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Holy Electricity – vite alternative. Un film di Tato Kotetishwil

Concorso cineasti del presente – critica a Cura di Desio Rivera

Holy Electricity – elettricità santificata / ambientato in Georgia

Regia: Tato Kotetishwil

Il giovane Gonga, uno dei protagonisti del film, a 3 anni, con organi genitali femminili, inizia a rifiutare le gonnelline che, sopratutto il papà, vuole che “lei” le indossi. Appena papà esce per il lavoro, toglie le gonne e si mette i pantaloncini, vivendo la sua vera identità.

L’inizio del film è la veglia al padre, riti di una cultura diversa, se pure per molti versi, simile alla nostra. Siamo a Tbllissi, capitale della Georgia. Una città magnifica, attrazione turistica e regione produttrice di rinomati vini.

Ma questo non c’è nelle immagini del film. Quella Tbllissi fa da sfondo a questi protagonisti, concittadini del regista. Eccentrici, folli, adorabili, creativi ai quali vuole stringersi, accettandoli e, grazie al suo sguardo, farceli accettare.

Lo scenario è il deposito rifiuti, luogo di lavoro (ricicla e vende ciò che riesce a recuperare) del fratello del defunto, Bart. Sulla bara ha promesso di occuparsi del giovane figlio Gonga e lo fa, introducendolo nella sua attività. °°°°°

Nel deposito rifiuti trovano una valigia colma di croci in metallo e viene loro l’idea di metterne una a nuovo, scrostando ruggine e pitturandola, e con luce al neon interna che la illumina, da posare sulla tomba, un mucchio di terra in mezzo al nulla, del papà di Gonga.

E un passante, vedendo la croce illuminata sulla tomba, credulo come la maggior parte degli abitanti della capitale, li complimenta: “Si vede da lontano e indica la via per arrivare facilmente al tumolo”.

Nasce così l’idea di farne altre e venderle. Anche in Georgia, su colline e bordi di strade, se ne vedono parecchie, altissime, illuminate da luci con colori sgargianti. Come da noi, dove sulle vette, ci infiliamo croci enormi, visibili da lontano, e che molti considerano deturpanti del paesaggio, come le pale eoliche o i pannelli solari.

Inizia una vendita porta a porta e molti creduli trovano i pochi soldini, 50 Lari (una quindicina di franchi) per inserirlo nei soprammobili decorativi di casa.

E il caso fa incontrare Gonga ad una ragazza, venditrice ambulante di caffè turco bollente, e nasce amore.

Un bel spaccato di gente fuori dagli schemi, c’è anche lo zio contorsionista che, ogni tanto, per il suo piacere, si rinchiude nel piccolo contenitore rettangolare di vetro da esibizione al circo, così, en passant. Gente che suscita simpatia e amicizia. Inclusiva come lo è chi sa vivere comodamente anche ai margini.

Si, vedendolo, dopo, rimane una bella sensazione di aver partecipato a musiche, vita quotidiana e sentimenti di amicizia e amore di chi non è esattamente come noi.

Relatore

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