Beatrice Cenci (1577-1599) è una figura tragica della storia italiana, al centro di una delle vicende più drammatiche e celebri del periodo rinascimentale romano. La sua storia è legata a un caso di omicidio e ingiustizia, che ha catturato l’attenzione di artisti e scrittori per secoli.
Beatrice nacque a Roma in una nobile famiglia. Suo padre, Francesco Cenci, era noto per essere un uomo violento e abusivo. Le cronache riportano che Francesco sottopose la sua famiglia, in particolare Beatrice, a terribili abusi fisici e psicologici. Questo clima di terrore spinse Beatrice, sua madre Lucrezia e i suoi fratelli a pianificare l’omicidio di Francesco, con la complicità di alcuni servitori.
Nel 1598, Francesco Cenci fu ucciso nella sua residenza di campagna. Inizialmente, l’omicidio fu mascherato come un incidente, ma le autorità sospettarono la famiglia Cenci e iniziarono le indagini. Beatrice, sua madre e i suoi fratelli furono arrestati e processati. Nonostante le testimonianze sugli abusi di Francesco, la giustizia dell’epoca era implacabile.
Beatrice e i suoi complici furono condannati a morte. Nonostante i tentativi di intercessione da parte del popolo romano, che vedeva in Beatrice una vittima delle crudeltà del padre, la condanna fu eseguita. Beatrice fu decapitata il 11 settembre 1599 a Roma, a soli 22 anni.
La tragica storia di Beatrice Cenci ha ispirato molti scrittori e artisti nel corso dei secoli. Tra i più celebri, Stendhal, Percy Bysshe Shelley, e Alberto Moravia hanno scritto opere basate sulla sua vicenda. Il suo caso è diventato un simbolo della lotta contro la tirannia familiare e la corruzione della giustizia.
Il volto di Beatrice, immortalato anche in ritratti, continua a evocare la figura di una giovane donna che pagò con la vita per ribellarsi a un destino di oppressione.
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