Politica

ECOLOGISMO SENZA VERITÀ: IL NUOVO TOTALITARISMO VERDE CONTRO L’ORDINE NATURALE DEL MONDO

Daniele Trabucco

Nel crepuscolo della modernità occidentale, ove la ragione, separata dalla verità dell’essere, vaga smarrita nel labirinto delle costruzioni soggettive, l’ideologia ecologista, nella sua versione più radicale e tecnocratica, assurge a dogma intangibile, a religione civile della post-secolarizzazione. Il cosiddetto Green Deal, concepito e imposto dall’Unione Europea come architrave della sua azione politica, si fonda su un postulato indimostrato che si pretende assiomatico: l’idea, ossessivamente reiterata, di un cambiamento climatico repentino, antropogenico e irreversibile, che richiederebbe interventi immediati, drastici e strutturalmente trasformativi dell’assetto produttivo, economico, giuridico e antropologico delle società europee.

Tale assioma, tuttavia, crolla se sottoposto al vaglio di una ragione che non abbia reciso i legami con l’essere, ovvero con quella realtà intelligibile e ordinata che l’intelletto scopre, non crea. Nel pensiero classico, che in Aristotele e in Tommaso d’Aquino trova la sua espressione più compiuta, la natura non è mai un semplice dato materiale, né tantomeno un assoluto da idolatrare, ma è ordine inscritto nell’essere, teleologicamente orientato al fine. Il creato possiede una razionalità propria, partecipata dalla mente divina, che l’uomo è chiamato a riconoscere e a custodire, non a sovvertire.

La phýsis è forma e finalità, mai puro dinamismo cieco. Proprio per questo, ogni intervento sull’ambiente, ogni politica climatica, ogni regolamentazione ecologica, per essere giusta, deve necessariamente fondarsi su una conoscenza vera del reale, su dati scientifici non manipolati e su una concezione dell’uomo che non contraddica la sua natura razionale e sociale. Ebbene, i dati reali smentiscono radicalmente il presupposto catastrofista che anima la teologia verde dell’Unione Europea. Il riscaldamento globale, misurato dal 1880 ad oggi, si attesta intorno a +1,1 °C, secondo fonti ufficiali quali il NOAA e il Met Office.

Ora, questo dato, in sé, non prova alcuna emergenza. Le fluttuazioni climatiche sono realtà storicamente ricorrenti: il Periodo Caldo Medievale, tra il X e il XIII secolo, vide temperature superiori a quelle attuali in molte regioni europee, senza alcuna combustione fossile. Le coltivazioni di vite in Inghilterra settentrionale e la colonizzazione vichinga della Groenlandia testimoniano un equilibrio climatico profondamente diverso, eppure naturalmente regolato. Inoltre, il livello del mare, che secondo le più fosche previsioni avrebbe dovuto sommergere intere coste, cresce oggi a un ritmo di circa 3,3 mm annui, in perfetta continuità con i trend precedenti all’industrializzazione. La frequenza di eventi estremi, spesso agitata come prova inconfutabile dell’apocalisse climatica, non mostra un incremento statisticamente significativo nel lungo periodo, come ammesso da numerose pubblicazioni scientifiche tra cui Nature Climate Change. Il quadro reale, se osservato senza distorsioni ideologiche, non legittima né l’emergenzialismo ecologico, né tantomeno la trasformazione radicale delle basi stesse della civiltà occidentale.

E tuttavia, in nome di questo allarme infondato, il Green Deal pretende di rifondare l’economia secondo criteri rigidamente decarbonizzati, imponendo limiti, divieti, sanzioni e obblighi che, lungi dal custodire la natura, disgregano le comunità, colpiscono i più deboli, soffocano l’impresa produttiva e trasformano la politica in amministrazione di vincoli pseudo-scientifici. L’agricoltura viene criminalizzata, l’industria demonizzata, la mobilità privata scoraggiata, l’energia razionata, l’abitazione soggetta a ristrutturazioni imposte secondo parametri imposti da Bruxelles, mentre l’uomo, non più centro dell’ordine naturale, viene trattato come una minaccia da contenere. Tutto ciò si fonda su una visione distorta e profondamente anti-realistica del rapporto tra uomo e mondo. L’uomo, creato ad imaginem Dei, è ordinatore e non intruso, custode e non usurpatore del cosmo. Quando si perde il riferimento alla legge naturale, che è partecipazione della legge eterna nella creatura razionale, si apre la via alla sovversione dei fini: ciò che è mezzo diviene fine, e ciò che è fine è sacrificato.

Così l’ambiente, che è per l’uomo e non l’uomo per l’ambiente, viene assolutizzato e idolatrato, mentre la persona viene relativizzata e ridotta a ingombro ecologico. In questo capovolgimento disordinato, si rivela la radice nichilista del nuovo ecologismo, il quale, in quanto privo di fondamento metafisico, non può che produrre conseguenze disumane. L’ecologismo ideologico, nella sua forma attuale, si presenta pertanto come un nuovo totalitarismo, più sottile ma non meno pervasivo di quelli novecenteschi. Esso si serve della scienza per legittimarsi, ma la scienza vera non è strumento di dominio, bensì ricerca umile della verità.

Laddove si manipolano i dati per giustificare agende politiche già scritte, si tradisce la natura stessa del sapere, che nasce dalla meraviglia per l’essere e si sviluppa nella fedeltà alla realtà. Il Green Deal, lungi dall’essere un atto di razionalità politica, è l’espressione di una volontà di potenza travestita da salvezza planetaria, e in quanto tale rappresenta un’aggressione all’ordine naturale, sociale ed economico dei popoli europei.

L’unico antidoto a questa deriva è un ritorno alla sapienza classica, alla metafisica dell’ente, alla filosofia della natura come ordine intelligibile, alla politica come arte del giusto e non come tecnica del controllo. Solo riconoscendo che l’essere è buono e ordinato, e che l’uomo è parte di questo ordine in quanto ne partecipa secondo ragione, sarà possibile rispondere alla sfida ecologica senza cadere nell’abisso dell’ideologia. Perché la vera custodia del creato non nasce dalla paura, ma dalla conoscenza; non dall’astrazione tecnocratica, ma dal radicamento nella realtà; non dall’arbitrio delle élite, ma dall’adesione ordinata alla legge naturale. Dove questa legge è negata, tutto diventa possibile, anche l’annientamento dell’umano in nome di un clima che non ha mai chiesto di essere divinizzato.

Daniele Trabucco

Relatore

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