Svizzera

Argovia, i genitori della bambina uccisa: “L’abbiamo fatto per lei”

La procura del Canton Argovia deve affrontare in questi giorni il caso di  una terribile tragedia con una storia drammatica dietro. Nel maggio del 2020 due genitori, 33 anni lui, 31 lei, entrambi tedeschi hanno ucciso la loro bambina di 3 anni con il favoreggiamento della nonna. Il giorno della morte della piccola i genitori si erano rivolti ai servizi di emergenza del Cantone dicendo di aver trovato la loro figli morta nel suo lettino, al mattino. La morte bianca ha insospettito le autorità che avevano ordinato un’autopsia sul corpo della piccola. I risultati degli esami hanno rivelato che nel suo sangue c’era una massiccia dose di ecstasy che ha provocato carenza di ossigeno al cervello e dunque il decesso. I genitori e la nonna sono stati immediatamente accusati e ad oggi sono emersi numerosi dettagli sul caso, anche a seguito della confessione dei genitori. 

La piccola soffriva di una paralisi cerebrale incurabile che la costringeva a una vita piena di costrizioni e dolori. Convulsioni, incapacità di deglutire, di camminare e di parlare hanno spinto i genitori, stando a quanto dichiarato loro stessi, ad alleviare le sofferenze della figlia. Nei pochi anni in cui ha vissuto i genitori avrebbero fatto di tutto per cercare di migliorare la sua situazione, sottoponendola a diversi trattamenti. Tutto, tranne che affidarla a un istituto: “Non volevamo dare via la nostra bambina come un giocattolo rotto”, “Non sarebbe mai migliorata. Non sarebbe mai stata in grado di vivere una vita piacevole” sono le dichiarazioni del padre e della madre. Così la decisione di darle il cocktail letale. Dopo averla drogata, quando ormai non era più cosciente, i due l’hanno soffocata con un panno e messa nella culla. 

Stando alle dichiarazioni della madre non era la prima volta che tentavano di ucciderla ma senza successo: “Non ci riuscivo, è pur sempre la mia bambina. Non è facile fare una cosa del genere”. Eppure ai genitori l’omicidio sembrava rappresentare l’unica soluzione: “Voleva solo il nostro aiuto. Avrei potuta aiutarla in qualche altro modo? Non credo proprio”. Dopo l’arresto, avvenuto tre mesi dopo i fatti, la madre non ha mai negato quanto ha fatto e ha sempre ribadito di non averlo fatto per se stessa, bensì per il bene della piccola. 

L’accusa ha chiesto 18 anni di reclusione per entrambi i genitori e 5 per la nonna, più espulsione dalla Svizzera per 15 anni. Gli avvocati difensori invece insistono per l’omicidio colposo. 

MK

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