Pietro Ichino
Fondo pubblicato il 7 agosto 2022 sulla Gazzetta di Parma
Questo articolo non significa che Ticinolive lo approvi incondizionatamente
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Fondo pubblicato il 7 agosto 2022 sulla Gazzetta di Parma – Sullo stesso tema v. tutti gli scritti raccolti nel portale Il nuovo spartiacque fondamentale della politica mondiale
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È la prima volta dalla fondazione della Repubblica che gli elettori italiani vanno alle urne con la guerra alle porte: dal 24 febbraio è in corso l’invasione di una nazione europea, l’Ucraina, da parte della Russia che nega il suo diritto di esistere e sta operando sistematicamente per desertificarne intere città, distruggerne le fabbriche, le università, ogni infrastruttura civile. Tra i partiti politici italiani ci sono – a sinistra e a destra – quelli che denunciano senza incertezze questo vero e proprio crimine contro l’umanità, violazione gravissima del diritto internazionale, e quelli che invece propendono per l’assunzione di una posizione neutrale fra aggressore e aggredito, quando non simpatizzano addirittura per l’aggressore.
Il tempo in cui gli italiani vanno alle urne è anche quello nel quale l’Unione Europea sta decidendo il proprio futuro. La scelta è tra il restare quello che è, ovvero una associazione di Stati legati tra loro soltanto dall’interesse al mercato comune del lavoro e delle merci, oppure trasformarsi in una federazione capace di esercitare la sovranità, oltre che in materia monetaria, anche in politica estera, difesa, ecologia, governo dei flussi migratori. Tra i partiti politici italiani ci sono – a sinistra come a destra – quelli che scelgono senza incertezze di operare perché l’Italia svolga un ruolo da protagonista nel processo di integrazione europea, e quelli che dichiaratamente optano per il mantenimento dell’assetto confederale attuale dell’UE, ovvero per la difesa della sovranità degli Stati membri.
Le due grandi questioni sono strettamente interconnesse tra loro: sappiamo bene, infatti, che chi punta alla cancellazione dell’Ucraina punta anche alla disgregazione, o quanto meno alla non ulteriore integrazione della UE, adoperandosi per favorire il prevalere dei partiti “sovranisti”. Vladimir Putin si è spinto addirittura, nel corso del suo recente viaggio a Teheran, a teorizzare una sorte di “fronte sovranista” contro la tendenza alla costruzione di un ordine mondiale fondato sulla cessione di sovranità dei singoli Stati a favore di entità sovranazionali. Al di là degli schieramenti apparenti, la scelta che dovremo compiere il 25 settembre prossimo è essenzialmente questa: tra l’accelerazione del processo di integrazione della UE e il “fronte sovranista”; tra la resistenza all’invasione dell’Ucraina e la neutralità fra aggressore e aggredito.
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