprimere la mia impressione: la mia impressione è che viviamo già in una prima fase di un'epoca post-americana. Mi spiego: ho citato sopra le penose défaillances della politica americana nel Vicino Oriente e altrove: ma forse, se ben guardiamo, gli USA non sono più padroni della propria politica, o non hanno più una propria politica internazionale ben definita, fatta di ideali e di interessi ben precisi, indubbiamente arrogante e sicura di sè ma dotata di una forza di persuasione notevolissima (il tanto decantato "soft power"). Per esempio in Siria: la politica di sostegno ai ribelli anti-Assad non era e non è tanto la politica di Obama, quanto quella degli emiri del Golfo e del governo di Ankara, e Obama vi si era accodato per tenerseli buoni. Se la politica americana fosse stata quella di rovesciare il clan Assad (o perlomeno di contenerne l'arroganza), come detto l'avrebbe dovuta concretizzare sin dal 1984, non cedendo in modo ignominioso, e poi via via nei decenni successivi..... Poi - come visto - egli si è tirato indietro, su pressioni di Putin, della Cina (che detiene il debito americano...) e dell'Iran; in un certo senso, si potrebbe dire che Obama non ha più obiettivi propri in Vicino Oriente, ma ondeggia tra gli obiettivi di Riad e quelli di Mosca, si colloca in posizione mediana tra Ankara e Teheran, tra l'Islam scita e quello sunnita......

    Se gli USA avessero voluto favorire un ricambio della leadership a Damasco, avrebbero potuto favorirlo negli scorsi anni, appoggiando gruppi più compatibili con le vedute occidentali e non....andando a rimorchio e lasciando che lo facessero i sauditi e i loro compari, i quali hanno foraggiato coi loro soldi imparzialmente ogni gruppo islamico fondamentalista. Una ricetta che abbiamo già visto quali risultati ha dato in Afganistan.....

    L'unico risultato di questa guerra (come di tante guerre dei passati decenni e dei passati secoli) è che peggiorerà la situazione di vita dei popoli esistente all'inizio della guerra. (E forse che potrebbe causare esiti oggi imprevedibili, come la Storia talvolta mostra). Ma certe combriccole di potere sono mosse dal cinismo e se ne fregano del benessere dei popoli; ad Assad e agli ayatollah sciiti di Teheran, non meno che agli sceicchi di Riad e ai loro manutengoli di rito sunnita, non gliene frega proprio niente della vita dei popoli della regione - del bravo popolo musulmano - , né tanto meno dei diritti dell'uomo o della libertà.

    Fin qui penso che con Soldati ci troviamo sostanzialmente d'accordo. Però le guerre hanno spesso (anche se non sempre) parecchie concause, parecchi padri, salvo in alcuni casi di conquistatori devastanti o di folli guerrafondai (come per es. Hitler, il Re Sole, Attila, Tamerlano, ecc.) dove la volontà e l'inizio della guerra è abbastanza chiaramente attribuibile a una sola parte.

    Così, nel caso della guerra civile siriana, non penso assolutamente che il regista occulto sia il governo degli Stati Uniti o i governi occidentali, come alcuni commentatori (compreso il dottor Soldati, vedasi due articoli sul Corriere del Ticino di alcuni mesi fa) more solito vorrebbero dare a intendere!
    Vi sono nel Vicino e nel Medio Oriente sufficienti cause endogene, che bastano e avanzano per spiegare questa guerra: l'arroganza del potere degli Assad (e la loro paura, et pour cause, di finire male in caso di vittoria dei loro avversari!); la sudditanza degli Assad nei confronti degli ayatollah di Teheran (dai quali sono foraggiati e in combutta coi quali hanno messo a soqquadro il Libano, tramite gli Hezbollah loro comuni alleati) dei quali in un certo senso sono divenuti prigionieri (come i principi cattolici e protestanti tedeschi nella guerra dei 30 anni erano prigionieri dei loro sponsors: rispettivamente la Spagna e gli Asburgo da un lato, Richelieu, gli Olandesi, il re di Svezia ecc. dall'altro lato, che li aizzavano a continuare a scannarsi); inoltre la ricchezza di Riad e dei Paesi del Golfo (che detengono parti importanti dell'economia americana e europea e che figuriamoci se non possono permettersi di finanziare i ribelli sunniti anti-Assad); e infine forse anche qualche zampino esterno di lobby di venditori di armi interessate a smerciarne in abbondanza (questo vale sicuramente tanto per certe corporations europee e americane quanto anche per Putin, pure interessato a smerciare al suo fidato cliente Assad uno dei pochi prodotti ex-sovietici abbastanza efficaci e funzionanti: le armi (fucili Kalashnikov, mitragliatrici, carri armati, ecc,).

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