Liliane Tami –
In Inghilterra hanno autorizzato l’aborto sino ai 9 mesi: ciò è un male oggettivo perchè è a tutti gli effetti un omicidio. Non uccidere, non rubare, non commettere adulterio…sono le basi minime universalmente valide per avere una società decente.
In un’epoca in cui la sovranità popolare è diventata l’unico criterio riconosciuto per discernere il bene dal male, è necessario ribadire con forza una verità antica quanto la rivelazione stessa: sui Comandamenti non si vota. Il bene e il male non sono opinioni: furto, adulterio ed omicidio sono il male assoluto. E ciò è oggettivo.
La democrazia è una forma di governo che, se vissuta rettamente, può tutelare la libertà e promuovere la giustizia. Ma la democrazia non è Dio. Non crea il bene e il male. Non può decidere ciò che è giusto o sbagliato, perché il bene non è il risultato di un sondaggio, di una votazione o di una maggioranza parlamentare, ma ha una radice oggettiva, scritta nel cuore dell’uomo e rivelata da Dio. Mose ha ricevuto un elenco semplice e chiaro di norme morali, e queste sono la cornice entro cui si puo’ muovere la libertà di scelta degli individui.
La crescente deriva legislativa in molte democrazie occidentali lo dimostra: il potere legislativo, sciolto da ogni vincolo morale e trascendente, arriva a legittimare l’omicidio, l’eutanasia, la distruzione della famiglia. In Inghilterra si permette l’aborto fino al nono mese – di fatto, un infanticidio legale. In Francia, il suicidio assistito è ormai realtà. Ma un delitto non cessa di essere tale solo perché rivestito della forma giuridica.
Un parlamento può votare una legge, ma non può cambiare la legge naturale. Il furto, l’omicidio, l’adulterio, la calunnia sono mali assoluti, al di là delle opinioni e delle contingenze culturali. Che una maggioranza parlamentare li autorizzi, non significa che cessino di essere peccati gravi contro Dio e contro l’uomo.
La libertà è un dono sacro, ma diventa distruttiva quando si sgancia dalla verità. “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,32), dice il Vangelo. È questa la prospettiva cristiana della libertà: non il potere di fare ciò che si vuole, ma la forza di fare il bene, anche contro corrente.
Per questo, nessuna forma di autogoverno – né democratica né tecnocratica – può legittimare scelte che vanno contro la legge divina e naturale. Il popolo può decidere la distribuzione delle risorse, le forme di rappresentanza, le politiche fiscali. Ma non può decidere che uccidere sia giusto, che tradire sia lecito, che sopprimere i deboli sia un “diritto”.
I Comandamenti non sono un’imposizione religiosa settaria, ma le fondamenta della civiltà occidentale. “Non uccidere”, “non rubare”, “non commettere adulterio”, “non desiderare la donna d’altri”: sono norme iscritte nella coscienza umana. Sono i pilastri che tengono in piedi la famiglia, la giustizia, la comunità.
Quando si comincia a votare su queste verità, la società si dissolve. È già accaduto: quando si è “votato” per l’eutanasia, sono morte migliaia di persone fragili. Quando si è “votato” per l’aborto, sono stati soppressi milioni di innocenti. La legge ha perso la sua funzione educativa, diventando strumento di corruzione morale.
È tempo di dire con chiarezza che la sovranità popolare trova il suo limite nella sovranità divina. Non tutto ciò che è legale è giusto. Non tutto ciò che si può votare è degno dell’uomo. Le istituzioni democratiche devono riconoscere, come limite invalicabile, la legge morale oggettiva.
Su ciò che Dio ha comandato non si legifera. Sui Comandamenti non si vota, perché essi sono l’unico fondamento stabile su cui costruire una società veramente umana. Ignorarli, relativizzarli o metterli ai voti significa solo preparare la rovina del mondo.
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