Gli studenti sono già presenti nell’aula. Entra il docente, che viene salutato nelle forme consuete, a condizione che siano rispettose.
– Docente: “Vi propongo un tema generale: come deve essere organizzato un qualsiasi spazio in cui si trovano delle persone. L’esigenza è di non creare conflitti. Se questi si creano, di poterli risolvere. Fatemi dapprima degli esempi di spazi di questo genere”.
– Studenti (a turno, liberamente): “Per esempio una sala giochi. L’interno di un bus. Il campo di calcio. Il bar…” (eccetera).
– Docente: “Dite bene, ciascuno di questi spazi corrisponde a ciò che penso anch’io. Ma perché è importante parlarne?”.
– Studente sveglio: “Perché spesso si creano dei “casini”. Quindi ci vogliono delle regole”.
– Docente: “Bravo. E sapete dirmi chi stabilisce queste regole e le fa rispettare? Per esempio, come avete detto, in una sala giochi, all’interno di un bus, sul campo di calcio, al bar?”.
– Studenti (anche qui fanno a gara a rispondere): “Nella sala giochi c’è il direttore. Sul bus il conducente, che se qualcuno si comporta male, ferma il bus e chiama la polizia. Sul campo di calcio c’è l’arbitro aiutato dagli assistenti. Anche al bar se necessario interviene la polizia”.
– Docente: “Bravi, sapete proprio le cose. Però non mi avete detto il più importante. Come si fa a capire quali sono le regole?”.
– Studente sveglio: “C’è un regolamento. All’oratorio il direttore l’ha affisso in ogni locale”.
– Docente: “Deve essere proprio così, ovunque dove si trovano delle persone. Ci deve essere un regolamento, scritto se è necessario, o accettato da tutti in partenza e non essere contestato da qualche disturbatore. L’importante è che sia rispettato”.
– Studenti (applaudono, poi qualcuno dice): “Chi non accetta il regolamento deve essere espulso”.
– Docente: “Siete stati finora molto interessanti. Però adesso vorrei allargare il discorso su spazi molto più grandi, come per esempio la Svizzera. Capite che le persone a cui dobbiamo pensare sono molte di più. Penso che comprendiate che anche lì ci vogliono regolamenti”.
– Studente sveglio: “Altrimenti ci sono le multe. Mio papà ne ha presa una di trecento franchi nel Canton Lucerna perché ha passato di pochi chilometri il limite di velocità. Dovevano lasciargliela correre”.
– Docente: “Attenzione a dire questo. Se gliel’hanno data vuol dire che c’era un motivo. Piuttosto ditemi: come si chiamano i regolamenti che lo Stato fa rispettare?”.
– Studenti (uno dopo l’altro): “Si chiamano leggi”.
– Docente: “Giusto. Però va precisato che vi sono leggi più importanti delle altre e poi i regolamenti di applicazione. Ne parleremo nelle prossime lezioni. Per intanto ditemi: come si chiama la legge più importante di tutte?”.
– Studenti: con un po’ di aiuto del docente arrivano a trovare il termine “Costituzione”.
(Qui suona il campanello. La lezione è durata esattamente quarantanove minuti. Gli allievi sono affascinati e si ripromettono di tornare con interesse fra quindici giorni).
Il metodo socratico, detto anche “maieutica”, fu inventato dal grande filosofo greco, e consiste nel far germogliare la verità dagli interlocutori. Naturalmente chi guida deve essere capace di canalizzare la discussione. Niente a che vedere con il nozionismo, se si comprendono le nozioni che stanno alla base di questo tipo di insegnamento.
Franco Cavallero
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