Cultura

Ettore Majorana : il mistero della sua scomparsa

La vita e la scomparsa di Ettore Majorana rappresentano una delle più affascinanti e inquietanti vicende del Novecento scientifico. Fisico teorico di talento straordinario, scomparve nel nulla il 25 marzo 1938, all’età di appena 31 anni, lasciando dietro di sé una scia di interrogativi, ipotesi e silenzi che ancora oggi non trovano una risposta definitiva.

Fino a quel giorno, Majorana era docente all’Università di Napoli. Era rientrato in Italia dopo un lungo periodo di isolamento, richiesto e ottenuto con fatica da Enrico Fermi, che lo considerava uno dei fisici più brillanti della sua generazione. In effetti, per genio e intuizione, Majorana era un caso raro, un “Einstein italiano” che però rifuggiva fama e clamore.


Negli ultimi giorni di marzo del 1938, Majorana si trovava a Napoli. Il 25 salì su un piroscafo da Palermo diretto nuovamente a Napoli. Da quel momento in poi, di lui non si seppe più nulla. Nessun testimone, nessun corpo, nessun documento ritrovato.

Poco prima della scomparsa, inviò due lettere: una al direttore dell’Istituto di Fisica, Antonio Carrelli, e l’altra alla famiglia. Entrambe lasciavano trapelare un’intenzione suicida:

“Ho preso una decisione che era ormai inevitabile. Non mi resta altro da fare che scomparire.”

Tuttavia, un messaggio successivo, più enigmatico, sembrava contraddirla:

“Il mare mi ha rifiutato…”

Una frase criptica, che ha alimentato ogni genere di ipotesi. Si era forse pentito? Era una messa in scena? O un messaggio cifrato?

Il suicidio: Fu la spiegazione ufficiale dell’epoca: un gesto tragico di un genio tormentato, scomparso in mare. Ma non ci furono testimoni, né prove, e la famiglia non accettò mai questa conclusione. Il suicidio resta una possibilità, ma non è mai stato confermato.

La fuga: Una delle ipotesi più suggestive è che Majorana abbia scelto volontariamente di sparire, forse in un convento, forse sotto falso nome. Alcuni racconti parlano di lui in un monastero in Sicilia, altri lo collocano in fuga per motivi morali: non voleva che la sua conoscenza fosse usata per fini bellici, in particolare per lo sviluppo della bomba atomica.

Negli anni successivi, si moltiplicarono le testimonianze che lo volevano in Argentina o in Venezuela. Tanto che nel 2011 la Procura di Roma riaprì l’inchiesta. Nel 2015 fu annunciato che Majorana sarebbe stato vivo in Venezuela negli anni ’50. Ma anche qui: niente prove definitive, solo fotografie, racconti, frammenti.

Rapito? Reclutato per progetti segreti? Scappato con l’aiuto di qualche agenzia straniera? Esistono anche queste versioni, alimentate da un alone di mistero e dalla sua straordinaria intelligenza. Ma mancano totalmente riscontri concreti.


Un’assenza che pesa

A rendere ancora più affascinante e drammatica la vicenda è proprio la personalità di Majorana: riservato, brillante, schivo, insondabile. Aveva un rapporto quasi metafisico con la scienza, e per molti versi anche con la vita. Forse, più che scomparire, ha voluto ritirarsi dal mondo, stanco, deluso, forse spaventato dalle implicazioni morali del proprio lavoro.


Una leggenda ancora viva

La scomparsa di Ettore Majorana è oggi un mito contemporaneo, un punto di contatto tra scienza e filosofia, tra destino e volontà. Il suo nome continua ad affascinare scrittori, registi, scienziati. È diventato simbolo del genio che non si lascia addomesticare, dell’uomo che si sottrae al sistema, persino alla storia.

A quasi novant’anni da quella sera di marzo, nessuno sa davvero dove sia finito. Ma forse, come scrisse lo stesso Leonardo Sciascia, “Majorana ha deciso di essere una scomparsa”, e la sua assenza – ancora oggi – parla più della sua presenza.

Relatore

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