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Il riarmo è una truffa per farci comandare dalla NATO

di Massimiliano Ay, segretario politico del Partito Comunista

Ultimamente ho letto diversi articoli, i cui autori si sorprendono del cosiddetto “doppio pulsante”; della facoltà cioè degli Stati Uniti di bloccare un aereo o un sistema d’arma in dotazione ad eserciti alleati, compreso quello svizzero. 


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Mi fa piacere che se ne parli, peccato però che quando il Partito Comunista lo aveva anticipato ben cinque anni fa, nessuno lo considerava un argomento valido e anzi qualche ufficiale (evidentemente bugiardo oppure solo incompetente) l’aveva definito anche come “complottismo”. E invece oggi fra i “complottisti” ci dobbiamo mettere anche il “Financial Times” e altri media considerati autorevolissimi.

Ma torniamo a noi: il 17 settembre 2020 scrissi un articolo intitolato “La geopolitica degli aerei da combattimento” pubblicato su vari portali online in cui dicevo che gli aerei da combattimento “sono dei computer, non è ferraglia!”. Cinque anni fa il dibattito era incentrato infatti sull’acquisto degli F-35 e il Partito Comunista era l’unico che poneva sul tavolo un’argomentazione originale per opporvisi, quella geopolitica! Un’argomentazione rifiutata dalla destra poiché risultava incoerente con la narrazione “sovranista” e esclusa anche dalla sinistra che preferiva le (trite e ritrite) motivazioni pacifiste. Solo il Partito Comunista aveva posto, e fin dal primissimo dibattito TV alla RSI nel luglio 2019, la parola chiave di tutta questa vicenda, e cioè: “NATO”!

Gli aerei, ma in generale tutti i sistemi d’arma minimamente complessi, non sono infatti ammassi di ferraglia, come forse qualcuno rimasto al palo del ‘900 ancora crede: sono anzitutto prodotti altamente informatizzati con forme precise di vincolo tecnologico che rispondono ad esigenze geopolitiche. 

Vi ricordate il Gripen, il caccia svedese che i cittadini svizzeri rigettarono? Esso fu acquistato dal Brasile, il cui governo era nelle mani della sinistra patriottica (alleata della Cina). Fondamentali componenti del motore dell’aereo in dotazione alle forze armate brasiliane restavano di proprietà statunitense e il governo di Washington ne bloccava la fornitura di pezzi di ricambio, costringendo eventualmente a terra l’aviazione del paese latinoamericano fondatore dei BRICS.

Anni dopo, nel 2020, il governo svizzero sottopose al popolo svizzero un quesito, praticamente un assegno in bianco. Si trattava di votare il principio di rinnovare la flotta dell’aviazione militare, quale aereo acquistare spettava però ai tecnocrati, che avrebbero liberamente scelto un modello fra alcuni selezionati. Quello che però in pochi avevano notato è che nel messaggio del Consiglio federale vi era scritto che tutti gli apparecchi presi in considerazione dovevano essere per forza di esclusiva produzione NATO: rifiutando cioè esplicitamente ad esempio aerei di produzione russa o cinese, anche qualora costassero di meno o fossero più adeguati alle nostre esigenze nazionali.

Nel mio articolo di cinque anni fa mi chiedevo allora: “ma un piccolo paese neutrale come il nostro non dovrebbe invece diversificare i propri partner non solo economici ma anche militari, proprio nell’ottica di non dipendere da una sola potenza estera, garantendo così la propria sovranità?” e aggiungevo: “sono gli USA insomma a determinare se i nostri aerei potranno decollare o sparare! Lo sa chiunque si occupi di politica di sicurezza, ma in pochi lo ammettono e infatti anche in televisione si è evitato di tematizzarlo”.

In pratica la Svizzera compra per miliardi di franchi armi per la propria difesa nazionale. Ma queste armi non possono assolvere al loro compito se non c’è l’Ok da parte della NATO o del governo USA che ne resta in ultima istanza proprietario. Lo stesso problema ce l’ha, ad esempio, la Gran Bretagna i cui missili balistici sono noleggiati dagli USA. In pratica, essendo il nostro Paese circondato dalla NATO e avendo in dotazione solo sistemi d’arma della NATO stessa, non potremo difenderci nemmeno se ci armassimo fino ai denti. Questa è la contraddizione che nemmeno l’UDC e i circoli militaristi vogliono affrontare.

Diversamente si comporta, ad esempio, la Turchia. Pur essendo il secondo esercito più importante della NATO, Ankara non ubbidisce alla NATO e anzi comprava sistemi missilistici di terzi, produce materiale bellico in proprio, diversifica gli armamenti in dotazione alle sue truppe con materiale non americano e, addirittura, dispone di un’armata – quella con sede a Izmir – che in caso di crisi, non risponderebbe alla NATO. Come mai un membro della NATO si prende questa libertà, e un paese neutrale che non vi aderisce come la Svizzera non può adottare una politica estera e militare minimamente autonoma?

Gli USA vendono le loro armi all’UE e alla Svizzera, ma vogliono anche assicurarsi che nessun acquirente le possa usare contro i loro interessi geo-strategici. E lo stesso succederà ora con Trump che furbescamente, togliendosi dalla guerra in Ucraina, guadagnerà grazie all’UE che si vuole riarmare fino alla follia: tutte le armi saranno infatti …americane. Altro che esercito europeo! Altro che esercito svizzero!

Tutte queste informazioni si sapevano da anni: al momento del voto svizzero, però, solo il Partito Comunista l’aveva detto (e ribadito sui suoi canali), ma i mass media hanno rifiutato di tematizzarle. Anche così si manipolano i cittadini. 

Ecco perché dobbiamo sabotare la corsa al riarmo che ci renderà solo un bersaglio bellico più facile: al contrario dobbiamo difendere una neutralità integrale per il nostro Paese e i giovani, al posto di farsi arruolare agli ordini della NATO, prestino Servizio civile: ben più utile alla collettività e al Paese.

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