Opinioni

Licenza e progressismo – di Tito Tettamanti

Originano dal progressismo di sinistra le voci che criticano l’attuale concetto di libertà, che verrebbe condizionato – così si ritiene – dagli autoritarismi e che in sostanza si vorrebbe venisse sostituito dalla licenza senza freni. 

Il tutto ha inizio anche con le violente critiche all’autorità teorizzate dalla Scuola di Francoforte, riprese dai movimenti del ’68, sviluppata poi da filosofi e sociologi francesi quali Foucault, Derrida, Lacan. In California è dove queste teorie, fatte proprie dalla sinistra del partito Democratico, si sono meglio radicate e sono state messe in pratica.

Dopo qualche decennio di esperienze il risultato fallimentare è constatabile nelle condizioni di vita e nelle realtà di città emblematiche quali San Francisco e Los Angeles. «San Fransicko» è il titolo del libro di un democratico e già attivista (Michael Shellenberger) con il sottotitolo «perché i progressisti rovinano le città». Parimenti giornali e riviste (anche di sinistra) hanno capito che il disastro non poteva più venir ignorato. Una delle radici del degrado è senz’altro la droga, tollerata quasi il drogarsi per lentamente uccidersi fosse un rispettabile aspetto di costume. Nel 2020 vi sono stati nella città 700 decessi per droga contro poco più di 200 per il Covid (!). 

Sono ormai correnti scene di drogati distesi sui marciapiedi delle città diventati inagibili anche per la presenza di feci umane. La necessità di soldi oltre che per la droga porta anche alla delinquenza, quest’ultima spesso gestita da bande di giovani afro-americani. Le rapine nei negozi, supermercati, anche boutiques di lusso sono all’ordine del giorno e Walgreens, la più grossa catena di farmacie negli USA, ha chiuso dieci dei suoi sessanta negozi, perché oggetto di quotidiani furti non solo di oppiacei e simili ma anche di profumi, sciampo e altri prodotti, poi rivenduti dai rapinatori. Purtroppo le conseguenze della chiusura le soffrono i pazienti necessitanti di prodotti farmaceutici. 

Clamoroso il caso del giudice Chesa Boudin, che sostiene che bisogna aprire le prigioni, eccessivo essendo il numero di detenuti, che si è ripromesso di abolire le cauzioni in denaro perché favoriscono solo i delinquenti ricchi, impegnato maggiormente a individuare possibili reati di poliziotti che non quelli dei delinquenti abituali, ormai certi dell’immunità. Dal 2014 il possesso di droga in California non è più reato. I pur molto progressisti elettori di San Francisco si sono resi conto dei disastri di simile ideologicamente cervellotica e tendenziosa applicazione della legge che colpevolizza la società e concede immunità e sostegno alla delinquenza, e non lo hanno rieletto.

La droga porta al degrado ed alla miseria, produce moltissimi senza tetto. Inutile sperare che si sistemino stabilmente in un appartamento, e si ricorre pertanto alla costruzione di ricoveri di comunità. Solo tra il 2018 ed il 2020 in California sono stati investiti a tal fine diversi miliardi di dollari. Ma questa forma di sostegno si scontra con la tesi progressista che difende il diritto dei senzatetto di non ricorrere a strutture più convenienti e igieniche appositamente create, preferendo per contro concedere la libertà di occupare gli spazi pubblici, marciapiedi e piazze.

Si constata che la tolleranza progressista, basata su falsi concetti di equità, ha avuto risultati catastrofici per tutti. L’aumentato consumo e le morti per droga a San Francisco, ma anche nelle città californiane gestite con gli stessi criteri di sinistrismo ideologico, il numero di reati e la violenza incrementati in modo esponenziale, il crollo della sicurezza per negozianti e cittadini ai quali è stato inoltre ostacolata l’utilizzazione normale degli spazi pubblici. Sul piano economico poi si viene a sapere che ditte come Toyota, Charles Schwab e Hewlett Packard hanno lasciato la California per il clima venutosi a creare.

Sì, ma vi è pur sempre la Silicon Valley, gli ultramiliardari della tecnologia. Vero, ma vivono separati in zone protette dal degrado e dalla delinquenza, se usano la cocaina è con misura, a parole -e talvolta anche con soldi – sostengono le politiche di sinistra sino a quando queste non incidano direttamente sui loro affari e permettano loro di atteggiarsi a persone illuminate.

Al mondo si susseguono le utopie, sostenute da gente in buona fede indignate per situazioni nella società che sottolineano l’imperfezione e le manchevolezze della nostra realtà. Pronti al limite alla rivoluzione che modifichi totalmente gli assetti, cancelli strati sociali. Purtroppo l’esperienza ci dimostra quanto illusorie siano queste pur generose aspirazioni spesso terminate nelle peggiori dittature. 

La comprensibile impazienza nei confronti dei tempi dell’evoluzione, che sono quelli lenti della Storia, sfortunatamente invece che progresso porta il regresso. Il degrado ed il disordine sono nemici della libertà. La licenza, l’assoluta permissività sono premesse ideali per le sopraffazioni dei più forti delinquenti o meno. 

La libertà, pur con condizionamenti, ha bisogno di leggi e di ordine che la proteggano e che impediscano di giungere al dissolvimento della società frutto di assurde ingegnerie sociali e pagate pesantemente dai meno fortunati.

Pubblicato nel CdT e riproposto con il consenso dell’Autore e della testata

MK

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  • Piccola pignoleria. Chesa Boudin non è un giudice ma un "district attorney" cioè un magistrato eletto dal popolo nella città di San Francisco. E dal popolo richiamato proprio a causa dei suoi abusi.

  • Chiedo scusa per la franchezza ma ritengo un fatale errore quello di imputare al progressismo di sinistra tutto ciò che — giustamente — è narrato nell’articolo relativamente al dérapage del politicamente corretto. La seppur perfetta descrizione dell’inquietante contesto sociale occidentale non giustifica un’analisi …schierata.

    Certo che sì che il discorso accademico — e sottolineo accademico — nella sua tronfia idea di egualitarismo astratto è caduto nella trappola che gli ha ben confezionato il mercatismo supremo. (progressismo di sinistra e nobiltà economica hanno sempre detestato quelli che non sanno fare alcuna distinzione… fra il gusto dell’aspirina e quello del tartufo.) Ciò che annulla ogni discorso egualitario.

    Mi spiego: L’idea di una società post-industriale che possa concedere i frutti della ricchezza a dieci miliardi di esseri umani è totalmente falsa e si condensa nel il famoso “little dirty secret”: niente – attualmente – garantisce che tutti possano approfittare del progresso tecnologico immaginato. Perfino nelle previsioni demografiche più ottimistiche, si ha l’evidente percezione che la popolazione mondiale subisca ingestibili disequilibri così da non potersi illudere di ottenere condizioni di prosperità diffuse su tutto il pianeta. Non si può discutere a ogni piè sospinto di libertà senza dimenticare che la cosiddetta libertà è da considerare in un contesto di “rarità”: non c’è (e non ci sarà) tutto per tutti.

    Quindi la contraddizione sta proprio nel rapporto ormai insostenibile tra gli scopi enunciati e gli esiti devastanti della conseguente azione. La faccenda la si sdogana costringendoci all’idea che la razione di pane bianco è ormai finita, ben sapendo che per alcuni ci saranno pur sempre le brioche. Ai popoli si narra tuttavia che la crescente disuguaglianza della nostra società è dovuta a “provvisori” (quindi ...superabili) cambiamenti strutturali dell’economia : uno dei primari pretesti di questo devastante discorso è ovviamente il “necessario progresso tecnologico” (progressismo) assurto a incontestabile/incontestato dogma. Voci di corridoio dicono che stiano addirittura spuntando, nel … “necessario meccanismo “potenti interpreti intenzionati a grattare - whatever happens - il fondo del… barile. Eh sì, il futuro resta pur sempre una spendibile ipotesi.

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