Cultura

Ezra Pound e i “Pisan Cantos”

Sì, quell’immagine di Ezra Pound rinchiuso in una gabbia all’aperto nel campo militare americano di Metato, vicino Pisa, nel 1945, è una delle più potenti e drammatiche della sua vita — quasi un simbolo del crollo psicologico e morale di un grande artista travolto dalle sue scelte politiche.


La gabbia di Pisa

Dopo essere stato arrestato dai partigiani italiani e consegnato alle truppe americane, Pound fu imprigionato in una gabbia di metallo, simile a quelle usate per i prigionieri considerati pericolosi. Rimase lì per tre settimane, esposto al sole cocente di maggio, alle intemperie e alla totale solitudine, con luce artificiale 24 ore su 24. Era trattato come un traditore.

Quell’esperienza devastò la sua psiche: soffrì di un crollo nervoso, fu colto da allucinazioni e perse temporaneamente la lucidità mentale. Le sue condizioni furono così gravi che i medici militari lo dichiararono non idoneo a sostenere un processo, aprendo la strada all’internamento psichiatrico negli USA.


I Pisan Cantos

In quel periodo di prigionia scrisse alcuni dei suoi versi più intensi e umani: i Pisan Cantos, che fanno parte della sua opera maggiore, The Cantos. In essi, per la prima volta, il tono cambia: si intravede il dolore, il pentimento confuso, la memoria spezzata del poeta.

Ecco alcuni versi emblematici, dove la disperazione e l’estetica si fondono:

“Pull down thy vanity, I say pull down.
Learn of the green world what can be thy place
In scaled invention or true artistry,
Pull down thy vanity,
Paquin pull down!”

In questi versi si sente il grido interiore: “Abbatti la tua vanità” — un’ammissione, forse, di aver anteposto la propria ideologia al bene e alla verità artistica.


Un poeta tra grandezza e abisso

L’immagine di Pound nella gabbia è diventata quasi mitologica: il genio che, dopo aver invocato dèi e imperatori nei suoi poemi, si ritrova nudo e impotente sotto il cielo, a fare i conti con le proprie azioni. È lì che l’uomo e l’artista si fondono nel fallimento e nella ricerca di salvezza attraverso la poesia.


Ecco una scena poetica ispirata a quel momento drammatico della vita di Ezra Pound, immaginata con un tono lirico e viscerale, tra visione e disperazione:


La gabbia

Il sole cade a picco
sulle sbarre arroventate,
ogni ombra è una bestemmia che non nasce,
ogni ora si contorce come un verme senz’occhi.

Ezra siede curvo,
nudo l’animo e la fronte,
le mani aperte al vento
come a chiedere un dio che non risponde più.

Intorno —
solo polvere, silenzio militare,
il clangore lontano di ferri e ordini,
il cielo grande e vuoto come una pagina non scritta.

«Pull down thy vanity
sussurra — non a sé, ma all’eco del secolo,
ai versi che aveva lanciato come monete agli dèi sordi,
alla bellezza usata come arma, al verbo fatto dogma.

Una mosca si posa sul filo spinato.
Il poeta la guarda come fosse un profeta.

E poi grida.
Grida verso l’alto, verso nessuno:
un urlo che non chiede perdono,
ma soltanto di essere udito
— almeno una volta —
prima che la notte cada.

Relatore

Recent Posts

Romania: l’acqua non è più di tutti. Anche un pozzo in giardino ora ha bisogno del permesso dello Stato

In Romania, oggi non puoi più semplicemente scavare un pozzo nel tuo giardino e prendere…

9 ore ago

Frammenti Refrattari”: un viaggio nel cuore oscuro dell’uomo

“I miei abissi sono così profondi ed imperscrutabili che sarebbe un delitto investigarli” Ci sono…

9 ore ago

Parigi, 23 novembre 1407 – Assassinio del Duca d’Orléans

Ieri come oggi, 616 anni or sono, in rue Vieille du Temple Luigi duca d’Orléans,…

16 ore ago

Poesia senza titolo trovata per caso su un autobus

Il mio bus preferito è il numero 3, ora che non c'è più la funicolare.…

16 ore ago

Passer deliciae meae puellae – Ricordate questa poesia?

Passer, deliciae meae puellae, quicum ludere, quem in sinu tenere, cui primum digitum dare appetenti…

16 ore ago

Cronache di Britannia e di Scozia

14 agosto.  Il volo per Newcastle è alle 5:55. il check-in da Bergamo Orio al…

17 ore ago