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L’Associazione Svizzera-Israele e il convegno a Lugano per la pace in Medio Oriente.

Liliane Tami

Ieri sera, nella cornice dell’Hotel De La Paix a Lugano, si è tenuto un importante incontro promosso dall’Associazione Svizzera Israele Ticino, presieduta da Adrian Weiss, dedicato al tema “Medio Oriente: prospettive future, dialogo possibile e contrasto all’antisemitismo”.

Vi hanno partecipato l’ambasciatore d’israele in Svizzera, Stefano Parisi, Angelica Edna Livné, la giornalista Hana Namdari e il prof. Sergio della Pergola, uno dei massimi esperti mondiali in storia e cultura e ebraica.

Il dibattito, moderato da Stefano Parisi, ha messo al centro l’urgenza di una riflessione autentica sul futuro della regione e sul ruolo dell’Europa. Parisi ha sottolineato con fermezza come oggi i giornali siano sempre più permeati da fake news contro Israele, e come diversi esponenti politici europei finiscano col sostenere, più o meno velatamente, i terroristi di Hamas. Un fenomeno inquietante che, secondo il relatore, alimenta un antisemitismo strisciante anche nelle testate più autorevoli. La sua domanda, rimasta sospesa in sala, ha colpito tutti: «Se i terroristi estremisti islamici prendono il sopravvento, che ne sarà della libertà e della democrazia?».

Un momento della serata con l’ambasciatore

Di grande suggestione il contributo di Angelica Edna Calò Livné, che ha raccontato il suo progetto per la pace attraverso il Teatro Arcobaleno, iniziativa che unisce giovani di diverse etnie, religioni e tradizioni, educandoli al dialogo e alla convivenza pacifica tramite l’arte. Un esempio concreto di come la cultura e l’arte possano diventare strumento di riconciliazione. Durante la sua presentazione è stato mostrato il cortometraggio “Giù le maschere”, in cui si mostrano i giovani svolgere le loro performance sul palco, alla ricerca dell’amicizia tra i popoli.

Il teatro per la pace di Angelica

Hana Namdari, giornalista italo-iraniana, ha invece portato una testimonianza forte e commossa sulla condizione femminile in Iran, denunciando la sistematica repressione delle donne da parte del regime e ricordando come Israele rappresenti l’unico luogo in Medio Oriente in cui tolleranza, democrazia e diritti umani siano realtà vissute. Ci ha parlato di come l’imperatore persiano Ciro il Grande fosse stato amico del popolo ebraico e grazie a lui, col suo editto del 538 a.C., fosse stato possibile ricostruire il Secondo tempio di Gerusalemme. Ebbene, il suo invito è quello di riscoprire questa bellissima alleanza tra il mondo iranico-persiano, liberale e rispettoso dei diritti umani, e Israele, che a causa del regime autoritario degli Hayatollà Komeyini instauratosi nel 1979 ormai sta venendo meno.

L’eventualità che l’Iran, insieme alle fazioni più radicali dell’islam politico, possa acquisire la tecnologia necessaria a produrre bombe atomiche rappresenta una delle minacce più gravi per la stabilità globale.

Il rischio non riguarda solo il Medio Oriente: la proliferazione nucleare in mano a regimi autoritari o a gruppi estremisti avrebbe conseguenze devastanti per tutto l’Occidente e per le democrazie liberali del mondo. L’arma atomica non sarebbe più un deterrente custodito da stati responsabili, ma uno strumento potenzialmente affidato a poteri che non condividono le regole della convivenza internazionale.

Per questo i negoziati sul nucleare sono importanti: non si tratta solo di questioni tecniche, ma del futuro della sicurezza collettiva. La comunità internazionale sa che la posta in gioco è altissima: impedire che il Medio Oriente diventi un nuovo epicentro di corsa agli armamenti nucleari, che destabilizzerebbe ulteriormente un’area già fragile e avrebbe ripercussioni dirette sull’Europa e sull’intero sistema delle relazioni globali.

Il mondo democratico deve dunque affrontare questa sfida con lucidità e fermezza, sapendo che sulla bilancia non c’è solo la pace regionale, ma il destino stesso della libertà e della sicurezza internazionale.

Hana Namdari, giornalista e sostenitrice dei diritti delle donne in Iran

Poi è intervenuto anche Sergio della Pergola, Professore emerito di Demografia ed ex Direttore dell’Istituto di Studi Ebraici Contemporanei all’Università Ebraica di Gerusalemme. Specialista ed uno dei massimi esperti sulla popolazione ebraica mondiale, sia della diaspora sia israeliana, ha pubblicato libri sulla demografia storica, la famiglia, le migrazioni internazionali, l’identità ebraica e l’antisemitismo. Ha ottenuto riconoscimenti internazionali ed è membro della Commissione di Yad Vashem per il riconoscimento dei Giusti delle Nazioni. È stato ospite di oltre 100 università e centri di ricerca nei cinque continenti, e consulente del Presidente dello Stato d’Israele, del Governo israeliano e del Municipio di Gerusalemme. Ha spiegato che oggi quasi tutti i mass-media d’occidente hanno perso l’oggettività nel narrare i fatti in medio oriente e che quindi sostengono Hamas e gli estremismi islamici, come i fratelli musulmani ed altri gruppi pieni di soldi. Purtroppo vi sono ancora molti ostaggi israeliani detenuti prigionieri nei cunicoli palestinesi e i terroristi di Hamas non vogliono liberarli. Gli estremisti islamici, che hanno fatto gli attentati anche in Europa, in Francia al Bataclan e in Germania, sono una minaccia non solo per la galilea e Tel Aviv, ma per tutto il mondo.

La serata si è conclusa con il saluto dell’ambasciatore Tibor Shalev Schlosser, che ha ribadito l’importanza di continuare a costruire ponti di dialogo e di contrastare con decisione ogni forma di antisemitismo.

Un incontro intenso, che ha offerto spunti di riflessione non solo sulla geopolitica, ma anche sul valore universale della pace e della dignità umana.

il Kibbutz Sasa

Relatore

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