Le torte di moscerini, chiamate kunga gake in alcune regioni del Congo, sono una delle risposte più disperate alla fame nel mondo. Questo piatto è il frutto della necessità e dell’ingegno di una popolazione che deve convivere con la scarsità di risorse alimentari.
clicca il video : dei bambini raccolgono le zanzare vicino al lago Viktoria e le schiacciano per fare polpette.
La preparazione dei kunga gake si radica in una realtà drammatica: quella della fame cronica che colpisce milioni di persone nelle regioni sub-sahariane. La carenza di cibo, spesso aggravata da conflitti, disastri naturali, cambiamenti climatici e povertà sistemica, spinge le comunità a sfruttare ogni fonte di nutrimento disponibile. In queste zone, dove il suolo è spesso arido e la caccia o l’agricoltura non bastano a sfamare tutti, persino i moscerini diventano una preziosa risorsa.
Durante la stagione delle piogge, sulle rive dei laghi africani, sciami densi di moscerini si alzano in volo, creando nuvole scure che danzano sopra l’acqua. Questi sciami, composti da miliardi di piccoli insetti, diventano l’ingrediente principale per le torte. La raccolta dei moscerini è un’operazione straordinaria e ingegnosa:
I moscerini raccolti vengono compressi in una sorta di impasto, che poi viene lavorato a mano per formare delle piccole “torte” o frittelle. Questi dischi vengono quindi cotti su pietre roventi o padelle, rilasciando un odore che mescola il terroso e il marino. Il sapore è spesso descritto come simile a quello di gamberi o piccoli crostacei.
Le torte di moscerini sono una testimonianza della disperazione e della resilienza di chi vive quotidianamente con la fame. Secondo la FAO, oltre 700 milioni di persone nel mondo soffrono di denutrizione cronica, e le regioni più colpite sono quelle che, paradossalmente, possiedono enormi risorse naturali, spesso sfruttate da attori esterni.
Mentre in altre parti del pianeta si discute di spreco alimentare e si gettano tonnellate di cibo ogni anno, in luoghi come il Congo si celebrano i moscerini come fonte di proteine. Questo evidenzia un’ineguaglianza profonda, una frattura che divide un mondo di eccessi da un mondo di privazioni.
I kunga gake sono simbolo della lotta per la sopravvivenza, ma anche della straordinaria capacità umana di adattarsi. Al contempo, pongono una domanda urgente: come è possibile che, in un’epoca di avanzamenti tecnologici e surplus alimentare in molte parti del mondo, milioni di persone debbano ricorrere a insetti per sopravvivere?
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