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Le meraviglie di Finzi Pasca raccontate e fotografate da Laura Lucini (2019)



Ecco che a distanza di vent’anni, ritorna a Vevey un evento tanto tanto atteso quanto affascinante: “La Fête des Vignerons” (FeVi). Per alcuni ragazzi è la prima volta; per altri pensionati, la quarta, ma il cambio generazionale non è importante. L’importante è andarci con lo spirito giusto. Io, alla mia prima Fête des Vignerons, sono partita con buone aspettative. Sì, perché il nome del regista Daniele Finzi Pasca è ormai più che conosciuto a livello mondiale, e sapere che è ticinese, ci rende orgogliosi.

In fondo si sa che il Ticino è sempre stata terra di artisti. Ma veniamo allo spettacolo.

L’arena, ideata da Hugo Gargiulo (che è anche lo scenografo della FeVi), è stata costruita in tempi molto stretti (circa quattro mesi) sulla Place du Marché, ha un’area di 17’000 m2 e può ospitare fino a 20’000 persone.

Lo scenario che la circonda, la rende poi ancora più affascinante, tra il lago Lemano e le montagne.

Lo spettacolo esiste in due versioni: quello “diurno”, dove risaltano di più i magnifici costumi di Giovanna Buzzi, e quello “notturno” dove invece si possono maggiormente ammirare i giochi di luci sul pavimento luminoso Led di 800 m2, , ideati dal video Designer Roberto Vitalini, o alcune coreografie ad effetto come per esempio i soldati con le lance-neon.

A fare da fil rouge a questo spettacolo, la cui preparazione è durata sette anni, sono: Julie, la bambina con le trecce che ricorda un po’ Heidi, e suo nonno. Tramite loro, gli spettatori ammirano il racconto di un anno di vita della vigna. A volte attraverso i sogni di Julie, altre volte attraverso episodi della vita contadina come quando le carte da gioco prendono vita attraverso i figuranti (e qui c’è anche un riferimento ad “Alice nel paese delle meraviglie”). I 5’500 figuranti (praticamente tutti volontari) si dividono tra venti scene che ci mostrano il lavoro nelle vigne. Dalla potatura, ai cambi stagionali, passando anche da scene conviviali e sociali come il matrimonio, o la festa di Saint-Martin.

Un’altra volta ancora lo spettacolo si è avvalso della professionalità di Maria Bonzanigo, collaboratrice di lunga data di Finzi Pasca, compositrice e direttrice musicale della Fête des Vignerons.

Una sensibilità particolare in questo spettacolo, è stata inoltre quella di integrare nella scena dello “strappo”, con degli acrobati che saltano nel fuoco, anche dei disabili in sedia a rotelle. Per la prima volta inoltre, il ruolo del “messaggero con la gamba di legno”, è stato interpretato da una donna, la campionessa paraolimpica, Sofia Gonzalez.

Lo spettacolo si conclude con un momento molto emozionante, tanto da far indurre gli spettatori a estrarre i telefonini per attivare la luce frontale, e ottenere così l’effetto “accendino” che si usava un tempo…

 La scena infatti mostra l’arrivo di quaranta mucche (di tre razze svizzere), accompagnate nell’arena dalla confraternita dei Vignerons, e dal canto le “Ranz des Vaches”, scritto nel 1921 da Joseph Bovet e riproposta tradizionalmente durante les Fêtes des Vignerons, in cui il termine mucca, viene ripreso nella versione celtica “Lyoba”.

È stato uno spettacolo che ha senz’altro regalato emozioni sia al giovane pubblico, che a quello adulto, e che verrà ricordato negli anni. Per chi non l’ha ancora visto, affrettatevi, c’è tempo fino a domenica 11 agosto, altrimenti bisognerà aspettare altri 20 anni… 😉

Laura Lucini



Testo e fotografie (copyright) di Laura Lucini

 

Relatore

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