Economia

La tassa di successione

 di Francesco Pontelli – Economista – 9 Luglio 2023 – il Patto sociale

L’Italia è un Paese decisamente strano all’interno del quale ogni occasione viene sfruttata  per definire necessario un ulteriore aumento della pressione fiscale.

Andrebbe infatti tenuto sempre presente come questa sia già insopportabile, registrando ora un total tax rate del 52,7%, in più in crescita a causa dell’inflazione la quale aumenta il valore nominale sul quale viene  applicata  l’aliquota fiscale (Fiscal drag).*

La morte di Silvio Berlusconi ha aperto una polemica senza precedenti relativa alla tassa di successione con esponenti “dell’intelligentia economica e progressista” affermare quanto questa tassa sia troppo bassa, mentre un aumento delle aliquote applicate avrebbe un benefico effetto redistributivo.

Attualmente nelle successioni si calcola il gettito fiscale sulla base di aliquote che vanno dal 4% al 6% fino all’8%, a seconda del grado di parentela. Attraverso l’applicazione di questi valori percentuali il gettito fiscale generato per lo Stato risulta di poco inferiore a un (1) miliardo.

Partendo da questo postulato ed  applicando una semplice analisi logica, si desumerebbe che  se venissero decuplicate le medesime aliquote, quindi portandole al 40%, al 60% fino all’ 80%,
il gettito complessivo risulterebbe comunque inferiore ai 10 miliardi. Sempre all’interno di una elementare analisi logica, si afferma che con soli nove (9) miliardi di ulteriore gettito fiscale sia possibile la creazione  di un “forte nuovo effetto redistributivo” a fronte del risibile effetto attuale, pur avendo a disposizione seicentonove (609) miliardi di entrate fiscali per lo Stato.

Per contro gli eredi, nella migliore delle ipotesi, vedrebbero dimezzati i patrimoni ereditati, già soggetti durante la loro esistenza ad una elevata pressione fiscale. Con l’ulteriore beffa di vederseli, al momento della successione, di fatto espropriati qualora  venissero applicate le aliquote decuplicate, cioè con il 40%, 60% ed 80%.

Questa polemica risulta frutto del solito approccio ideologico applicato alle dinamiche economiche
il quale sfrutta ogni occasione per cercare di aumentare, attraverso la costante crescita della pressione fiscale, il ruolo dello Stato ma soprattutto di chi, in nome dello Stato, opera all’interno delle istituzioni.

Pur appartenendo all’Unione Europea il nostro Paese si illude di rappresentare una democrazia evoluta, quando, invece, esprime semplicemente il primo esempio di uno stato etico e socialista
sostenuto da ideologie ed una classe politica e dirigente in assoluta metastasi politica, intellettuale e culturale.

(*) giugno 2022  https://www.ilpattosociale.it/attualita/fiscal-drag/

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