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“Le leggi che l’Unione europea vorrebbe costringerci ad accettare” – Un pensiero di Amalia Mirante

AMALIA MIRANTE, candidata PS al Consiglio di Stato in competizione con Bertoli, molto nettamente (quanto abilmente) si smarca dagli “euroturbo”. Questa mossa potrebbe assicurarle un cospicuo appoggio “esterno” in termini di preferenziali.

Sarà probabilmente attaccata dagli “irriducibili pasdaran” (una volta esaurito il provvidenziale “effetto Morisoli”).

Probabilmente le situazioni sono incomparabili, ma ci viene alla mente il lontano (e altamente drammatico) 1987 (sì, noi siamo antichi), con i Salvioniani che volevano a tutti i costi il sessantottino Martinelli in governo, mentre i Masoniani appoggiavano freneticamente Bervini.

Il liberale Buffi rischiò il seggio. Buffi, subentrato l’anno prima a Speziali, dimissionario dopo il disastro del CUSI. Furono eletti entrambi, Martinelli e Bervini! Ma per poco. Quattro anni dopo i socialdemocratici furono mangiati.

La politica – effimera, cangiante, anguillesca – sembra avere soltanto un presente. Ma in verità essa ha anche un passato, ed è bello (per chi può) ricordarlo.

* * *

(dal Corriere del Ticino)

“Per questa ragione le leggi che l’Unione europea vorrebbe costringerci ad accettare senza poterle discutere fanno a pugni con il nostro federalismo, che rischia di uscire con le ossa rotte dall’Accordo quadro. Si mette in pericolo, con questo accordo, il paziente lavoro di condivisione che fa della Svizzera una nazione ricca e solidale con le sue minoranze.”

“Non che non ci sia stato un disastro comunque: il processo di dumping salariale in certi settori si fa sentire, così come il processo di sostituzione della manodopera indigena. L’Accordo quadro, però, va ancora avanti sulla strada sbagliata e vuole eliminare buona parte di queste misure di accompagnamento. Con le conseguenze che possiamo immaginare.”

“Per concludere, pur non avendo nulla contro l’idea di un accordo con l’Unione europea, ritengo che molta strada resti da fare, in difesa del nostro federalismo, ma anche per salvaguardare il nostro mercato del lavoro di cantone di frontiera. L’Accordo quadro va ridiscusso perché così com’è, per noi ticinesi rischia veramente di avere conseguenze nefaste.”

AMALIA MIRANTE

Relatore

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