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Sebastien Lecornu, il nuovo primo ministro francese: tra fedeltà a Macron e sfide di governo

Sébastien Lecornu è un politico di centro-destra moderato, cresciuto nell’UMP (gollisti di Chirac e Sarkozy) e poi confluito nel movimento macroniano, che si colloca su una linea centrista, liberale e progressista in economia e società. La sua posizione è chiaramente globalista, favorevole all’integrazione europea e al multilateralismo, pur mantenendo un forte richiamo alla tradizione statale francese di autonomia strategica.

Sul piano geopolitico, Lecornu è un convinto sostenitore della NATO e dell’alleanza atlantica: da ministro della Difesa ha rafforzato la cooperazione militare con gli Stati Uniti e i partner europei, sostenendo apertamente l’Ucraina nella guerra contro la Russia. Al tempo stesso ha ribadito il concetto francese di “autonomia strategica europea”, cioè l’idea che l’UE debba essere capace di difendersi anche senza dipendere interamente da Washington.

Con la nomina a primo ministro della Francia, Sébastien Lecornu, già ministro della Difesa e stretto fedelissimo di Emmanuel Macron, diventa uno degli uomini chiave della Quinta Repubblica. A soli 39 anni entra a Matignon in un momento politico delicatissimo, chiamato a garantire stabilità interna e a difendere il ruolo della Francia nello scacchiere internazionale.

In politica estera Lecornu ha già lasciato il segno: da ministro delle Forze armate ha gestito i dossier più sensibili della difesa europea, dal sostegno all’Ucraina alla presenza militare francese in Africa, dimostrando fermezza atlantista e attenzione alle strategie dell’Unione Europea. Sul fronte interno, invece, eredita un Paese polarizzato, con un governo che fatica a trovare consenso parlamentare e un’opposizione sempre più compatta, dal Rassemblement National di Marine Le Pen alla gauche di Jean-Luc Mélenchon.

Un fedelissimo di Macron

Nato nel 1986 a Eaubonne, in Val-d’Oise, Lecornu ha mosso i primi passi nella politica da adolescente, aderendo all’UMP di Jacques Chirac e Nicolas Sarkozy. Dopo aver seguito l’evoluzione del partito nei Republicains, nel 2017 aderì a La République En Marche, consolidando il suo legame con Macron.

Negli anni ha scalato le gerarchie ministeriali: dalle Collettività territoriali, all’Oltremare, fino al dicastero delle Forze armate, dove ha assunto un ruolo di primo piano nella ridefinizione della strategia militare francese. La sua lealtà nei confronti del presidente e la sua immagine di “tecnico politico” lo hanno reso l’uomo ideale per una fase in cui Macron cerca affidabilità più che consenso popolare.

Lecornu è considerato uno dei politici più promettenti della nuova generazione: tra i più giovani premier della storia della Quinta Repubblica, ha saputo muoversi abilmente tra le diverse anime della maggioranza, mantenendo rapporti stretti con figure di peso come Bruno Le Maire e Gérald Darmanin, del quale è amico personale e padrino del figlio.

La sua nomina non ha entusiasmato l’opinione pubblica: un sondaggio condotto prima della designazione segnalava che solo il 18% dei francesi lo avrebbe voluto a Matignon. Le opposizioni non hanno tardato a criticare Macron per aver scelto “l’ennesimo fedelissimo”. Mélenchon ha parlato di “commedia triste”, mentre Marine Le Pen ha definito Lecornu “l’ultima cartuccia del macronismo”, prevedendo che presto sarà Jordan Bardella a guidare il governo.

Nonostante le critiche, Lecornu ha promesso di agire con umiltà, riconoscendo le difficoltà del momento e l’urgenza delle riforme. La sua priorità dichiarata è la difesa della sovranità francese, la stabilità istituzionale e il servizio concreto ai cittadini.

La sfida di Sébastien Lecornu è enorme: dovrà dimostrare di essere non solo il braccio leale di Macron, ma un leader capace di dialogare con un Parlamento frammentato e un Paese in cerca di risposte. La sua esperienza alla Difesa potrebbe aiutarlo a gestire i delicati equilibri della politica estera, ma sarà sul terreno sociale ed economico interno che si misurerà la sua vera statura politica.

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