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L’innocenza delle vittime e la colpevolezza del destino

Il 31 luglio scorso, a Riccione, due quindicenni sono state travolte da un treno all’alba. Sono morte così Giulia e Alessia Pisanu, sorelle, che tornavano a casa dopo una notte in discoteca. Tra indicibili accuse ai genitori delle vittime (gli utenti della rete si chiedono cosa ci facessero due ragazze in giro a quell’ora, come se nessuno di noi fosse mai tornato all’alba dalle feste, almeno una volta nella vita; si chiedono perché fossero ubriache, come se nessuno di noi avesse mai bevuto un po’troppo almeno una volta nella vita, e via dicendo), e innumerevoli perché, sono emersi dati salienti scaricati dalla scatola nera del treno ad alta velocità.I dati sono stati consegnati dalla Polizia Ferroviaria di Rimini al sostituto procuratore Giulia Bradanini (titolare dell’indagine).

E allora cosa emerge dai dati? emplicemente che il macchinista non avrebbe potuto fare nulla di più rispetto a quanto eseguito per evitare l’impatto. Il macchinista ha azionato il freno in due nanosecondi (unità di tempo pari a un miliardesimo di secondo).

Il treno stava transitando nella stazione di Riccione dove non doveva comunque fermarsi, addirittura ad una velocità leggermente inferiore a quella consentita. I sistemi di segnalazioni acustici hanno funzionato regolarmente, sono state rispettate tempistiche e repliche con cui è stato annunciato l’imminente arrivo del convoglio e su quale binario sarebbe transitato. Ma le fanciulle non ci sono più. Il macchinista avrà la vita segnata per sempre. E forse non è dato rispondere perchè gli errori umani, le decisioni, le indecisioni, le fatalità convergenti, le coincidenze, il contingente, accadano.

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