Nei curiosi disegni e scritti di Gioacchino da Fiore, monaco calabrese del XII secolo, il simbolo del Fiore dell’Apocalisse assume un significato profondo e molteplice, intrecciando misticismo, geometria sacra e teologia profetica. Nel suo celebre Liber Figurarum, una straordinaria raccolta di schemi e immagini teologiche, Gioacchino propone una lettura simbolica della storia della salvezza e del cosmo, in cui la geometria diventa rivelazione.
Il Fiore dell’Apocalisse non è un fiore nel senso botanico del termine, ma una figura geometrica formata dall’intersezione di quattro porzioni di cerchi, che generano una croce stilizzata dai petali ogivali. Questa forma evoca immediatamente un senso di equilibrio e armonia: ogni petalo corrisponde a uno dei quattro elementi del creato (Terra, Aria, Fuoco e Acqua), in perfetta simmetria. Ma non solo: essi rappresentano anche i quattro esseri viventi dell’Apocalisse — il Leone, il Toro, l’Aquila e l’Uomo — che tradizionalmente simboleggiano i quattro evangelisti e le quattro direzioni del cosmo.
Per Gioacchino, l’Apocalisse non è principalmente una narrazione di distruzione, ma una rivelazione del divino nell’Uomo, una manifestazione della pienezza del tempo, in cui l’ordine nascosto della Creazione si disvela. Il Fiore, in questo contesto, è figura dell’armonia celeste e terrestre, e immagine dell’Uomo divino, perfetto nella sua conformità alla volontà di Dio.
Nel Liber Figurarum, Gioacchino pone quattro cerchi che possono rappresentare i quattro elementi, i quattro evangelisti, o le quattro età della storia della salvezza, e li inserisce all’interno di due grandi anelli, uno per il cielo e uno per la terra. Questa doppia struttura richiama l’equilibrio fra le acque superiori e inferiori, la dimensione spirituale e materiale, cioè il dominio dei due mondi.
La visione gioachimita si fonda su una lettura storica e trinitaria del tempo: età del Padre, età del Figlio, ed età dello Spirito Santo, quest’ultima ancora da venire. Il Fiore dell’Apocalisse, in questo quadro, diventa figura di transito verso l’età spirituale, un’icona del tempo in cui l’uomo sarà completamente riunito a Dio, in una nuova armonia tra natura e grazia.
Studi più recenti, come quelli di Giulio Coluzzi, reinterpretano questa figura come un nodo, in particolare un Nodo di San Giovanni (simile al nodo Bowen araldico), sottolineando la sua valenza apotropaica: un talismano, secondo Rudolph Koch, capace di proteggere dal male. Questa lettura arricchisce ulteriormente il simbolismo gioachimita, connettendo l’Apocalisse non solo a un evento rivelativo, ma anche a un processo di protezione e trasformazione dell’interiorità umana.
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