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Se n’è andato un grande orientalista: Franco Mazzei

Ci ha lasciati l’orientalista Franco Mazzei. Un carismatico ottimista della volontà, di origine salentine e vocazione cosmopolita. Con lui se ne va non solo uno dei più profondi conoscitori della realtà estremo orientale Cina e Giappone che conosceva in profondità, ma anche un intellettuale rotondo a tutto campo. Era partito con la filosofia alla Cattolica di Milano, ma i suoi pensieri avevano bisogno di più spazi, di girare per il mondo e gli studi all’Orientale di Napoli gli hanno offerto tutto quello di cui aveva bisogno. Anche se non ero un suo allievo di scuola, lo ero per l’apprendimento. Lo definivo “un uomo del Riconoscimento fra noi” perché delle cose non ne sapeva solo un pezzo, ma le completava con le sue intuizioni, le sue ricerche con ampie conoscenze di yamatologo e sinologo oltre all’appoggio della filosofia, della politica, dell’economia per diventare, come si dice , all round. Arrivava a delle osservazioni, intuizioni con un approccio unico in molti casi. Per la sua umiltà e mancanza del desiderio di esibirsi poteva passare “inosservato” ai più, ma era un docente amato dai suoi studenti per quello che dava loro, non solo in cultura, ma con l’appoggio e l’aiuto nella vita che segue gli studi. Sapeva affabulare magnificamente, affascinava ed incantava chi lo ascoltava perché sapeva trasferire le sue conoscenze con grande generosità e chiarezza.Personalmente ho scritto con lui due libri che ritengo bellissimi ( io a migliaia di anni di distanza per conoscenza ) pubblicati dall’Università Bocconi ed ho imparato molto di quello che so. Il “mio genio privato” fino all’ultimo. Quando qualcosa non mi era chiaro, sentivo lui.

Aveva sempre una visione originale dell’argomento. Ad esempio significativo e profondo un suo commento “ricordati Vittorio che la cultura ha un plurale, esistono le culture!”. Ho incontrato e conosciuto Franco a Tokyo quasi mezzo secolo fa. Ero ospite per un tè a casa di Romano Vulpitta in un bellissimo giardino in una casa giapponese. Vidi anche spuntare una coppia indimenticabile di cani Akita di Romano. Ero veramente alle prime armi con il Giappone, lingua e cultura. Cercavo di capire i modelli di comportamento dei figli del Sol Levante. Franco mi fece capire il giri, importantissima spiegazione del perché i giapponesi devono esibire la loro riconoscenza per chi ha ad esempio ha fatto qualcosa per loro e tant’altro. Naturalmente mi consigliò scritture, le sue, ma anche in primis La spada e il Crisantemo. Fondamentale saggio-ricerca. Diventammo amici. In quel momento era temporaneamente in pausa con l’insegnamento ed era il Consigliere Politico dell’Ambasciata italiana a Tokyo. Detto onestamente, l’Italia gli deve molto. Se è diventata membro de G7 è merito anche suo, infatti ebbe un ruolo importantissimo in questo progetto.Gli avevo parlato di recente, di rientro dal Giappone dopo 10 anni, suo amato paese con il nipotino ed era felice, sebbene un po’ stanco. Se n’è andato all’improvviso, leggero come una piuma. Con i suoi libri, con il ricordo dei suoi allievi e dei suoi amici, come me, che non possono dimenticarlo e ringraziarlo per gli insegnamenti ricevuti.Fortunatamente per noi, aveva da poco completato il suo lavoro sulla Cina che sono ansioso di leggere. Uscirà con Egea-Bocconi. Mi aveva chiesto di aiutarlo nelle presentazioni, anche se sapevo non essere necessario, era lui che dava a noi la sua luce.

V.Volpi

Relatore

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