Berlino. Alle 4 del mattino l’ambasciatore sovietico Dekanozov viene convocato alla Cancelleria del Reich. La stampa è presente. Joachim von Ribbentrop, ministro del Reich, legge la dichiarazione di guerra della Germania all’Unione Sovietica.
Incomincia la più grande operazione militare della storia. Il suo nome è “operazione Barbarossa”. Il fronte si estende dal mar Baltico al mar Nero. I tedeschi schierano 146 divisioni, delle quali 19 corazzate. Le forze sovietiche sono superiori numericamente ma inferiori tecnicamente.
Alle 3:15 si apre un violento fuoco di sbarramento mentre alle 4:45 l’esercito nazista intraprende l’avanzata generale.
129 anni prima, il 23 giugno 1812, l’imperatore Napoleone aveva attraversato il fiume Njemen puntando su Mosca.
“Malgrado tutti i nostri sforzi per rispettare il patto (di non aggressione), ora (dopo l’attacco) mi sento di nuovo spiritualmente libero”. Questo il pensiero di Hitler, il cui significato è evidente. Germania e URSS furono “alleate” dal 24 agosto 1939 al 22 giugno 1941.
L’Operazione Barbarossa si concluse, dopo quattro anni di guerra terribile e perdite immense, con l’Armata Rossa accampata in una Berlino in rovine, il 1° maggio 1945. Il Führer, suicida con Eva, era morto il giorno prima.
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