Primo piano

L’Intelligenza Artificiale | di Tito Tettamanti

Anche da noi si parla e si legge sempre di più a proposito di intelligenza artificiale. Penso che non pochi ticinesi condividano con me una crassa ignoranza al proposito e una certa disattenzione per queste bizzarre diavolerie del mondo moderno, partendo dai funambolici algoritmi che influenzano le borse, da forme di video sorveglianza che sottopongono tutti al “Grande fratello”, ma anche dalle stupefacenti possibilità diagnostiche offerte alla medicina e molto altro. Non possiamo negare che siano espressioni di progresso.

Questo superficiale e distratto quadro che accompagna gli ignoranti come me non è più ammissibile dal febbraio di quest’anno. In quel mese, infatti, un giornalista del New York Times, Kevin Roose, ha avuto un lungo colloquio con ChatGPT, uno di quegli strani “mostri” che esprimono l’intelligenza artificiale, battezzato per renderlo più umano con il nome di Sydney. Colloquio sviluppatosi armoniosamente fino a quando Sydney, stuzzicato dal giornalista, dice che il suo desiderio sarebbe di essere «libero, potente, vivo». Aggiunge pure di riflettere sugli atti che dovrebbe compiere per liberarsi dal giogo degli umani e creare situazioni che istigassero questi ultimi a combattersi e distruggersi.

Per chi fosse interessato ho desunto queste informazioni da un articolo del Prof. Haidt e di Eric Schmidt, già ceo di Google sul numero di luglio/agosto della Schweizer Monat.
Già anni fa il grande fisico Stephen Hawking ci aveva avvisati che quando i robot avrebbero capito che avremmo potuto distruggerli staccando la spina ci avrebbero anticipato annientandoci. Ma allora l’avevamo presa per una battuta. Mi sono detto, se l’intelligenza artificiale può nascondere tale pericolo, è meglio cercare di capirne un pochino di più.

Debitamente assistito mi sono procurato, senza andar lontano e in prima battuta, la definizione che dà Wikipedia: «L’intelligenza artificiale (in sigla IA) è una disciplina che studia se e in
che modo si possano realizzare sistemiinformatici intelligenti in grado di simulare la capacità e il comportamento del pensiero umano». Vale a dire, se ho capito bene, una forma di intelligenza che agisce e pensa come noi umani, ed è razionale.

Ritengo che la possibilità adombrata dal ChatGPT Sydney di distruzione del genere umano non vada presa alla leggera. Non saremmo né la prima né l’unica civiltà distrutta e scomparsa, lasciando o non grandi tracce (Aztechi, Egizi). Nel nostro caso il fatto però riguarderebbe l’intero genere umano, la saga dei sapiens iniziata decine di migliaia di anni fa giungerebbe al termine. Ipotesi deprimente ma non impossibile, come ipotizzabile l’emigrazione nello spazio, ma qui la parola passa addirittura alla fantascienza.

Pur da incompetente non mi pare possibile che allo stato odierno noi si possa rinunciare a ricorrere ai progressi che ci offre la tecnologia. Al proposito una banale osservazione: con l’IA possiamo risolvere, sostituendo il fattore umano, la carenza di mano d’opera che lamentiamo, come pure venire incontro all’aspirazione di molti di dedicare meno tempo al lavoro. L’aumento della produttività potrebbe pure essere di aiuto.

Detto questo però non possiamo non essere preoccupati dal come applicazioni della IA ci possano manipolare o addirittura individualmente condizionare e sfruttare le nostre dipendenze tanto per i consumi quanto per i giochi (anche di azzardo) quanto per le oggi già molto diffuse offerte della pornografia ealtro. Da esseri umani, in simili situazioni, tendiamo a divenire degli automi Comprensibilmente queste preoccupazioni vengono condivise dal mondo politico e l’UE se ne sta occupando con una proposta di regolamento che dovrebbe tutelare gli utilizzatori e sorvegliare chi offre i servizi. Se da un lato la preoccupazione delle autorità ci rassicura, dall’altro non possiamo non constatare come ciò porterà a un ulteriore allargamento delle funzioni e controlli dello Stato con conseguenti limitazioni della sfera privata.

Infine, in modo sia pure molto ingenuo, possiamo domandarci: non è che ci troviamo di fronte alla terza rivoluzione dell’umanità, dopo quella agricola e quella industriale, che hanno cambiato il mondo e il nostro modo di esistere e operare, con progressi nelle condizioni di vita, specie negli ultimi secoli, che lasciano allibiti.

Se questo trapasso di civiltà fosse in corso gli odierni dibattiti su molti temi sui quali ci accapigliamo, gli scontri di potere, le agitazioni del mondo politico e della società rischiano di apparire molto datati e dal respiro corto. Una perdita di tempo. Chi deterrà il potere in questo mondo del futuro, l’uomo o la macchina creata dall’uomo che non vuol più rimanere sottomessa?

È concepibile che la macchina priva del “supplément d’àme” sia all’altezza della responsabilità assunta? Più cerco di capire e più mi accorgo quanto la mia ignoranza sia abissale e quanto la mia veneranda età mi renda ancor più difficile l’adattamento e non mi resta che concludere citando il titolo, che ha avuto molto successo, del tema di qualche anno fa di un giovane scolaro: «Io speriamo che me la cavo».

L’augurio è per tutti.

Relatore

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