La morte getta un alone di rispetto sugli estinti. Chiunque abbia avuto idee forti, controverse, non condivise e scioccanti, una volta scomparso fa sì che anche i suoi detrattori chinino il capo.
Non è sempre così per tutti, ma per Michela Murgia – scrittrice, giornalista, opinionista – di certo lo è stato. Aveva pensieri spesso destabilizzanti come quando, nel “GOOD SAVE THE QUEER” pubblicato nel 2022, espresse le sue contrarietà per la preghiera “Padre nostro”, sostenendo che fosse patriarcale e da abolire, arrivando addirittura a screditare la Trinità, in quanto simbologia tripartita del potere maschile sulla cultura occidentale.
Era laureata in Teologia e diplomata all’istituto tecnico. Con un panorama così variegato e contrastante alle spalle, di certo non poteva che avere una cultura eterogenea. Dopo essere stata insegnante di religione nelle scuole, portiera notturna, amministratrice di una centrale termoelettrica, divenne famosa per il suo romanzo “Accabadora”, pubblicato nel 2009 e divenuto anche un audiolibro, incentrato sulla figura – storicamente non comprovata – di una donna, nella realtà rurale sarda, che uccideva i moribondi, in una sorta di eutanasia ancestrale.
Ma Michela era anche famosa per “Il mondo deve sapere”, una sorta di blog in cui denunciava lo sfruttamento dei call center, un’opera – divenuta anche teatrale – a cui qualsiasi descrizione starebbe stretta.
E poi, la sua attività di cattolica anticattolica, e anticristiana. Scrisse, infatti, “Ave Mary, così la Chiesa inventò la donna” sostenendo che la Chiesa avesse contribuito a dare della donna un’immagine di peccatrice e meretrice; dal testo prese ispirazione Fedez per una spregevole canzone, il cui testo, però, altrettanto blasfemo ed abominevole, fu fatto dai Punkreas.
Michela aveva scritto anche “L’inferno è una buona memoria” in cui, traendo ispirazione del libro “Le nebbie di Avalon” di Marion Zimmer Bradley, sosteneva di come, nel mito arturiano, la regina Ginevra incarnasse la donna angelo, mentre Morgana la strega a cui, negli anni ‘70, si sarebbe ispirato il movimento femminista. “Morgana” è, infatti, anche il titolo di un libro scritto assieme a Chiara Tagliaferri, in cui si simboleggia la figura della femminista rivoluzionaria.
Idee banali, aveva detto Lucetta Scaraffia – storica contemporanea alla Sapienza di Roma – sull’Osservatore Romano.
In generale, però, la Murgia era soprattutto conosciuta. Quando aveva annunciato di avere un cancro al quarto stadio, si era sposata con l’attore Lorenzo Terenzi solo, come aveva detto lei, “in articulo mortis” e “per garantirgli i diritti”. Il matrimonio era stata una celebrazione del genderless e del fluido: tutti in bianco, senza distinzioni, assieme ai suoi amici, come la scrittrice Chiara Valeri.
La Murgia era già stata sposata con Manuel Persico dal 2010 al 2014. Aveva anche adottato quattro figli, che oggi sono giovani uomini, Raphael Luis, Francesco Leone, Michele Anghileri e Alessandro Giammei.
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