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21 gennaio 1793 | la morte del re di Francia fu la fine di un mondo

“Luigi verrà decapitato domani. Ci siamo abbracciati e, piangendo, ci siamo detti addio”. Recita così, avviandosi a conclusione, uno degli ultimi capitoli de il diario segreto di Maria Antonietta best seller storico di Carolly Erickson, studiosa inglese.

Quando lo lessi, ricordo che piansi. È la commozione non soltanto dettata dall’humana pietas, che normalmente suscita  l’uccisione di un padre di famiglia, ma anche dalla consapevolezza della fine di un mondo, di una conflagrazione epocale che tutto dissolve, inaugurando una nuova epoca, non necessariamente migliore di quella che è, invece, irrimediabilmente perduta.

La morte di Luigi XVI, esaltata dai giacobini assetati di sangue che distrussero chiese e massacrarono vandeani, fu la fine di un mondo. Finì il mondo dell’élite aristocratica, ma non finì il mondo dei morti di fame; finì la monarchia, ma non nacque la democrazia, finì la sacralità, ma non nacque una nuova religione.

Il laicismo imperante, strascico della rivoluzione francese, si trascina sino ai giorni nostri: in Francia tutt’ora è legalizzata la distruzione di chiese.

La desacralizzazione del Re inaugurò un’epoca che rinnegava il proprio passato. In verità ci fu la parentesi napoleonica, stella splendente e astro fugace che fece invano intravvedere la pace europea, macchiandosi poi di sanguinose campagne. E il sogno infranto dell’Aiglon, morto 21 enne tra le pareti di Schönbrunn, legittimo imperatore di Francia che, in qualche modo, condivise quasi per una colpa ancestrale di cui pure era innocente, il triste destino dell’ultimo piccolo principe di Francia, Luigi XVII, morto di stenti nella cantina d’un macellaio, cui era stato affidato.

E il sogno infranto dell’Europa che, oggi, pur dichiarandosi erede d’una rivoluzione sanguinaria, non sa cogliere l’insegnamento della storia e, anzi, la distrugge.

Chantal Fantuzzi

Relatore

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  • C’é il pianto di chi si commuove per il regicidio e c’è il pianto dell’orfano che aspetta invano il ritorno del padre che disperso sul campo di battaglia al seguito della bandiera del monarca, allunga numerosa schiera dei caduti noti come “milite ignoto” i veri protagonisti dimenticati della storia di cui non si scrive nei libri.
    C’è chi ha nostalgia della monarchia assoluta ereditata, chi rimpiange il tempo nel quale la Chiesa Istituzione incoronando il monarca nel nome di Dio, mescolando il sacro col profano, contribuisce a macchiare di rosso sangue le pagine del libro della Storia.
    E c’é chi, sufficientemente disincantato da non rimpiangere quella sacralità, non é disposto a sostituirla con una nuova religione,chi sufficientemente scettico da diffidare da quell’elite che ha modellato un mondo nel quale non si riconosce ha il coraggio di voltare pagina:uscire finalmente dallo stato di tutela(sapere aude), guardarsi in faccia e assumere in prima persona la responsabilità delle sfide che sono diventate ormai planetarie(la Terra è un mondo sempre più villaggio dalle risorse che sappiamo limiate)per affrontarle con quel minimo di intelligenza che é sufficiente per capire che siamo tutti sulla stessa barca(che non é l’arca di Noé destinata a salvare il Popolo Eletto) e che continuare a giocare a battaglia navale vuol dire andare tutti a fondo.

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