Francesco Pontelli
In previsione del prossimo incontro tra il Presidente degli Stati Uniti Trump ed il leader Russo Putin in Alaska il 15 agosto, non passa giorno che non vengano pubblicate centinaia di dotte analisi relative tanto alle aspettative quanto ai possibili ” risultati ” che potrebbero scaturire .
Magari partendo dalle ipotetiche concessioni territoriali che Il presidente Usa potrebbe concedere ai due contendenti : cioè la Russia di Putin e l’Ucraina di Zelinski.
A queste ipotesi , sotto il profilo grammaticale assolutamente legittime ma che comunque rappresentano delle imbarazzanti espressioni di ” incompetenza geopolitica ” , si uniforma l’Unione Europea , la quale si è immediatamente attivata per confermare il proprio appoggio all’Ucraina di Zelinski , in più esprimendo la sua disapprovazione per la sua esclusione dall’incontro nella terra del ghiaccio.
Ancora una volta , così, viene confermata la infantile e risibile dotazione culturale europea , tanto da portare la responsabile della politica estera Kallas, una delle più imbarazzanti figure istituzionali dell’intera compagine Europea , a rilasciare delle affermazioni assolutamente inadeguate ed anche controproducenti sotto il profilo diplomatico , relative ad una possibile ridefinizioni dei confini .
Già sono pronti gli editoriali delle principali testate giornalistiche italiane ed europee finalizzati ad individuare il vincitore, ammesso che ne possa uscire qualcuno dal confronto tra Trump e Putin, ed anche in relazione alle conseguenze in ambito politico internazionale ed ovviamente alle ricadute economiche di questo negoziato .
Già ora , tuttavia , si può tranquillamente affermare come , mentre l’Europa si lamenta della propria esclusione che conferma la sua irrilevanza politica, emerge una particolare attesa da parte di un altro protagonista dello scenario internazionale , anche in ambito militare, in relazione all’esito del negoziato in Alaska.
Qualsiasi cambiamento nello scenario geopolitico internazionale
potesse risultare , va considerato come una minima concessione territoriale a Putin anche se finalizzata ad un accordo di cessate il fuoco ,seguita magari da una nuova ridefinizione dei Confini tra i due paesi, sicuramente potrebbe venire interpretata come una vittoria diplomatica .
Tuttavia potrebbe venire interpretata dal convitato di pietra come un sigillo politico , prendendo proprio spunto dall’esito della guerra Russo Ucraina,
ad una qualsiasi volontà espansiva con il conseguente risultato militare .
Poche settimane addietro, infatti , la Cina ha dichiarato di considerare Taiwan una propria regione . Durante le ultime manovre militari ha dimostrato come il proprio potenziale bellico , necessario al fine di invadere Taiwan, che una volta veniva considerato raggiungibile nel 2030 , ora sarà a disposizione del Colosso cinese nel 2027.
In questo contesto quindi l’incontro in Alaska esprime un valore rispetto al conflitto rosso ucraino declassato dagli Stati Uniti a conflitto regionale tanto da minacciare l’abbandono dello scenario bellico.
Potrebbe , invece, rappresentare per la sua implicazione politica una sorta di legittimazione operativa alla Cina per l’invasione di Taiwan proprio in ragione dell’esito del negoziato.
Viceversa, qualora l’incontro non derterminasse alcun effetto immediato innescando la solita litania di un altro fallimento del Presidente Donald Trump,
probabilmente potrebbe invece rappresentare solo l’espressione , in questo caso vincente sotto il profilo strategico e militare ,
di un altro capitolo verso la guerra che vede contrapposti già ora gli StatiUniti e la Cina .
Un conflitto attualmente solo commerciale ed economico quindi combattuto con la politica isolazionista dei dazi , ma anche con preoccupanti possibili sviluppi militari in rapporto alla strategia militare cinese.
In altre parole, nella strategia statunitense il conflitto Russo ucraino avendo assunto una valenza prettamente regionale quindi con ricadute geopolitiche relative , mentre risultano molto più preoccupanti le potenzialità di un conflitto che gli stessi Stati Uniti porrebbero affrontare nei prossimi anni con la Cina.
Il passaggio dalla guerra dei dazi a quella delle armi è molto più vicino di quanto non si creda.
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