Primo piano

“La Notte Santa” di Guido Gozzano

Guido Gozzano (1883-1916) era nato pochi giorni prima di Natale. Nella sua breve e fulgida esistenza di poeta, recò sempre con sé la preziosa concezione del Mistero, del Divino, della Santità. Pubblichiamo questa sua poesia, per augurare a tutti i nostri lettori una Serena Vigilia di Natale 2022.

– Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei. 
Presso quell’osteria potremo riposare,
ché troppo stanco sono e troppo stanca sei. 

Il campanile scocca
lentamente le sei. 

– Avete un po’ di posto, o voi del Caval Grigio?
Un po’ di posto per me e per Giuseppe?
– Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;
son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe

Il campanile scocca
lentamente le sette. 

– Oste del Moro, avete un rifugio per noi?
Mia moglie più non regge ed io son così rotto!
– Tutto l’albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi:
Tentate al Cervo Bianco, quell’osteria più sotto. 

Il campanile scocca
lentamente le otto. 

– O voi del Cervo Bianco, un sottoscala almeno
avete per dormire? Non ci mandate altrove!
– S’attende la cometa. Tutto l’albergo ho pieno
d’astronomi e di dotti, qui giunti d’ogni dove. 

Il campanile scocca
lentamente le nove. 

– Ostessa dei Tre Merli, pietà d’una sorella!
Pensate in quale stato e quanta strada feci!
– Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella. 
Son negromanti, magi persiani, egizi, greci. . . 

Il campanile scocca
lentamente le dieci. 

– Oste di Cesarea. . . – Un vecchio falegname?
Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente?
L’albergo è tutto pieno di cavalieri e dame
non amo la miscela dell’alta e bassa gente. 

Il campanile scocca
le undici lentamente. 

La neve! – ecco una stalla! – Avrà posto per due?
– Che freddo! – Siamo a sosta – Ma quanta neve, quanta!
Un po’ ci scalderanno quell’asino e quel bue.

Maria già trascolora, divinamente affranta. . . 

Il campanile scocca
La Mezzanotte Santa. 

È nato!
Alleluja! Alleluja!

È nato il Sovrano Bambino. 
La notte, che già fu sì buia,
risplende d’un astro divino. 
Orsù, cornamuse, più gaje
suonate; squillate, campane!
Venite, pastori e massaie,
o genti vicine e lontane!

Non sete, non molli tappeti,
ma, come nei libri hanno detto
da quattro mill’anni i Profeti,
un poco di paglia ha per letto. 
Per quattro mill’anni s’attese
quest’ora su tutte le ore. 
È nato! È nato il Signore!
È nato nel nostro paese!
Risplende d’un astro divino
La notte che già fu sì buia. 
È nato il Sovrano Bambino. 

È nato!
Alleluja! Alleluja!

Relatore

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