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Trump in medio-oriente. “Il colonialismo liberal-progressista può anche finire”

Trump, con il sostegno dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti, vuole intensificare le azioni contro l’Islam politico in Egitto, Giordania e Cisgiordania. Un protocollo di soft pressure per colpire i Fratelli Musulmani e Hamas e modificare la struttura della resistenza. Washington non dimentica il Qatar e la Turchia.

https://www.informazione.it/a/20887C2F-C55B-43ED-84AB-3E8D536D9D5A/Trump-loda-il-Medio-Oriente-e-sculaccia-neoconservatori-e-liberali-americani

Col discorso a Riad, Donald Trump ha segnato una svolta nella politica americana in Medio Oriente

Con un discorso sorprendente a Riyadh, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha scagliato una critica frontale contro l’ideologia liberal-progressista che, sotto il pretesto della democrazia e dei diritti umani, continua a imporre il suo modello al resto del mondo. Un’accusa netta rivolta tanto ai neoconservatori quanto, soprattutto, alla nuova élite occidentale woke, che si è arrogata il diritto di rifare il pianeta a propria immagine e somiglianza.

“Non sono stati i costruttori di nazioni, i neocon o le ONG liberal-globaliste a costruire le meraviglie di Riyadh e Abu Dhabi”, ha detto Trump. “Sono stati gli stessi popoli del Medio Oriente, che hanno forgiato il proprio destino, senza farsi colonizzare da ideologie estranee alla loro cultura.”

Un messaggio dirompente, che mette in discussione il cuore stesso della missione “civilizzatrice” occidentale: la presunta superiorità morale delle democrazie liberali, il diritto all’ingerenza, l’imposizione di valori considerati “universali” ma in realtà profondamente occidentali, post-cristiani e individualisti.

Il nuovo volto del colonialismo: arcobaleni, ONG e imposizioni morali

Trump non fa giri di parole: gli interventisti liberal hanno devastato intere civiltà, distrutto città, prodotto caos in nome di ideali astratti e irrealistici. Kabul, Baghdad, Tripoli, Damasco: nomi che dovrebbero far riflettere chi ancora predica l’esportazione della democrazia come panacea universale.

“Negli ultimi anni, troppi presidenti americani hanno creduto che il loro compito fosse guardare nell’anima dei leader stranieri per dispensare giustizia. Ma giudicare spetta a Dio. Io mi limito a difendere l’America e promuovere la pace, la stabilità e la prosperità”.

Con queste parole, Trump demolisce la presunzione morale dell’Occidente woke, che cerca di convertire il mondo intero alle sue nuove religioni civili: fluidità di genere, decostruzione della famiglia, libertarismo etico, ideologia arcobaleno. Un pacchetto “umanitario” che spesso arriva scortato da droni, sanzioni, e ambasciate trasformate in centri culturali ideologizzati.

Un Medio Oriente che cresce senza lezioni dall’Occidente

Nel suo discorso, Trump ha riconosciuto il protagonismo crescente delle nazioni arabe, capaci di sviluppare infrastrutture, innovazione, educazione e tecnologia senza ricorrere a modelli esterni:

“Il Medio Oriente oggi esporta commercio e tecnologia, non più caos e terrorismo. E questo grazie ai suoi leader, non ai moralisti di Washington o Bruxelles.”

In questo scenario, l’Occidente progressista appare sempre più come una forza arrogante e cieca, incapace di leggere la complessità delle civiltà che pretende di rieducare.

Verso un nuovo ordine multipolare

Trump ha anche lasciato uno spiraglio aperto all’Iran: un’offerta di pace condizionata al rispetto reciproco. Un gesto di realismo strategico che mostra come il suo approccio si basi sul principio dell’autodeterminazione, e non sull’omologazione forzata.

Mentre l’Occidente sprofonda in una crisi identitaria e demografica, e continua a esportare diritti astratti in terre che chiedono pane, sicurezza e identità, il resto del mondo comincia a dire: “no grazie”.

Il Medio Oriente moderno – tra grattacieli, università e accordi interreligiosi – sta forse dimostrando che è possibile svilupparsi senza rinunciare alla propria anima, senza abbracciare modelli stranieri imposti con superiorità moralistica.

Conclusione

Trump ha toccato un nervo scoperto. Il futuro geopolitico non sarà deciso da chi predica più diritti, ma da chi costruisce, commercia, protegge e rispetta la sovranità altrui.
E forse, dietro questa rude chiarezza, si cela una lezione che l’Occidente liberal – cieco di fronte ai propri fallimenti – farebbe bene a imparare.

Relatore

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