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Se arriverò a cent’anni… – di Carlo Curti

Se arriverò a cent’anni…

non voglio nessun teatrino pubblico con torta, palloncini, foto e politico di turno. Mi piace dirlo adesso, ancora lontano da qualsiasi forma di demenza senile, per sollevare i famigliari da inutili strette di mano, sorrisi di rito e battutine stereotipate. Lugano è la mia città dal 1962, quando vi giunsi da un paese della valle dell’Arno poco noto alle carte geografiche del tempo, ma,proprio per questo, luogo vero, pulsante di rivalità e antagonismi non ancora addormentati dal miracolo economico.

Leonardo. Immagine Wiki commons

A Lugano sono cresciuto, ho lavorato e messo su famiglia, tenendo fermi i concetti di protesta sociale ereditati da pezzi di casato rimasti sul luogo di nascita. Non è stato ovviamente un percorso facile, lontano da quello dei sessantottini di buona famiglia che, passati i pruriti rivendicativi, hanno fatto valere i cognomi e le amicizie pesanti per evitare problemi. Termini come pace e concordanza stagnano nella “zona retrocessione” del mio vocabolario, dove svetta, in solitaria, la parola “conflitto”, quello che ha mosso la storia dell’uomo anche se non è ancora riuscito a raddrizzare il legno storto di cui è fatto.

A Lugano voglio bene, meno a larghe fette  dei suoi abitanti “embedded” nell’edonismo competitivo, per nulla a chi la rappresenta con relative truppe al seguito. Non è una questione di colori, oggi il rosso( pallido) vale come l’azzurro, il verde o il grigio, ma di etica, lealtà, trasparenza da esercitare (sul serio!)in tutti gli ambiti del quotidiano. Un esempio per tutti: Non caricare sulle spalle dei figli le divergenze che si sono avute con i padri limitandone le potenzialità. Nel conflitto si punta chi sta al fronte, non i parenti che restano a casa. Ho cercato spesso di farmi beffe del potere costituito e per questo trattato come innominabile. Grande onore! Mi ricorda il “Nessuno”,uomo di multiforme ingegno che infiniti danni addusse ai Troiani , che sfidò l’ira degli dei pur di ritornare a casa. Sapere che voi fate quello che fate(e continuerete a farlo) mi aiuta parecchio ad esercitare quel dovere verso l’avversario, a non dargli pace finché avrò fiato.

Quindi, se verrà quel giorno, alla larga!

Carlo Curti, Lugano

Nota della Red.: “che infiniti addusse / lutti agli Achei, molte anzi tempo all’Orco…”

Relatore

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  • Vero per l'Iliade, ma quello era Achille.Licenza poetica per "Ticinolive" visto che la furbata di Odisseo causò la distruzione di Troia.

    • Vero. In effetti si parla di Ulisse, mentre le parole "infiniti addusse" si legano all'ira di Achille.

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