Cultura

Svizzera e Lombardia: due popoli, un unico grido: “Libertà!”

Scrissero la Storia i Popoli che rialzarono la testa.

Il dominio di un monarca accentratore e l’autodeterminazione di un popolo restio alla sottomissione. La voglia di combattere per cambiare, per ridar voce ai propri diritti. Per salvaguardare la propria identità, per tornare padroni in terra propria.

A scrivere la storia furono i popoli che rialzarono la testa e si ribellarono all’oppressore.

Cosi il 7 aprile del 1167  venti comuni lombardi si riuniscono nel monastero di Pontida e giurano di combattere uniti contro l’imperatore di Svevia Federico Barbarossa, per riprendersi il dominio delle terre che la politica fiscalista dell’ impero ha loro sottratto, vendicare i cittadini umiliati e mutilati per aver osato ribellarsi già in passato al trono di Svevia e ricostruire Milano che le truppe imperiali hanno raso al suolo.  Il 29 maggio 1176 a Legnano la Lega Lombarda, finanziata da Venezia e ormai formata da molte città venete, liguri ed emiliane, sconfiggono l’esercito imperiale sancendo la vittoria dei liberi Comuni (da sempre atti ad autogovernarsi) e inaugurando quell’amministrazione che porterà poi alla formazione delle fiorenti signorie rinascimentali, cambiando per sempre la storia del settentrione, libero, variegato ed indipendente (almeno fino all’invasione francese di Carlo VIII del 1494).

Allo stesso modo il prode arciere svizzero Guglielmo Tell sfida il balivo Gessler, rifiutandosi di inchinarsi al suo stendardo. Catturato dalle guardie imperiali, non rinuncia a dichiararsi pronto ad uccidere l’oppressore e, dopo la rocambolesca fuga salvifica, compare tra gli uomini che, in principio dell’agosto del 1291, sottoscrissero il Giuramento del Grutli, reciproca assistenza “d’aiuto, consigli e favori” tra i tre Cantoni di Svitto, Uri e Underwaldo e alleanza indipendentista dalla lunga mano asburgica.

L’imposizione dei regimi europeisti e la rivalsa di popoli che mai hanno smarrito la loro identità.

La storia non è solo un racconto, ma un cerchio che ripercorre il suo sentiero.  Sta all’uomo, protagonista ignaro di quel recondito tragitto, saper voltarsi indietro per porre gli occhi sul suo futuro. Sta all’uomo saper percorrere quella via, allo stesso modo di quei Popoli che, prima di lui, la percorsero con onore e vittoria.

Popoli che rialzarono il capo, Popoli che vollero ritornare padroni in terra propria, Popoli emblemi di Libertà.

CHANTAL FANTUZZI.

Relatore

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