La condanna e l’esecuzione di Gesù di Nazaret, così come sono narrate nei Vangeli, pongono molti interrogativi dal punto di vista giuridico, sia ebraico che romano. Gli studiosi, sia religiosi che laici, concordano sul fatto che ci furono diverse irregolarità, o almeno stranezze, nel processo che lo portò alla crocifissione. Esaminiamo la questione separando i due ambiti giuridici coinvolti: quello ebraico e quello romano.
Secondo la legge ebraica (la Halakhah), il Sinedrio aveva competenza su questioni religiose e poteva giudicare i casi di eresia o bestemmia. Tuttavia, ci sono diversi punti problematici:
Poiché la pena di morte non era nella competenza delle autorità ebraiche sotto il dominio romano (come confermato da Giovanni 18:31), Gesù fu portato da Ponzio Pilato, il governatore romano, per una conferma della condanna e l’esecuzione.
Dal punto di vista strettamente legale, la condanna e l’esecuzione di Gesù non sembrano rispettare appieno né le norme ebraiche né quelle romane. Ci furono irregolarità procedurali, pressioni politiche e un forte intento di “togliere di mezzo” una figura scomoda sia per l’establishment religioso ebraico che per il potere romano.
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