“A vis à vis con la psichiatra che vent’anni fa scoprì a livello mondiale ciò che avviene nel cervello quando ci innamoriamo”
La Dott.ssa Donatella Marazziti, laureata in Medicina Chirurgia presso l’Università di Pisa dove si è anche specializzata in psichiatria e biochimica clinica è una psichiatra conosciuta in tutto il mondo per i suoi studi nel settore della biologia e della terapia degli svariati disturbi mentali. Dirigente medico di I livello presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana (AOU), professoressa a contratto di psicologia presso l’Università romana Unicamillus, è anche responsabile della “the Brain Research Foundation” di Lucca, Toscana.
Considerata dalla rivista “Class” fra i dieci migliori psichiatri d’Italia, fa parte anche del gruppo di studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per la psichiatria e per il Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC). Vanta più di 600 lavori, ha scritto numerosi capitoli in libri, svariati libri fra cui “La natura dell’amore”, due saggi tradotti in diverse lingue e un romanzo.
L’innamoramento innesca un rapido flusso biochimico di neurotrasmettitori, tra cui la serotonina, la dopamina, la nord-renalina e gli oppioidi endogeni, che cambiano radicalmente il nostro cervello. Questa è una vera e propria risposta dall’allarme che diventa piacevole per dei circuiti del piacere.
Nella maniera più assoluta no. L’amore, fa parte di noi umani, è una caratteristica della natura umana e delle strutture del nostro cervello, che a sua volta è caratterizzato da complesse espressioni chimiche. Quindi, l’amore non è assolutamente solo frutto di sostanze biochimiche.
Nel tempo, ovvero per millenni, l’amore è stato strutturato per essere utile nella nostra vita e per il bene di noi stessi.
Sul piano chimifico l’ossitocina, che a livello popolare possiamo definirlo l’ormone che regola l’attaccamento al proprio compagno/a, non basta e di conseguenza bisogna eliminare le nostre forme di egoismo ma allo stesso tempo bisogna ricorrere ad atti di virtù e dedizione.
In un tradimento vi è una parte chimica cioè la curiosità di esplorazione, mentre come seconda parte vi è sicuramente vi è la responsabilità dell’individuo.
Il rapporto con i caregivers (solitamente genitori o un genitore) è la base del nostro stile di attaccamento che influenza i nostri rapporti sociali e le nostre scelte affettive. Traumi, ricordi negativi e spiacevoli in diretto rapporto con i caregivers primari posso influenzare in maniera importante le nostre reazioni amorose, poiché sono come delle informazioni immagazzinate in un lato del nostro cervello che si risvegliano in situazioni che si sovrappongono.
Nel Canton Ticino, circa il 2% della popolazione soffre di un Disturbo Ossessivo Compulsivo di varie gravita e tipologie e alcuni aspetti di questo disturbo psichiatrico, che si cura con la psicoterapia cognitivo comportamentale associata agli SSRI come la Fluvoxamina.
Ritornando a noi, alcuni aspetti del DOC come il pensiero ripetitivo e ossessivo nei confronti del nostro compagno/a li ritroviamo nell’amore. Se sapevo che nel Disturbo Ossessivo Compulsivo i malati hanno un netto calo della serotonina, un giorno fra un congresso in America e un aereo per l’Italia, che al mio rientro dovevo valutare gli innamoramenti, ed è stato vincente! Anch’essi, avevano un abbassamento della serotonina come quelli con disturbo ossessivo compulsivo. L’unica differenza paziente Doc e soggetti sani, è che nei pazienti innamoramenti doo 6 settimane massimo 3 mesi, i livelli di serotonina ritornavano normali.
Il saggio vuole proprio partire dal concetto che l‘amore è il sentimento principe, la pietra angolare delle relazioni affettive, il micro della nostra esistenza. Ritengo che non sia sempre stato così: l’amore attuale è il risultato di un lungo processo storico e culturale, e di concezioni che ci sembrano scontate, ad esempio che l’amore sia il presupposto fondamentale del matrimonio. Anche se la nostra vita di relazione – sentimentale e sessuale, è molto più libera e meno soggetta ai condizionamenti sociali come all’epoca dei nostri nonni, siamo per questo più felici che in passato? Le nostre unioni sono più durature? E più facile sfuggire alle pene d’amore? Soprattutto, siamo sicuri di sapere davvero che cos’è l’amore? Il mio obbiettivo è quello di fare il punto sulle conoscenze attuali sull’amore, e in particolare sui processi biologici che stanno alla base dell’attrazione e dell’attaccamento che spiegano i diversi atteggiamenti di uomini e donne. Studiare la biologia dell’amore non significa degradare i sentimenti: significa esaminare dall’interno gli affascinanti meccanismi molecolari a essi associati, e in questo modo proporre nuove risposte ad antichi interrogativi. Una domanda che mi pongo sempre sono la seguenti, “Siamo liberi di innamorarci? “Qual è il rapporto, nelle scelte d’amore, fra “ragione” e “sentimento”? Perché alcuni si attaccano ossessivamente alla persona amata, o si rifiutano di accettare la fine di mia relazione, mentre altri non sanno andare oltre mi legame superficiale?
Questi comportamenti dipendono dall’ambiente o dalla storia psicologica di ciascuno, oppure esistono cause biologiche, che vanno ricercate nella fisiologia del cervello? L'”amore inalato” può essere curato, così come si curano la depressione o i disturbi della personalità? Osservare l’universo dell’amore dalla prospettiva delle neuroscienze, che nell’ultimo mezzo secolo hanno rivoluzionato le nostre concezioni non solo del cervello, ma della natura stessa della mente, significa intraprendere un cammino di conoscenza che potrà aiutarci a vivere meglio.
In occasione dell’undicesima edizione del “World Forum della Pace” interverrò su gentile invito del mio assistente Bsc(Psych) Nicola Schulz Bizzozzero Crivelli, nonché membro del Comitato d’Onore per tenere una relazione sotto il punto di vista neuroscientifico, sulla pace che comincia dalla cura dell’infanzia. Come diceva Mahatma Gandi “se vogliamo la vera pace in questo mondo e se vogliamo portare avanti una vera guerra contro la guerra, dovremmo cominciare dai bambini”. Un tema delicato, importante e a me molto caro, soprattutto oggi con l’atroce guerra fra Russia e Ucraina e la guerra storica che si è riaccesa fra le Stato Sionista e i terroristi sanguinari di Hamas. Tutti noi davanti a questi traumi devastanti, dovremmo, anzi, dobbiamo adottare con le istituzioni politiche e le organizzazioni internazionali, interi programmi specifici per migliorare lo sviluppo sano ed armonico che subiscono traumi, potenziando la loro resilienza, al fine di educarli e non farli essere un nuovo individuo con il temperamento sanguigno, ovvero quel nostro lato biologico del “carattere” che non possiamo modificare e che predispone la persona a seguite condotte antisociali.
Contatti e collaborazione
Nicola Schulz
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