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Dio è morto di morte naturale – di Bernardino Damonti

Un commento all’articolo “Perché i Russi odiano la separazione tra Chiesa e Stato?”

A giudicare dai dati statistici c’è una calo di appartenenza alla Chiesa istituzione (in modo variabile) in Europa. Di pari passo si assiste al venir meno di quelli che erano considerati i valori del cristianesimo soppiantati da modi di vivere improntati all’edonismo, al carpe diem, al vivere secondo la modalità dell’avere dove il consumo é diventato il nuovo valore. Una coincidenza probabilmente non casuale. È l’allontanamento progressivo dal cristianesimo, segno del tramonto di un’era?

Una società dalla quale Dio sembra essere sparito non tanto per una rivolta culminata con il deicidio, quanto perché ha cessato di essere un problema, quindi di morte naturale (è l’ateismo pratico, il comportarsi come se Dio non esistesse) è un momento storico in cui è doveroso porsi la domanda su cosa questo significhi e cosa comporta. È la deriva dell’orfano, di chi senza punti di riferimento fissi, i valori della religione, si trascina senza meta con la sola bussola della scienza, la sua nuova religione? O piuttosto di chi è nel mezzo di una crisi adolescenziale, uscito dalla nevrosi infantile (quella che per Freud è la religione) disilluso e disarmato si trova, per la prima volta da 2000 anni, in una crisi di identità?

Ma anche l’adolescente del XXI sec., sopravvissuto alle tirannidi delle ideologie del XX sec., non può eludere le questioni che hanno impegnato a lungo i suoi predecessori. Ed ecco che allora torna da capo a interrogarsi: sul male nel mondo, quello di cui non è responsabile l’uomo (i terremoti, le meteoriti, la legge della giungla che vige nel regno animale, la dignità della gazzella che tenta invano di sfuggire al leone); sul peccato originale la colpa più grande dell’uomo, che ha pagato un atto empio (aver assaggiato il frutto proibito quello dell’albero della conoscenza) con la cacciata e la caduta; sulla sofferenza degli innocenti (o anche l’innocenza è andata persa nella caduta?); sul Dio che si manifesta nella Storia, per soccorrere la sua creatura prediletta e con un grande atto d’amore si incarna per redimerla dal peccato, (un atto riparatorio per essersi improvvisamente accorto che l’uomo, creato a sua immagine e somiglianza è un legno storto per un difetto di costituzione che risale alla Genesi?); sul perché proprio 2000 anni fa e perché proprio in Palestina. Già il Popolo Eletto la Terra promessa.

E le perplessità del nostro adolescente non sono finite. Si interroga sul rapporto Chiesa-Stato; sul potere temporale della Chiesa istituzione, che, necessario strumento intermediario tra l’uomo e Dio, incoronando l’imperatore assurge a massima potenza ma diventa cosi inevitabilmente complice del male prodotto dall’uomo, pronta ad assolverlo con un rito che anziché innescare un circolo virtuoso (neanch’io ti condanno,va e non peccare più ha detto Cristo all’adultera) gli permette di diventare peccatore incallito; si interroga sulla Chiesa che  brucia l’eretico relativizzando l’assoluto (il quinto comandamento del decalogo); conta i morti delle guerre di religione, cristiani contro cristiani e il fardello diventa pesante.

L’adolescente del XXI sec con questa consapevolezza, con questo déjà vécu (prerequisiti di cui non dispone l’uomo de “il mondo nuovo” di Huxley) si trova allora nel dilemma: ritornare a Casa (ricadere nella nevrosi secondo il paradigma freudiano) o rompere definitivamente con il passato, accettare la sfida, camminare da solo verso l’ignoto.

Bernardino Damonti

Relatore

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