Estero

L’Iran teatro di proteste antigovernative e forte repressione

Le proteste iraniane antigovernative sono iniziate cinque settimane fa in risposta alla morte di Mahsa Amini, una ragazza curda 22enne uccisa mentre era sotto la custodia della “polizia della moralità” per aver indossato in modo irregolare il velo obbligatorio.

I manifestanti iraniani hanno attirato l’attenzione del mondo intero, sfidando una feroce repressione da parte delle forze di sicurezza dispiegate in diverse città chiave della Repubblica islamica. Nei social girano dei video che mostrano diversi violenti scontri e immagini di persone che accendo incendi e cantano slogan come “morte al dittatore”, riferendosi al sovrano Ali Khamenei.

Dall’inizio delle contestazioni, oltre 12 mila persone sono state arrestate e circa 250, di cui 32 bambini, sono state uccise. Una risposta violenta senza sosta contro i manifestanti.

Il portavoce dell’Alto commissario della Nazioni Unite, Ravina Shamdasani, ha affermato che le notizie di arresti arbitrari e uccisioni e detenzioni di bambini sono “profondamente preoccupanti”.

Un ragazzo di 17 anni che si era unito alla manifestazione nella città di Mashhad, per protestare contro la morte di Amini e contro la corruzione, è morto dopo essere stato colpito a distanza ravvicinata dalle forze di sicurezza.

Migliaia di famiglie ansiose, stanno lottando per cercare di entrare in contatto con i propri cari che sono scomparsi e che si presume siano in prigione. Una reazione che ha portato molte persone a ribellarsi per le strade anche fino a notte fonda.

Un gruppo che si fa chiamare “Gioventù dei quartiere di Teheran”, ha mobilitato migliaia di manifestanti in diverse città attraverso i social media, anche durante le interruzioni di Internet. Il loro ultimo appello alle proteste è stato lanciato mercoledì scorso per raduni nazionali da organizzare sabato 22 ottobre.

Il comandante del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche, Hossein Salami, ha affermato che le forze di sicurezza erano vicine a soffocare le proteste. “La sedizione sta attraversando i suoi ultimi momenti”, ha dichiarato Salami.

Ma le proteste sembrano continuare e unire alle manifestazioni gruppi diversi di lavoratori, come quelli delle raffinerie di petrolio. Alcuni slogan si stanno sviluppando man mano che gli eventi si svolgono, e l’élite al potere, dopo la rivoluzione islamica iraniana del 1979 è sempre più distante dai giovani iraniani che oggi muovono critiche in diverse sezioni della dittatura.

Gli sforzi dello Stato per coprire impunemente la morte della giovane 22enne, sono troppo evidenti per molti iraniani. La rabbia per oltre quattro decenni di discriminazione, repressione, governo fondamentalista e disuguaglianza, sta unendo gli iraniani attraverso linee di classi sociali, geografiche ed etniche. Un popolo che ribolle sotto anni di dispotismo.

Donne e ragazze che si tolgono il velo obbligatorio, è ormail il gesto simbolo di queste proteste. Sono molti gli iraniani che si stanno concentrando sull’unificazione di tutto il popolo iraniano e sul rifiuto delle divisioni etniche sfruttate dai loro leader, chiedendo apertamente una rivoluzione per rovesciare il loro governo clericale, stanchi degli inutili sforzi per cercare di riformarlo dall’interno. 

In alcune grandi città iraniane, l’accesso a Internet è stato interrotto e la rete di telefonia mobile è stata messa fuori servizio. I gruppi iraniani per i diritti umani affermano che i giornalisti sono particolarmente presi di mira, soprattutto se riferiscono di cittadini detenuti.

Teheran continua a imporre la censura per impedire la condivisione di notizie e video della repressione. Sfortunatamente Il numero delle persone uccise e detenute dall’autorità iraniane continuerà probabilmente a crescere.

MK

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