NOTA BENE. Questo articolo è stato modificato rispetto all’originale. L’Editore non intendeva urtare la sensibilità di chicchessia. Se lo ha fatto, lo ha fatto involontariamente e se ne dichiara dispiaciuto.
Ieri alla Fabbrica c’è stato un vernissage importante. L’artista israeliano Yuval Avital ha presentato, davanti a un folto pubblico, “Three grades of foreignness”, un’opera il cui elemento centrale è la video-istallazione “Foreign Bodies”, girata in vari siti della Val di Blenio nello scorso ottobre.
Con la mostra personale “Three Grades of Foreignness”, frutto di un’accurata attività di ricerca sul territorio svolta da Yuval Avital nel corso della sua permanenza in Valle di Blenio, l’artista presenta tre opere in dialogo con gli spazi espositivi della Fondazione La Fabbrica del Cioccolato, realizzate con lo scopo di esplorare la complessa relazione che intercorre tra uomo e natura. Il percorso si snoda attraverso un mosaico di suoni, immagini e luci, nel quale il pubblico si muove alla scoperta di tre istallazioni interconnesse rappresentanti tre differenti fasi di questo rapporto: alienazione, conflitto e ricongiungimento.
Le tre istallazioni hanno nome “Foreign Bodies”, “Lands” e “Re’hem” (grembo). Presentiamo qui la prima, di gran lunga la più spettacolare, dove i corpi totalmente nudi delle modelle (“ballerine” che in realtà non ballano affatto ma entrano drammaticamente in contatto con la natura) hanno – tutto sommato – poco di erotico ma assumono una valenza di profonda umanità. Come ha detto lo stesso artista, una di queste “ballerine” ha eseguito la sua performance durante 10 minuti alla temperatura di -10°. Eroica, un’altra parola non c’è. Tre di loro erano presenti in sala.
Ticinolive, che ha mostrato vivo interesse sia per la Mostra che per la Fabbrica, sta meditando di intervistare Giovanni Casella, un suo vecchio amico*** che non ha incontrato per decenni, sulla struttura e sull’attività artistica della Fondazione, e spera che Giovanni accetterà la sua proposta.
*** Negli anni Ottanta Casella era direttore di “Gazzetta Ticinese”, quotidiano del quale ero collaboratore e membro del Comitato politico, presieduto, ricordo, da Tullio Righinetti. In redazione c’era il giovane Fabio Pontiggia, oggi direttore del Corriere. Che anni fantastici! Come potranno tornare?
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