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Sentieri interrotti: a partire da Blaise Pascal

La condizione dell’uomo secondo Pascal è l’instabilità. Sempre lo stesso autore dei Pensieri (1670) definisce l’essere umano fragile come una canna, tuttavia qualcosa lo eleva al di sopra dello stato puramente animale ed è la razionalità. Oggi, vorrei parlare di un tema molto spinoso e gravido di conseguenze: la finitezza e la determinazione delle cose umane. Cosa intendo con il termine “finitezza”? La parola è qui usata con il significato di “limitata”.

L’uomo, quindi, ha dei limiti e in base ad essi forgia la sua esistenza. Sulla base della sua determinazione nelle cose terrene, l’essere umano si “fa”. Il compito dello scrittore, secondo Ignazio Silone, doveva essere quello di dire “semplicemente la verità”. Così, oggi cercherò di fare quello che, l’autore di Fontamara, proponeva di realizzare nella scrittura.

Enunciare cose vere, fatti veri. Se facciamo caso ad ogni singolo nostro gesto, possiamo notare che è il limite che definisce ogni nostra singola azione. Possiamo dire che ogni cosa umana è limitata nello spazio-tempo e che il piacere, secondo la teoria di Giacomo Leopardi, è limitato nel tempo. Non esiste un piacere illimitato nel tempo e nell’intensità, perciò l’essere umano è destinato all’infelicità perenne.

Tuttavia non consideriamo definitiva la posizione del poeta di Recanati, possiamo trovare la serenità e la gioia anche in un mondo con dei freni. Ho pensato all’immagine del sentiero interrotto in quanto rappresenta bene, almeno secondo il mio parere, l’idea di qualcosa che viene bloccato da agenti di causa maggiore. Come camminare su una strada di campagna e ritrovarsi ad un certo punto sospesi perché continuare più avanti non è più possibile. È frustrante e provoca agitazione, irritabilità, a momenti anche ira. Così è anche l’universo nel quale ci ritroviamo ogni giorno a vivere. Un universo limitato. Ci svegliamo, lavoriamo, camminiamo, facciamo la spesa, pranziamo e tutte queste cose non sono infinite ma limitate nello spazio-tempo. Limitate di intensità e di durata. Se facessimo tutto fino allo sfinimento, ci sarebbe un’anarchia totale delle cose, il caos e la distruzione. Il limite è congeniale alla civiltà. Qui si aprono ampi orizzonti di riflessione, anche sul concetto stesso di civiltà e su come essa sia basata essenzialmente su una repressione (termine inteso in senso generico) degli istinti. Ci abituiamo, per vivere e per continuare a vivere, al senso del limite e della limitazione. Per questo l’essere umano (uomo o donna) è intrinsecamente “instabile”, perché si muove sempre dentro un sistema di cose finite ed è psicologicamente cangiante (per questo motivo è importante l’auto-analisi, su questo si veda l’articolo: Vita interiore: analisi e percezione di sé) alla continua ricerca di un appiglio stabile (un cantautore famoso l’avrebbe definito “centro di gravità permanente”).

L’immagine del sentiero interrotto è esemplificativa per spiegare le dinamiche interne alla psiche dell’uomo moderno; vorremmo che quella strada fosse infinita, invece è limitata nello spazio-tempo. Leggiamo un libro, ma il piacere è determinato. Possiamo leggere un certo numero di pagine gustandone la bellezza della prosa e i significati che vogliono essere comunicati, poi subentra la distrazione, i troppi contenuti esposti, la confusione. La stessa cosa avviene con il cibo, se mangiamo troppo abbiamo problemi di stomaco. Il senso del limite si sperimenta anche nella conversazione o nei rapporti interpersonali: alla lunga una conversazione diventa insostenibile e avere troppi rapporti umani finisce per diventare pesante (succede spesso sul posto di lavoro, soprattutto per chi lavora a contatto con il pubblico).

Tutto è limitato. Non voglio entrare in questioni filosofiche riguardanti la conoscenza o l’esistenza di Dio, a me interessa fare un discorso che è basato sul senso comune, qualcosa che tutti possono esperire da sé stessi. È limitato un film, una storia, un libro.

Anche l’amore, forse, è limitato e ha una sua durata definita nel tempo. Sperimentare giornalmente il limite può essere fonte di tristezza, talvolta profonda. Pensiamo al tema della morte. La nostra esistenza, fino a prova contraria, è limitata nel tempo. Nessuno è eterno. Questo è sicuramente il limite più difficile da accettare. Quindi cerchiamo di vivere la nostra esistenza di esseri civilizzati, con in mente queste linee di demarcazione, la felicità, vedremo, sarà comunque possibile.

Relatore

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