Estero

Russia e Cina firmano per il gasdotto Power of Siberia 2: un colpo all’Occidente?

Pechino, 2 settembre 2025 – È stato siglato a Pechino l’accordo “giuridicamente vincolante” tra Gazprom e la Cina per la costruzione del nuovo gasdotto Power of Siberia 2, un’infrastruttura strategica che rafforza l’asse energetico tra Mosca e Pechino.

Il leader cinese ha lodato pubblicamente i rapporti con la Russia, definendoli “pilastro del nuovo ordine mondiale”, e ha rilanciato l’idea di una governance globale “più equa”, sottraendosi così alla centralità occidentale.

Il progetto, già discusso da anni, acquisisce ora un peso politico enorme. Power of Siberia 2 non è soltanto un’opera energetica: è un messaggio. Per Mosca, significa ridurre la dipendenza dai mercati europei, ormai quasi chiusi dopo le sanzioni legate alla guerra in Ucraina. Per Pechino, è un passo ulteriore verso la sicurezza energetica e l’autonomia strategica.

L’asse Mosca–Pechino

La cooperazione tra i due giganti consolida un rapporto che va oltre il commercio: si tratta di un’alleanza di fatto, che unisce risorse e visioni geopolitiche. Russia e Cina parlano apertamente di un “nuovo ordine mondiale multipolare”, in contrapposizione all’egemonia americana e al modello liberale occidentale.

La mossa pone l’Occidente davanti a un bivio. Con il venir meno del ruolo della Russia come fornitore di gas e con la Cina sempre più centrale nella gestione delle risorse globali, Europa e Stati Uniti rischiano di perdere influenza economica e politica. È proprio in questo senso che il filosofo Diego Fusaro, commentando la notizia, si chiede: “L’Occidente è finito?”.

La sfida non è solo economica, ma di visione del mondo. Se da una parte l’Occidente difende valori democratici e mercati aperti, dall’altra Mosca e Pechino propongono un modello di cooperazione basato sulla sovranità nazionale e sulla contrapposizione al “dominio unipolare” statunitense.

Il Power of Siberia 2 non è soltanto un gasdotto: è un cantiere geopolitico che ridisegna i rapporti di forza. La domanda che resta aperta è se l’Occidente riuscirà a rilanciare un proprio progetto di futuro o se, davvero, come provocatoriamente insinua Fusaro, stiamo assistendo al tramonto della sua centralità storica.

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