2017
Parallelamente alla mostra dedicata a Paul Signac, il Museo d’arte della Svizzera italiana (MASI) prosegue la sua riflessione sulle figure e su alcuni particolari scorci che hanno segnato la storia della pittura moderna e contemporanea. Per questa occasione viene presentata fino al 22 gennaio 2017 una grande mostra, curata da Elio Schenini, che ripercorre l’opera di Antonio Calderara.
Un’astrazione che non conosce molti altri esempi in area italiana per la sua radicalità, perfettamente in sintonia con le contemporanee esperienze europee che tendono al grado zero della pittura. La geometria nel suo caso non ha però mai la rigidità dell’arte concreta ma è dominata da delicate e sottili vibrazioni luministiche ottenute attraverso l’applicazione di velature sovrapposte. Nei dipinti degli anni Sessanta e Settanta, quasi sempre di piccolo formato, prende così corpo una luce-colore, che traduce la sua aspirazione a “dipingere il nulla, il vuoto, che è il tutto, il silenzio, la luce, l’ordine e l’armonia. Armonia che diventa anche suono e ritmo. E in questo ci viene in mente un parallelismo con altri artisti che si sono confrontati con contrappunti di ritmi verticali, fra i quali anche il locale Gianni Metalli. Nell’ultima sala è possibile udire la registrazione di un LP del 1973 che fa parte del progetto che Calderara ha realizzato dal titolo “nove serigrafie e un disco di Enore Zaffiri”. Un gioco di sovrapposizioni di frequenze trasformato in suono e in stampa. La vibrazione del suono diventa dunque segno cromatico: ammiriamo le potenzialità del colore sulla base di una forte tensione spirituale e di un’aspirazione alla trascendenza. Nelle opere che Calderara dipinge a partire dal 1960, quello che lo spettatore si trova di fronte, infatti, non è più uno spazio ottico-percettivo, ma piuttosto “uno spazio mentale”.
La mostra include, inoltre, un’ampia selezione di opere provenienti dalla collezione che l’artista costituì attraverso una serie di scambi con artisti a lui legati da rapporti di amicizia o di stima, quali Josef Albers, Delaunay, Lucio Fontana, Piero Manzoni, Yves Klein, Mack, Dadamaino, François Morellet, Max Bill e Gianni Colombo. Questa parte, realizzata grazie alla collaborazione con la Fondazione Antonio e Carmela Calderara, si può già ammirare prima di entrare a vedere la mostra vera e propria.
La retrospettiva è accompagnata dalla pubblicazione “Antonio Calderara. Una luce senza ombre” (bilingue italiano-inglese) edita da Skira che presenta le immagini delle opere esposte accompagnate da testi critici di Elio Schenini, Hans Rudolf Reust, Paola Bacuzzi ed Eraldo Misserini, nonché dalla prefazione del direttore del Museo d’arte della Svizzera italiana Marco Franciolli.
Aymone Poletti
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