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L’esplosione di Rostov, e l’alto tradimento di cui parla Putin riguardo i mercenari della Wagner

Ha la stesso cognome di Natasha Rostov, di Guerra e Pace, la città del sud della Russia, sul Don, al confine con l’Ucraina, dove da ieri si sono posizionate unità del gruppo paramilitare Wagner e dove questa mattina è avvenuta un’esplosione immane. Di romanzesco, però, non ha niente.

Da Rostov, sul Don, le immagini di persone in fuga in strada, di corsa sui marciapiedi, che cercano di allontanarsi il più possibile dove aver sentito il rimbombo di un’esplosione sono drammatiche. In un video, si vede anche un giornalista dell’emittente statale Russia Today, che nel video poi si ferma e pone domande ad alcuni testimoni dell’esplosione. La deflagrazione si sarebbe verificata presso una base dell’esercito, racconta il cronista, correndo: “Ci stiamo allontanando il più possibile”.

Successivamente, è giunta la notizia secondo cui l’esplosione si sarebbe verificata presso un deposito di carburante nella città di Voronezh, a poche centinaia di chilometri da Mosca, tra Rostov sul Don e Mosca. Non a Rostov, quindi, ma a Voronezh che è, appunto, a poche centinaia di chilometri da Mosca.

A riferirlo sono fonti e testimonianze concordanti, secondo le quali nella regione del Don sarebbero avvenuti scontri a fuoco tra soldati dell’esercito e paramilitari del gruppo Wagner.

Il gruppo Wagner, infatti, è un gruppo paramilitare di mercenari sanguinari, di proprietà di Evgenij Prigozin, un uomo d’affari che fino a poco tempo prima aveva stretti legami con Putin e, ora, tenta di abbatterlo. Ecco perché Putin parla di “alto tradimento”. Si tratta di 10mila mercenari a cui si aggiungono 40mila ex carcerati, artefici di stragi e battaglie in Siria, Sudan del Sud, Libia, Repubblica Centrafficana, Venezuela. Artsakh e Mali, nonché in Burkina Faso.

Inizialmente, nel 2014, il gruppo Wagner operò in favore dei separatisti russi in Donbass, e fu accusato dall’ONU di aver commesso crimini di guerra, per questo l’UE chiese, nel 2022, che fosse inserito nelle liste dei terroristi. Nel 2019, però, avevano combattuto anche contro i militanti islamisti.

Per questo la storia del gruppo è controversa, per questo il giornalista Tommaso Montanari parla, per esempio, di “un mercenario sanguinario” (cioè Prigozin) che “prova ad abbattere l’autocrate sanguinario che lo pagava” cioè Putin e conclude “c’è poco da fare il tifo per l’uno o per l’altro, siamo sempre più vicini all’orlo dell’abisso”.

Ma perché Prigozin ha tradito Putin? Il discorso è molto complesso. Per ora, secondo Prigožin, i siti militari della città di Rostov sul Don sono sotto il controllo del Gruppo Wagner; Prigožin è pronto a marciare fino a Mosca se il ministro della Difesa Sergei Shoigu e il capo di Stato maggiore Valery Gerasimov non accetteranno di incontrarlo a Rostov sul Don.

Dal canto suo, il presidente Vladimir Putin, in un discorso alla nazione, ha lodato i miliziani del Gruppo Wagner per il loro impegno in battaglie come Bakhmut, ma ha condannato la ribellione e specificato che i responsabili (non citati per nome) verranno puniti duramente.

Stando al blog Voennyj Obozrevatel, nel momento della deflagrazione in cielo volava un elicottero militare. Secondo fonti locali, paramilitari di Wagner hanno sostenuto di aver preso il controllo di tutte le installazioni militari a Voronezh. È possibile, quindi, che la base sia sotto il controllo di Wagner, come riferito dal gruppo.

La città è all’incirca a metà strada tra Rostov sul Don, nell’estremo sud al confine con l’Ucraina, e Mosca. Nella regione di Voronezh, come in quella della capitale, il governo del presidente Vladimir Putin ha introdotto misure presentate come “anti-terrorismo”.
In un messaggio audio diffuso in giornata, il capo di Wagner, Evghenij Prigozhin, ha risposto al discorso di Putin trasmesso in tv accusando il presidente di aver commesso “un grave sbaglio”. Prigozhin ha aggiunto, in riferimento ai suoi paramilitari: “Siamo tutti patrioti”.

I mercenari della Wagner

Putin e Prigozin

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