Nel silenzio estivo che spesso accompagna la distrazione generale, mentre il dibattito politico sembra essersi addormentato sotto il sole, arriva una voce forte e chiara. È quella di Roberto Spreti-Malmesi Griffo Focas di Cefalonia, Gran Maestro del Sovrano Ordine Ospitaliero di Sant’Elena Imperatrice. Con parole accorate lancia un appello pubblico contro quella che definisce “l’ideologia della morte travestita da libertà”, riferendosi in particolare alla crescente accettazione sociale e legislativa di pratiche come l’eutanasia e il suicidio assistito.
Spreti-Malmesi non usa giri di parole. A suo dire, proprio nei mesi estivi, quando la soglia dell’attenzione cala, le istituzioni agiscono nell’ombra per introdurre provvedimenti che, in altri momenti, troverebbero più resistenza. È in questo contesto che prende la parola: “Molti dame e cavalieri dell’Ordine mi hanno chiesto: tacerai? No, non posso tacere. Il silenzio, su questi temi, diventa complicità”.
Il Gran Maestro parla da credente, da guida spirituale e da uomo impegnato nel campo della bioetica. E mette in guardia: “Stiamo accettando che la vita possa essere interrotta in nome di una presunta pietà. Ma così facendo, chiediamo allo Stato di partecipare attivamente alla distruzione di ciò che dovrebbe invece custodire”.
La sua denuncia è chiara: non è pietà eliminare chi soffre, ma amore accompagnarlo. “Una società che non sa più curare, consolare, sostenere, è una società che ha smesso di amare”.
“Se iniziamo a trattare la vita come una merce, anche i valori più profondi crollano: dignità, giustizia, speranza”, afferma Spreti-Malmesi. Per lui, l’eutanasia non è una forma di libertà, ma il segno della resa di una civiltà che non sa più prendersi cura dei suoi membri più fragili.
E si chiede, con forza: “Dov’è la dignità del malato, se invece di tenergli la mano lo invitiamo a concludere la sua vita? Dov’è la compassione, se decidiamo che è più semplice eliminare la sofferenza eliminando chi soffre?”.
Il suo Ordine, che unisce la tradizione spirituale cattolica e ortodossa, ha come fondamento la difesa della vita. “Un tempo i cavalieri brandivano la spada per difendere la fede. Oggi dobbiamo impugnare la coscienza e la parola, per respingere un nuovo nemico: l’idea che la morte sia una soluzione”.
Spreti-Malmesi richiama anche gli insegnamenti della Chiesa: “San Giovanni Paolo II, con l’Evangelium Vitae, ci ha insegnato che ogni vita ha valore per il solo fatto di esistere. E il Catechismo è inequivocabile: ogni azione o omissione che procura la morte è un’offesa alla dignità umana”.
Nel suo intervento non risparmia critiche alla politica, che accusa di agire in modo scorretto, approfittando dell’estate per far avanzare leggi che altrimenti incontrerebbero più opposizione. “Così si tradisce il popolo, la Costituzione, l’umano stesso. E si diffonde un pensiero pericoloso: che i più deboli siano sacrificabili”.
Infine, Spreti-Malmesi lancia una chiamata accorata a tutti coloro che hanno una coscienza: “Alzatevi. Parlate. Difendete. È il momento della resistenza morale, spirituale e civile”.
Il suo messaggio si conclude con un’immagine potente: quella di Sant’Elena, che non rinnegò la Croce, ma la innalzò. “Noi – dice – vogliamo difendere la civiltà della vita. Chi ha fede lo sa. Chi ha dignità lo sente. Chi ha cuore, non può restare indifferente”.
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