Primo piano

“Un libro scritto non con l’inchiostro ma con le lacrime e il sangue”

(PUBBLICATO IL 22.5.2016)

Alcuni anni fa Sfaradi mi disse: “Due, tre mesi”. Eccola. Ieri, su RETE4, la sua voce. Ciao, Michael.

Il giornalista e scrittore israeliano Michael Sfaradi ha presentato domenica scorsa all’Hotel Dante l’ultimo suo libro “Am Groner Freibad n.5”.  L’evento culturale è stato ideato e organizzato da Alessandra Noseda con la collaborazione di Ticinolive.

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LA TRAMA

Una vita intera rivissuta nell’arco di una notte. Ruben abita davanti al mare e come spesso capita non riesce a dormire. Gli incubi del passato che da sempre gli fanno compagnia ancora una volta lo costringono a fare i conti con se stesso.

Scende in strada, l’attraversa e una volta in spiaggia si siede su una sdraio per affrontare umidità, salsedine e pensieri, difeso da una semplice coperta di pile. In quel momento partono i ricordi di bambino.

La scuola, i primi amici per poi passare alla scoperta del suo essere, delle sue radici e della sua appartenenza al popolo ebraico, scoperta che sempre coincide con qualche atto di antisemitismo.

Il passare veloce delle reminiscenze, di fatti importanti che si erano susseguiti nel corso dei primi venti anni della sua vita fino al momento in cui era arrivata la presa di coscienza che l’Italia, terra dove era nato e vissuto non era il posto giusto per lui e a seguire la decisione di spostarsi in Israele unico posto al mondo dove poteva difendersi e non sentirsi più solo.

Ruben rappresenta uno di quei ragazzi che alla fine anni ’70 inizio anni ’80 lasciarono le loro case per emigrare in Israele, unica meta dei giovani ebrei che da ogni angolo di mondo si spostarono verso un futuro e una vita vivibile. Scelta che aveva alla base tanti motivi diversi, ma solo l’antisemitismo era una costante a prescindere dalla nazione di provenienza.

La guerra del Libano, vissuta in prima linea, rimane come un sottofondo costante che riesce a rovinare tutto: dagli amori alle relazioni interpersonali rendendo ogni cosa momentanea e mai definitiva.

Il tempo scivola fra le dita e vola via come sabbia al vento fino al momento in cui Christine entra nella sua vita, una donna tedesca, ragazza madre di un bambino di 3 anni, gli offre un famiglia già pronta con la quale cercare uno scampolo di felicità.

Tutto è così bello che decidere di trasferirsi ancora è addirittura troppo facile… il volo verso la Germania dura solo poche ore, ma il cambiamento per Ruben è enorme.

Per la seconda volta in vita sua cambia nazione, lingua, gente e mentalità e per lui comincia una nuova avventura in una terra che è entrata nella memoria collettiva del suo popolo come la madre dell’antisemitismo moderno. L’esperienza non è facile ma c’è l’amore e il bambino che giorno dopo giorno diventa sempre più suo.

Episodi tedeschi come i Sefer Torah (Rotoli sacri di preghiera) sopravvissuti al nazismo e anche al comunismo della DDR, i vicini di casa con le loro storie legate a un passato vissuto dall’altra parte della barricata, e alla fine le difficoltà di coppia dovute anche al ritorno dello stress post traumatico di origine bellica, dal quale Ruben non è mai guarito, logorano l’amore fino al punto di non ritorno. Ruben allora torna in Israele e riprende la sua esistenza solitaria fino a quella notte passata sulla sdraio.

Domani completeremo l’articolo con alcune nostre considerazioni personali. Un evento intenso e di grande valore letterario e umano.

Relatore

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