Editoriale

Il coraggio di Fabio Pontiggia

dal Corriere del Ticino odierno, citazioni dall’articolo del direttore Pontiggia

“Sì, anche Umberto Eco è stato un «cattivo maestro», pienamente partecipe, con le sue pubbliche prese di posizione, dello sbandamento ideologico che durante gli anni di piombo portò molti esponenti di spicco della cultura italiana a legittimare intellettualmente la lotta armata, cioè il terrorismo, contro lo Stato e contro il sistema fondato sull’economia di mercato.” […]

* * *

(fdm) Nell’ottobre 1971 era in corso un procedimento per “istigazione a delinquere” – a danno del commissario Luigi Calabresi – contro dirigenti e militanti di “Lotta continua”. Calabresi era accusato dalla sinistra eversiva e armata di aver provocato la morte dell’anarchico Pinelli, arrestato per la strage di Piazza Fontana e caduto (o buttato giù?) da una finestra della Questura di Milano. Calabresi fu assassinato da un killer di Lotta Continua il 17 maggio 1972.

* * *

“Nella lettera aperta dell’ottobre 1971, a sostegno dei militanti e dirigenti di Lotta Continua, era scritto tra l’altro: «Quando essi (cioè gli imputati) gridano ‘lotta di classe, armiamo le masse’, noi lo diciamo con loro. Quando essi si impegnano a ‘combattere un giorno con le armi in pugno contro lo Stato fino alla liberazione dai padroni e dallo sfruttamento’, noi ci impegniamo con loro». Quella lettera aperta – che sosteneva politicamente e moralmente la lotta armata – fu firmata da 50 esponenti del mondo dell’arte, della cultura e dello spettacolo. Tra di loro c’era anche Umberto Eco.”

“Com’è possibile che una persona colta, dotata di mezzi intellettuali decisamente sopra la media, capace di utilizzare gli strumenti e i metodi scientifici di indagine della realtà… … eccetera eccetera eccetera ?

* * *

Visto che Pontiggia pone una domanda, è giusto che Pontiggia riceva una riposta. Quella che gli do io è la seguente. Eco, in quel momento, NON POTEVA FARE NULLA DI DIVERSO. Doveva seguire – lui intelligentissimo (ammettiamo) come tanti altri un po’ più cretini di lui – la Legge del branco.

E… se non l’avesse fatto? Sarebbe stato messo al bando. Eco? Il guru, il mito, il Condecorato (di 40 lauree honoris causa, ho detto quaranta). Nulla di tutto ciò ci sarebbe stato. Non dieci, cento, mille articoli di compianto, non “coccodrilli” magistrali, non il lutto planetario.

* * *

Per scrivere un articolo così (anche oggi) ci vuole coraggio, sia quindi onore a Fabio.

È questo il miglior Pontiggia, quello che abbiamo ammirato e amato. E che ricordiamo bene, perché la nostra memoria permane eccellente.

Relatore

View Comments

  • Egregio Direttore,

    ritengo, molto francamente, che il suo giornale avrebbe potuto risparmiare ai cittadini del Cantone di cui pretende di essere il "Corriere", la vergogna di vedere
    pubblicato, nel giorno della notizia della morte di Umberto Eco, un articolo firmato di un certo Fabio Pontiggia che pone Umbero Eco fra "i cattivi maestri", ricordandolo come uno dei firmatari di un documento del 1971 pubblicato dal quotidiano "Lotta Continua" (consultabile da chiunque su Wikipedia).
    Senza entrare nel merito di quel documento, che va contestualizzato (il che non è possibile nello spazio qui disponibile), vorrei ricordare che Eco fu invece al contrario il maestro che insegna, a chi si prenda l'impegno di leggerne i libri, a partire da "Apocalittici e integrati" (1964) fino a "Kant e l'ornitorinco" (1997), passando per
    il fondamentale "Semiotica e filosofia del linguaggio" (1984), che un messaggio è costruito a partire da un codice e che del codice è parte costitutiva il contesto (appunto!) e chi lo interpreta. E che le categorie che ogni codice postula sono il
    prodotto di una determinata cultura, ovvero vanno storicamente relativizzate (incontrando, per questa via, Michel Foucault).
    Constatare, con Umberto Eco (sulla scia di Ernst Cassirer), che ogni atto conoscitivo della realtà è fondamentalmente una semiosi, cioè che la comprensione del reale passa inevitabilmente per un sistema simbolico, un codice (che è culturalmente, cioè storicamente, determinato) induce necessariamente ad una estrema cautela nei confronti di ogni "verità unica" (o in qualche maniera "rivelata") e di ogni descrizione univoca del reale (culturale, filosofica, religiosa o politica) e ad un radicale scetticismo nei confronti di ogni forma di "pensiero unico" e delle diverse "utopie" che ne derivano (dalla Repubblica di Platone, all'isola di Utopia di More, alla Città del Sole di Campanella, allo stalinismo): compresa quella contemporanea, che
    pretende di identificare il libero mercato con la "società aperta" (filosoficamente sdoganata da Karl Popper) e con il "migliore dei mondi possibili". Insegna Eco che l'attività intellettuale, per quanto erudita, non ha senso se non si accompagna
    a una autentica tensione, cioè preoccupazione, di natura etica, che non può non diventare anche politica, come già mostrarono Koestler, Camus, Vittorini, Calvino, e cioè nei termini di una instancabile demistificazione del discorso ideologico (vedi "Guerre sante, passione e ragione. Pensieri sparsi sulla superiorità culturale.
    Scenari di una guerra globale", 2002 e "Costruire il nemico e altri scritti occasionali", 2011). E, nei sui libri più recenti, Umberto Eco ci invita, spesso con ironia, a esplorare quelle terre in cui verità e credenza si intersecano, si sovrappongono e si
    confondono, inducendoci a riflettere sulle dinamiche storiche conferiscono alle leggende un (apparente) statuto di verità (vedi "Storia delle terre e dei luoghi leggendari" 2013). Ci conduce, insomma, attraverso l'indagine semiologica, a diffidare delle semplificazioni linguistiche e retoriche, che sono gli i strumenti demagogici attraverso si legittimano i sistemi sociali e politici che perpetuano la miseria e l'ingiustizia. Per concludere lascio al sig. Pontiggia il compitino di estendere la sua domanda ("Com'è possibile che una persona colta, dotata di mezzi
    intellettuali decisamente sopra la media [...]" possa firmare l'autodenuncia pubblicata da "Lotta Continua") agli altri firmatari, tra i quali troviamo il giornalista, già direttore della "Stampa" e del "Corriere della Sera" Paolo Mieli, la scrittrice Natalia Ginzburg e il poeta Giovanni Raboni, i registi Cesare Zavattini e Nelo Risi, i filosofi Enzo Paci, Emilio Garroni e Lucio Coletti, il linguista Tullio De Mauro. Forse avrà l'occasione di fare una debita valutazione della distanza intellettuale che ci
    separa da certi maestri, per quanto "cattivi".
    Umilmente mi confesso allievo di Umberto Eco e di altri "cattivi maestri" che hanno firmato quell'appello (e menziono solo quelli a cui devo di più: Tullio De Mauro, Enzo Paci, Lucio Coletti, Natalia Ginzburg e Nelo Risi). E sono covinto che altri Ticinesi si sentano fieramente (e umilmente insieme) allievi di questi maestri e condividano con me la vergogna e l'indignazione che suscita questo inopportuno e incongruo articolo del "Corriere de Ticino".

    • Mi ascolti, amico Christen. Io credo che Lei non abbia letto BENE il testo in questione, sottoscritto da Eco (& compagnia bella). La invito ad approfondire.

      Quanto a Fabio Pontiggia, la sua mossa è stata (lo ribadisco) "coraggiosa" e ciò che lei scrive in un certo senso lo dimostra.

      Fabio dirige il principale quotidiano della nostra piccola Patria, è un mio amico personale da molti anni (e spero che lo rimanga).

      Quanto all'opportunità (o necessità) di CONTESTUALIZZARE, che ne direbbe se "contestualizzassimo" anche le Brigate Rosse? Non potrebbe essere un'idea?

      • Cari Jack O Ripper e GSxxyy,
        COMPRENDERE le cose (gli avvenimenti storici, le visioni del mondo e le scelte di persone) è una cosa ben diversa dal CONDIVIDERLE o approvarle. La contestualizzazione storica è uno strumento indispensabile, appunto, per comprendere. Non nego che costi fatica e impegno: ma non si parte da qui, si finisce inevitabilmente per cadere nelle semplificazioni demagogiche, nelle incongruenze e negli anacronismi come quello di cui è inciampato il suo amico.
        Con questo chiudo una discussione a cui solo in via del tutto eccezionale mi sono concesso replicando a chi si nasconde dietro il burqa di un nickname.

    • Egregio Signor Christen,
      normale che Lei, allievo di Eco, difenda a spada tratta il suo Maestro, autore anche di opere assolutamente illeggibili se non si vuole morire di noia. Meno normale che Lei lo faccia con un miliardo di "pociosi" e sufficienti (con senso di superiorità indisponente) citazioni e commenti. Guardi che non si tratta di denigrare qualcuno, come invece fa lei con "un certo Fabio Pontiggia". La domanda che ci si pone, caro e "certo Signor Christen",noi comuni mortali terre à terre, è quella che dovrebbe valere per tutti e per sempre, al difuori di ogni possibile contestualizzazione: perché degli intellettuali o pseudo-intellettuali (naturalmente più numerosi dei primi), sicuramente dotati almeno di media intelligenza, si espongo al rischio della clamorosa smentita ed al conseguente dileggio come è successo ai 757 "sventurati" con la firma del manifesto che è sfociato nell'assassinio di Calabresi? Bobbio almeno si è scusato, Eco, che proprio per la sua notorietà doveva farlo, quel coraggio non lo ha mai trovato, e certo non perché gli sia mancato il tempo. Per Lei un fatto trascurabile, per noi no. E`e rimane una macchia indelebile, che possiamo evocare a nostro, anche se n on a Suo piacimento. Mancanza di buon gusto? Certo, e anche provocazione come la Sua e quella dei 757 cavalieri senza macchia e sen za paura summenzionati.

Recent Posts

5 maggio 1821, con la morte di Napoleone, finisce un’epoca

5 maggio 1821. Una data, la fine di un'epoca, la morte dell'Imperatore, prigioniero del mondo…

1 ora ago

La storia di una spia russa a Napoli

Una storia di spie da film, quella della russa Olga Kolobova, vissuta per anni a…

2 ore ago

Morena Ferrari Gamba intervistata da Francesco De Maria (29.3.21)

Questa intervista viene pubblicata mentre il Consiglio comunale di Lugano si riunisce in una seduta…

2 ore ago

La prima settimana senza di lui – di Francesco De Maria

2013  sono passati 10 anni abbondanti Apro questo mio pezzo politico ricordando a tutti che…

3 ore ago

La Certosa di Parma – quell’amore contrastato tra analogie storiche e parodie sociali

Un intrigo, una profezia, un amore proibito che ne impedisce un altrettanto proibito. Romanzo ottocentesco,…

21 ore ago

Le due colonne del Tempio – Che cosa significa A.G.D.G.A.D.U ?

L'ingresso nel tempio della massoneria è contraddistinto da due colonne gemelle con sigle B e J che…

21 ore ago

This website uses cookies.